Moebius

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sabato 12 marzo 2005

I simulacri

Un governo autoritario, che usa i mezzi di comunicazione di massa per perpetrare un inganno ai danni della popolazione; mostri e mutanti, naturali e artificiali, dotati di poteri psicocinetici; poliziotti che tentano golpe; l’ultimo psicanalista autorizzato a esercitare; grandi artisti “psi” ma un po’ (tanto) matti; gente comune che si dedica all’arte, ma ormai l’arte è qualcosa che non esiste più, il bello è veramente difficile da trovare; androidi che sono tali e quali agli essere umani, così perfetti da riuscire a perpetrare il più grande inganno della storia; viaggi nel tempo, usati a fini politici per alterare la storia, che porteranno nel futuro perfino Goering, nel tentativo di far vincere la Seconda Guerra Mondiale alla Germania.

E infine una massa di persone comuni, che sono i balia di questo mondo fatto di simulacri, sotto tanti punti di vista.

 

I simulacri è considerato uno dei romanzi più importanti di Philip K. Dick, uno di quelli scritti negli anni ’60 e che coincidono con la sua fase creativa più matura e più ricca di suggestioni narrative e di scenari che per certi versi oggi ancora potremmo toccare.

Gli Stati Uniti de I simulacri sono un paese in cui il governo è retto formalmente da un Der Alte, ma il Der Alte è un simulacro, un androide; la figura pubblica e quella che detiene davvero il potere è sua moglie Nicole, in carne e ossa, ma per certi versi un simulacro anche lei. Un simulacro perché Nicole non è quello che la maggioranza della popolazione crede (i Be, quelli a cui è nascosta la verità, che si contrappongono ai Ge, quelli che invece conoscono i segreti: Ge e Be sono abbreviazioni delle parole tedesche che significano grosso modo “quelli che sanno” e “quelli che non sanno”, e io non conosco il tedesco); ma un simulacro anche perché incarna i sogni della popolazione, le sue aspirazioni, governa ma è soprattutto la figura che attraverso la tv compare nelle vite dei Be occupandole con ogni sorta di cosa inutile e insignificante (il gossip, insomma) nascondendogli i veri segreti. Un governo, quello degli Stati Uniti raccontati da Dick, che manipola coscientemente l’informazione e la verità storica per detenere il potere in una sorta di oligarchia dittatoriale.

 

Ma i simulacri sono anche altri: c’è il simulacro dell’arte, che non è più tale; c’è il simulacro delle vite normali, che scorrono vuote; c’è il simulacro dell’unica via d’uscita possibile che è l’emigrazione nelle colonie marziane (tema ricorrente in Dick); ma è un simulacro al vita stessa a questo punto: simulacri sono gli androidi di cui si è detto (che non sono però autocoscienti come quelli di Ma gli androidi sognano pecore elettriche?/Blade Runner), ma simulacrali sono le stesse vite di chi fa scorrere la propria esistenza senza conoscere niente di quello che è il mondo reale, e soprattutto non importandogliene, anche quando è messo a parte di qualche segreto. Forse i simulacri veri siamo noi stessi, che cerchiamo di dare significato al mondo e alle nostre vite, cercandolo altrove?

 

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