Moebius

Moebius

mercoledì 31 agosto 2005

attenti a non sporcarvi di sangue...

(ok, mettiamoci a scrivere ‘sta recensione)

 

Dei libri letti questa estate (e sono stati parecchi) ho voglia di parlare soprattutto di uno, una antologia di racconti di Joe R. Lansdale, uno scrittore che in America è davvero un cult e che qui in Italia sta guadagnando consensi (vi ho già parlato qualche tempo fa, di Rumble Tumble, uno dei sei libri con protagonisti gli scalcinati Hap e Leonard). Nei quasi trent’anni, più o meno, di carriera Lansdale ha affrontato diversi generi narrativi, sperimentando ed innovando, sempre con il suo inconfondibile tocco pulp. Ma definirlo un autore pulp potrebbe essere un torto ad un autore che fa comunque letteratura vera, pur attingendo alla tradizione dei pulp magazine americani, muovendosi fra horror, splatter, fantastico (e in parte anche fantascienza), azione, thriller, gotico, black comedy, noir vero e proprio, e chi più ne ha più ne metta.

 

(beh, pare buona finora… dai che altro posso scrivere? Ah, il titolo del libro, che scemo…)

 

E questo Maneggiare con cura è un libro che raccoglie 13 racconti di Lansdale e due saggi sul genere horror. Inutile dire che la scelta dei racconti rappresenta proprio la poliedricità di questo scrittore. Ogni singolo racconto contenuto in questa antologia è un manifesto dell’opera di Lansdale, sia perché rappresentano, appunto, i diversi generi con cui si è cimentato sia perché, pur con rilevanti differenze anche stilistiche (ogni storia va raccontata in maniera differente, ha un suo ritmo, un suo linguaggio, un suo codice), ogni racconto rispecchia l’osservazione post-moderna della realtà che si cela dietro al grottesco, al paradossale, all’assurdo, immergendosi (lo scrittore e il lettore) fino al collo dentro l’immaginario della fine del XX secolo.

 

(Porca puttana, questo pc di merda figlio di una baldracca… E non posso scrivere epiteti più volgari… Mi ha cancellato il resto della recensione, era venuta benissimo, bellissima, ora dove le ritrovo quelle parole bellissime?)

 

Il titolo, poi, mi pare azzeccatissimo. Maneggiare con cura, perché agitando troppo il cadavere che avete fra le mani potreste inzupparvi di sangue… Maneggiare con cura, perché è un libro che merita rispetto, e ancora di più uno scrittore che, a partire dalla letteratura e dal cinema popolare (immancabili i richiami a registi come Romero e Carpenter), crea storie che vi sbattono in faccia tutta la meschinità della vita o, al contrario, tutta la sua perfida bellezza. Perché in Lansdale ogni cosa ha sempre due facce nettamente contrastanti, e vi ritroverete sempre e comunque spiazzati nel sceglierne una di primo acchitto (aspettate per giudicare…), in questa divisione manichea del mondo.

 

(Mmmhhh… niente male, ma quello che avevo scritto prima era meglio…)

 

La realtà raccontata in questi racconti è mostruosamente surreale, a volte iperreale, più vera del vero; una realtà piena di mostri, figli di una società mostruosa anch’essa, in cui tutta la meschinità e fragilità umana viene fuori, insieme ad un misto di crudeltà e paura. E vergogna. Perché, per quanto esagerate le storie di Lansdale, affondano il coltello nelle piaghe dell’animo umano, il coltello della satira e della penna di uno scrittore che fa ridere ed inorridire allo stesso tempo. Quindi, se una società organizzata ingabbia gli uomini e gli animali in un folle gioco al massacro per sopravvivere (L’arena), allora, si prova simpatia per un mostro che cerca disperatamente di riabilitarsi con un programma in 12 fasi (Godzilla in riabilitazione); in un deserto pieno di zombi potreste scoprire che il confine fra la vita e la morte è molto sottile, quindi attenti a dove andate a sbattere con la vostra auto (Nel deserto delle Cadillac, con i morti); oppure, se andate a sbattere con la macchina, attenti a chi incontrate (che non sa chi ha incontrato lui…) (Incidente su una strada di montagna (e dintorni)); in un folle drive in potreste conoscere gente poco raccomandabile, ma scoprire che anche i mostri assassini hanno un cuore (Una serata al drive-in); e poi imparerete a stare attenti dai giardinieri ciechi (Un signor giardiniere); se vi sentite soli una bambola gonfiabile potrebbe farvi compagnia, ma non dategli troppa importanza (La bambola gonfiabile: una favola); oppure scoprire che tutto il dramma dell’umanità distrutta dalla Bomba risiede in un tatuaggio su una schiena (Piccole suture sulla schiena di un morto)…

 

Ok, basta… Datemi retta, Lansdale è un vero scrittore, e nel pout-pourri che sono le sue storie apprezzerete la sua capacità di saltare da un genere all’altro, di giocarci, di smontarlo, e di sperimentare continuamente. Per una volta, datemi retta.

 

(certo che se questo ferrovecchio non mi avesse mangiato il post chissà quanta gente convincevo a leggere ‘sto libro… probabilmente nessuno, come sempre… ehi, ma qualcuno mi da mai retta quando vi consiglio un libro, massa di bestie ignoranti?)

 

(naturalmente ogni riferimento a fatti, cose e persone, è puramente casuale. Bestie ignoranti è solo un modo di dire. Poi se qualcuno si è riconosciuto nella definizione “bestie ignoranti” questo va oltre le intenzioni dell’autore di questo post… Insomma, se avete la coda di paglia, colpa vostra)

 

(ma lo avranno capito che sulle bestie scherzavo? Questi sono capaci di offendersi per niente…)

martedì 30 agosto 2005

(quasi) elogio del coyote

Ciao a tutti, buongiorno! Oggi mi va di augurarvi buongiorno, non va bene? Eh? Cazzi vostri.

 

Ormai dialogo da solo… Sto veramente male…

 

Sapete sono tornato a Roma da pochi giorni e ancora non ho vissuto grandi avventure da raccontarvi. Che palle, direte voi. Che palle, dico pure io, sono proprio noioso. Mi annoio da solo. Ecco, mi annoio. È ora di fare qualcosa. Che dite, se rubo una barca, imparo a guidarla (si guida una barca?) in cinque minuti, salpo diretto verso i mari del sud, trovo un atollo disabitato su cui è naufragata la Ferillona abbandonata dal marito, e viviamo felici e contenti (finché la ferillona non invecchia troppo)…

 


 

Forse è meglio fantasticare di meno. Mi sa che lo faccio troppo spesso, e spero di non essere l’unico. Voi vi fermate mai a fantasticare? Che so, di trovare l’uomo/la donna della vostra vita, oppure un bel lavoro, o ancora di realizzare qualche opera grandiosa che verrà ricordata nel tempo.

Forse è il momento di fantasticare di meno, e agire di più.

 

Ho agito veramente poco ultimamente. Dopo la laurea i miei conoscenti si sono divisi in due fazioni, quelli che dicevano “riposate, nun ce pensa’” e altri che sostenevano “ora devi iniziare subito a cercare lavoro, mica puoi perdere tempo”. Vi devo dire chi ho ascoltato di più?

 

Ecco, però ora l’ozio fine a se stesso è finito, deve finire. Non si può più traccheggiare ma si deve partire decisi per la meta. Quale, me lo dovete dire voi. Sembra facile a dirsi, ma è difficile a farsi. Quando la nullafacenza ti entra nel sangue, come una droga, o come un virus, bisogna trovare il modo di vaccinarsi. Serve uno scatto, una spinta, un lancio nel vuoto che ti costringe a guardare il fondo del burrone sempre più vicino, come se fossi Will il Coyote. Solo che al contrario del Coyote devi trovare il modo per non spiaccicarti, senza poi beccarti il masso in testa, naturalmente.

Mi viene giusto in mente che il coyote della Warner è un bel personaggio, con quel suo correre dietro a uno struzzo la cui carne probabilmente sarà pure stoppacciosa (visto quanto corre non avrà un filo di grasso). Chi glielo fa fare? La ricerca di un obiettivo? Di realizzare i propri sogni contro le avversità della vita? Il tentativo di seguire la strada che vediamo davanti a noi, e di iniziare a farla andare dove vogliamo noi (tipo raddrizzare una curva oltre la quale c’è uno strapiombo e quel cacchio di struzzo ci fa bip-bip)?

 

No, semplicemente la fame. Avete quel cavolo di deserto? Passa solo lo struzzo, che pretendete che il coyote si mangi i sassi?

 


 

Per un momento stavo facendo del coyote il mio modello…

 

Ok, mi sento in vena di amenità stamattina. Chissà che risate dall’altra parte, eh? Resta il fatto che è ora di muoversi e di cominciare a correre (non importa che tu sia leone o gazzella…), dove lo decideranno solo i piedi di questo Forrest Gump della mente (perché a correre per davvero si fatica, e poi che ci guadagno a correre per due anni?). E allora mi lascerò trasportare da quei piedi bisognosi di un pediluvio (state lontani da Forrest quando si toglie le scarpe…) verso qualche parte. Semplicemente, è ora di cercare di fare qualcosa, perché mica ci può stare solo quell’idiota di Nikkio che lavora e che mi ricorda sempre che sono disoccupato, cazzo.

 

Comunicazione di servizio: Wiseman, se passi di qua, ma stai di nuovo senza cellulare? Comunque, Cristalli sognanti, di Theodore Sturgeon, l’ho trovato al solito chiosco. Dobbiamo vederci per decidere se iniziare o no ‘sto progetto U. Tanto non ho niente da fare ultimamente…

 

 

lunedì 29 agosto 2005

Sono tornato (2), e un altro bel fumetto

Rieccomi di nuovo, l’altro giorno avevo solo annunciato il mio ritorno, ma ora, aspettatevi i fuochi d’artificio! Sono più in forma di prima, pronto a lasciarvi ad occhi aperti con le meraviglie che scriverò su Immaginaria…

 

Mmmhhh… qualcuno ha qualche idea?

 

Allora, come avete passato le vacanze? Di sicuro meglio di me, che non ho fatto un cacchio come preannunciato. E sapete ormai come non fare un cacchio faccia parte del mio DNA, che se avessi qualche cosa di meglio da fare non starei qui a scrivere due cazzate in attesa che Calliope mi faccia uno squillo sul cellulare per suggerirmi uno spunto per un bel post. E visto che ci siamo, per un bel libro, visto che scomodo la musa delle lettere.

 

A proposito della musa Calliope, l’ho conosciuta poco tempo fa perché è la protagonista di un episodio dell’albo di Sandman uscito un paio di settimane fa con i fumetti di Repubblica. Io sono un lettore saltuario di fumetti ma a volte mi appassiono ad alcune cose. E quindi, visto che non so bene che altro scrivere, dedico al fumetto cult di Neil Gaiman qualche riga.

 


 

Morfeo, Oneiros, Kai’ckul, il Plasmatore, Sogno, o più semplicemente Sandman, l’uomo della sabbia che nella tradizione anglosassone governa il mondo dei sogni, e che Neil Gaiman (vi ho già parlato del romanzo Nessun dove) all’inizio degli anni ’90 ha trasformato in uno dei fumetti di maggior successo. Gaiman (assistito da grandissimi disegnatori) ha plasmato il suo personaggio attingendo a varie tradizioni, proprie di ogni cultura, dove c’è sempre un Signore dei sogni, che governa l’onirico e rende reale anche l’irreale. E che allora ispira l’opera di un capo-comico inglese, un tale Will Shakespeare; oppure che intrattiene una relazione con Calliope, e poi la libera dalla prigionia in cui era costretta; o, ancora che diventa il padrone dell’Inferno, perché Lucifero si è rotto le palle di dannati e demoni, e allora deve trattare con gli dei di Asgard (Odino, Thor e compagnia), con il Pantheon giapponese, con le divinità egizie, con gli dei del caos e quelli dell’ordine, e naturalmente anche con il principale che sta lassù…

 


 

Dice Sandman “le cose non devono essere avvenute realmente per essere vere. Le storie e i sogni sono verità rivestite d’ombra che sopravvivranno quando i nudi fatti saranno polvere, cenere, oblio”.

 

Dopo questa citazione mi pare inutile spiegarvi perché mi sono appassionato a questo fumetto, scritto da quello che è davvero un maestro della fantasia, che metto nella lista delle cose da cercare in fumetteria oppure a Romics, se ci sarà come sempre a ottobre.

 

 Sogno è uno dei sette eterni (Destino, Morte, Desiderio, Delirio e ora non ricordo gli altri), e nel suo mondo del sogno ogni cosa è possibile, e il confine fra ciò che è, ciò che potrebbe essere e ciò che forse non è mai stato è labile, molto labile. Nel suo castello i suoi servitori sono Caino (che da qualche parte deve pure essere andato), il corvo Matthew e Lucien (che non ho ben inquadrato ma a qualche figura magica e/o mitologica risponderà sicuramente, oppure no, non è importante).

 Sandman non è né buono né cattivo; a volte è misericordioso, altre volte è crudele, ma ogni cosa viene fatta perché così deve essere e così è scritto (sul libro di suo fratello maggiore, Destino). La sua famiglia è ben strana, e va detto che non vanno affatto d’accordo (tranne Sandman e Death, la morte in versione dark, quella che quando tutto sarà finito spegnerà la luce dell’universo, e che è insieme al fratello nell'immagine sotto) ma loro vanno oltre lo spazio ed il tempo e non dipendono da nessun dio.

 


 

Questo è un fumetto molto letterario, dai toni che vanno dall’horror al fantastico, scritto in maniera a dir poco splendida ed è anche un piacere per gli occhi, con tavole splendide disegnate da veri e propri artisti. Sandman è stato un fumetto di grandissimo successo commerciale (fino a che Gaiman ha ritenuto di portare avanti la serie, prima di dedicarsi ad altro) ma nulla toglie che sia un vero fumetto d’autore, in cui elementi mitologici e leggendari si fondono alle miserie umane (e dei gatti…).

 

Ok, alla fine qualcosa da scrivere è uscita fuori. Alla prossima.

sabato 27 agosto 2005

Rieccomi!

Ciao a tutti, eccomi di nuovo qua, davanti al pc, solo per scaricare la posta e vedere se qualche anima persa è passata di qua. Sono tornato poco fa, a respirare l'aria di Roma, inquinata come sempre, ma pur sempre la mia aria inquinata preferita! Chissà forse era meglio la pulita aria abruzzese... Però, sapete come si dice, casa dolce casa...


Sono a casa e non ho nessuna novità da raccontarvi. Se a qualcuno importa, passerò a fare qualche saluto domani, nella speranza di trovare l'ispirazione per qualche bel post.

giovedì 11 agosto 2005

Chiuso per ferie

Domattina parto per l’Abruzzo, dove vado da quando sono nato ogni estate, come sa chi passa di qua da più tempo. Me ne andrò un paio di settimane (forse di più, forse di meno: fosse per me starei bene pure a casa). A dire il vero che questo blog sia chiuso per ferie ve ne sarete già accorti, è parecchio che non posto con una certa regolarità, e soprattutto che posto qualcosa che valga la pena di leggere, se non per qualche breve eccezione. Chissà che abbia perso ogni capacità di buttare giù due righe?

 

Negli ultimi mesi è occorso qualche cambiamento, qui nelle mie lande immaginarie. Dopo che Phil è diventato dottore, non so come ma la mia vita non è andata per il verso giusto, per il verso che avrebbe dovuto prendere. Intanto sono io che non ho fatto di importante per farla cambiare, in meglio si intende (e c’è pure chi dice: fai bene a riposarti ora, poi penserai a sistemarti). Da dove provenga tutta questa apatia proprio non lo so: oltre a non fare un cazzo sono diventato abbastanza scostante con molte persone, faccio fatica, a volte, a mantenere dei buoni rapporti di amicizia, niente di che, solo che tante volte vorrei qualche attenzione in più e poi sono io stesso che mi isolo. E poi c’è chi non mi concede più nemmeno una parola, forse perché ne abbiamo liberate troppe in precedenza.

Un mio amico mi ha detto di non cadere nel “periodo Pretesi” (Pretesi chi? Ah, pre-tesi), e infatti devo fare qualcosa. Per ora non faccio niente, me ne vado al paese un po’ di giorni, e poi si vedrà. Poi sarà tutto come prima, perché dovrebbe cambiare qualcosa? Quando torno, giuro, cerco di essere meno rompipalle, soprattutto con me stesso!

 

Avete notato come mi pesi anche tenere un blog ultimamente? Chissà quanti si chiedono, ma che fine ha fatto Phil? È che è un po’ la mia vita così in questo periodo, me lo chiedo anche io che fine ho fatto. Intanto confido di rialzarmi, e magari di avere anche maggiore ispirazione per un buon post, piuttosto che tirare fuori sempre e comunque le solite cose.

Qualcosa di nuovo? Vediamo… che potrebbe esserci di nuovo? Che sto leggendo questa cosa qui sotto non credo che potrebbe fregare a qualcuno


e nemmeno che fuori mi porterò Cherudek di Valerio Evangelisti, Maneggiare con cura, una antologia di racconti di Joe R. Lansdale, e poi un altro da scegliere.

 

Chissà magari nelle prossime settimane qualcosa di nuovo ci sarà. Sta per partire il PROGETTO U

 

Ci vediamo fra un po' allora, non sentirete troppo la mia mancanza?

mercoledì 10 agosto 2005

Volti nuovi a sinistra?

No Stè, è agosto, non parlare di politica, te, poi, che negli ultimi mesi hai evitato… Già vi sento, però la notizia che ho letto negli ultimi giorni suscita curiosità. Sapete chi è Ivan Scalfarotto? Non lo conoscete? Ma come, se è candidato per le primarie del centrosinistra?

 

Da Repubblica di qualche giorno fa (articolo che trovate qui):

ROMA - C'è qualcuno di nuovo, a sinistra. Non è un politico, non ha ancora quarant'anni, fa il dirigente di una delle maggiori istituzioni finanziarie del mondo. E' per metà napoletano e per l'altra veneziano. Nato a Pescara, cresciuto a Foggia, laureato a Napoli. Emigrato al Nord per il primo lavoro, dirigente a trent'anni. Dal 2002 vive a Londra, capo del personale per Citigroup in Europa: 2200 persone in 54 paesi. Gli hanno appena offerto un incarico ancora più impegnativo, ma ha rifiutato. Ivan Scalfarotto si candida alle primarie per il centrosinistra. Almeno: prova a farlo. "Vedo bene i rischi, però sento che è il momento: c'è un'intera generazione estranea alla politica perché tenuta fuori, non rappresentata. Bisogna dargli una casa politica".

 

‘Sto tipo ha deciso di provare a raccogliere le 10.000 firme, aiutato da qualche amico e da un sito internet (www.ivanscalfarotto.info), sfidando i leader della sinistra italiana. Se raccoglierà le firme sarà già un bel risultato. Se leggete l’intervista di Scalfarotto questo già parla come un politico navigato (e non è del tutto estraneo alla politica), e ha già pronti i suoi slogan, più garanzie per il lavoro dei giovani, investimenti nella ricerca, nella scuola e nell’Università, uno Stato italiano veramente laico, eccetera eccetera. Sinceramente niente di nuovo. Ecco, vuoi essere il vento nuovo nella politica italiana? Cazzo, trova qualche formula nuova: perché dovrei votare per te, perché vieni dalla società civile e sei onesto? Beh, a pensarci bene…

 

Il fatto è che mi viene in mente un pensiero: ma perché non ci ho pensato prima io?

Questo tipo si è conquistato un po’ di visibilità mediatica, un po’ di notorietà, e nel caso dovesse davvero riuscire nell’impresa di raccogliere le firme necessarie per le primarie volete che magari non trovi un posto in qualche lista elettorale? E poi da parlamentare, volete più garanzie per il vostro futuro? Sarà che sono cinico? Magari questo è veramente animato dal sacro fuoco della politica per il bene comune e crede davvero in queste nuove forme di mobilitazione politica. Chissà se se ne parlerà ancora, allora.

lunedì 8 agosto 2005

Un killer particolare

In questa piattezza estiva e con questa poca voglia di scrivere, butto due righe sul libro che sto leggendo in questi giorni, nel caso qualcuno stia cercando disperatamente un libro da mettere in valigia prima della partenza.

Si tratta de Il sicario, di Laura Iuorio, pubblicato da Fanucci, editore che non mi delude mai.

 

Il sicario del libro è un killer professionista che ha cominciato questa nuova attività dopo un’esperienza particolare: la detenzione, per un omicidio non commesso, in una Stazione Orbitante di Riabilitazione, da dove non se ne esce del tutto a posto, perché fa parte di un programma di detenzione modernissimo ma che ha qualche complicazione, sia etica che poi sulle menti dei detenuti…

Dopo la detenzione Sol Maio è un uomo diverso, più cinico, con meno coscienza, capace di atti che prima non avrebbe mai sognato. Se non era un assassino prima ce lo hanno trasformato dopo le sedute psicologiche per accettare la propria colpa, ed essere riabilitato. La carriera di killer procede bene, diventa uno dei migliori, se non il migliore, finché nella sua testa non comincia a scattare a qualcosa: che stia sorgendo una coscienza? Che Sol sia in grado di provare dei sentimenti. Degli incontri e degli incarichi particolari, sempre più strani rispetto al solito, portano il sicario a cercare nuove emozioni e interrogarsi su dove debba andare la propria vita.

 

Tutto questo in una ambientazione proiettata chissà quando nel futuro; un futuro dove l’aria è irrespirabile e i raggi del sole provocano tumori mortali, dove molte città sono state distrutte dopo la Grande Sglaciazione e le conseguenti inondazioni, e dove oggi la temperatura dei poli è controllata da potenti computer, computer che controllano ogni cosa e senza l’umanità tornerebbe all’età della pietra; grandi multinazionali senza scrupoli, gruppi terroristici primitivisti, poliziotti e funzionari governaitivi corrotti, città sotterranee dove chi ha i soldi può andare ad abitare per ripararsi dai raggi del sole. E chi non può rifugiarsi sottoterra resta a Nuova Roma o a Sun City, o nella altre città di superficie.

 

Toni un po’ alla Dick, richiamando qua e là il cyberpunk, rielaborando molti temi cari alla fantascienza, come i limiti che dovrebbe porsi la scienza o le trasformazioni sul pianeta a causa dell’azione dell’uomo, o, ancora, androidi e cyborg, tutto miscelato in un  bel cocktail. Si tratta di un libro molto godibile, almeno per me che amo il genere, ovviamente, ma oltre i confini di genere il personaggio di Sol Maio è costruito benissimo, è affascinante, psicologicamente è molto complesso, e proprio la sua psicologia alla fine sta al centro del libro che prosegue per episodi, divisi l’uno dall’altro ma comunque collegati.

Un’ultima cosa: è un libro, secondo me, che andrebbe letto anche perché è uno dei rari casi di libri di fantascienza scritti da qualche autore italiano, e il fatto che sia una donna ad averlo scritto è un punto a suo favore. Un libro scritto molto bene, tra l’altro.

 

Ora vado a leggere.

giovedì 4 agosto 2005

Scegliete bene...

Riporto due brani dal libro che sto leggendo, Morti scomodi, scritto a quattro mani dal Subcomandante Marcos e dallo scrittore ibero-messicano Paco Ignacio Taibo II. In particolare questi due sono farina del sacco del Sup.

 

Agosto Proibito rispose con il tono da “elementare Watson”: «Ma è ovvio, per impedire agli extraterrestri buoni di individuare il punto giusto per l’atterraggio. Gli extraterrestri buoni stanno aspettando che gli zapatisti estendano il loro territorio e fondino un caracol a Teotihuacàn, allora atterreranno sulle piramidi e tan-tan, sarà finita per i McDonald’s e i Pizza Hut. Ma se le piramidi saranno finte, gli extraterrestri buoni non potranno scendere e ci terremo Bush, Blair, Berlusconi, e il Fondo Monetario forever. Ci siamo capiti?».



speriamo che non dovremo aspettare davvero gli alieni...

 

E mi venne paura. Una grande paura. Ma non una paura per l’ignoto. No, era qualcosa di più razionale. Paura per quello che già conoscevo. Paura della lunga storia di sconfitte. […] Se si tratta di chi immagino allora l’Assassino non tornerà sul luogo del delitto, semplicemente perché lui è il luogo del delitto. L’Assassino L’Assassino è il sistema. Sì, il sistema. Quando c’è un delitto bisogna cercare il colpevole sopra, non sotto. Il MALE è il sistema e i MALVAGI sono quelli che stanno al servizio del sistema.

Però il male non è un’entità, un demone perverso e malefico in cerca di corpi da possedere e, usandoli come strumenti, creare malefatte, crimini, omicidi, programmi economici, frodi, campi di concentramento, guerre sante, leggi, tribunali, forni crematori, canali televisivi.

No, il male è un modo di rapportarsi, è un atteggiamento nei confronti dell’altro. È anche una scelta. Il male è scegliere il male. Scegliere di essere malvagio nei confronti dell’altro. Diventare, per propria scelta, il carnefice. Costringere l’altro a diventare la vittima.

 


Sul blog di Sophie, riporto un'altro paio di brani, sempre che sophiuccia non me ne vorrà se approfitto del privilegio di poter postare sul suo blog...

mercoledì 3 agosto 2005

Cari blogger, vicini e lontani...

Ho letto sul Messaggero di oggi (notizia che trovate a pagina 15, per chi fosse interessato ad andare a vedere l’edizione on-line del giornale di oggi, che verrà messa oggi pomeriggio… che sito aggiornato!) di una ricerca sui blog che mi è parsa molto interessante (interessante per me, visto che sapete come sono sempre attratto da queste cose, anche per una deformazione di studi).

 

Un gruppo di ricercatori del Massachussets Institute of Technology (il MIT, mica pizza e fichi) ha condotto una ricerca su un campione di 500.000 blogger americani (negli USA i blog esistenti sono oltre 1milione e 300mila), sulla capacità di creare nuove comunità e reti di rapporti amicali dei blog. Il dato interessante (ma, secondo me, da prendere con le molle) è che il 69% delle amicizie fra blogger è dovuta alla vicinanza geografica. Quindi, più due persone sono vicine e più probabilmente stabiliranno un rapporto di amicizia, mentre più lontane sono più difficilmente entreranno a far parte della stesse rete di rapporti. Oltre i mille km di distanza questo fattore geografico perde di importanza. Quindi o si sta veramente vicini o davvero tanto lontani, per stabilire amicizie via blog (il 78% dei blogger sono collegati fra loro da una rete di amicizie).

 

Ho detto di prendere questi risultati con le molle per un motivo molto semplice: intanto in America le distanze vanno interpretate in maniera molto diversa che da noi (magari New York e Philadelphia sono vicinissime per loro), e poi perché l’articolo non fornisce troppi dati da poter valutare. Come fa notare il sociologo sentito dal giornale il web di per sé non serve ad estendere i confini della comunicazione oltre certi limiti ed i blog sono più che altro degli strumenti per creare o per rafforzare delle comunità più o meno vaste. In Europa questo discorso della distanza potrebbe essere affettivamente vero, se consideriamo che i nostri rapporti fra blogger rimangono circoscritti quasi sempre in Italia, difficilmente si supera il vincolo della lingua e si va a leggere un blog russo (il discorso magari è diverso per chi ha qualche amico straniero, ma lì già si fa parla di un rapporto già costruito e consolidato).

 

Però, sempre secondo me, già stabilire una relazione, seppur solo via blog, e poi via e-mail o messenger con persone che stanno a Milano e dintorni, o in Toscana, nelle Marche, in Puglia, in Veneto o in Piemonte (e naturalmente anche a Roma) significa andare ben oltre i confini dei miei rapporti amicali. Magari può scattare un meccanismo per cui se sai che un blogger è della tua città allora stabilisci un rapporto differente, anche in funzione di un eventuale incontro, ma per quello che riguarda le relazioni in rete credo che queste si stabiliscano per tutta una serie di motivi che interagiscono fra loro e tutti insieme contribuiscono a creare una rete di blogger che si conoscono e si frequentano, più una serie di conoscenti che si incontrano a “casa” degli altri.

Io stabilisco un rapporto con un blogger perché potrebbe piacermi come scrive, potrebbe essere divertente, o perché tratta argomenti serissimi oppure scemi ma che sono di mio interesse, perché magari è un esempio di idiozia intelligente e quindi mi va di frequentarlo, perché abbiamo interessi comuni, opinioni simili oppure del tutto contrarie… e tutti questi fattori (e chissà quanti altri) si intrecciano con quello che la gente può trovare in me o nel mio blog, per non parlare delle persone che lo frequentano (molti blogger li ho conosciuti perché amici di amici…).

 

È un tema molto interessante, che andrebbe studiato e analizzato maggiormente (non faccio mistero che avevo pensato, nel caso avessi dovuto scegliere una nuova tesi, di orientarmi su questo versante…).

Le vostre amicizie in rete come nascono?

martedì 2 agosto 2005

Bologna, 2 agosto 1980



85 morti, di cui moltissimi giovani e bambini, e 200 feriti. Questo il bilancio di uno degli episodi più bui della storia italiana: la strage alla stazione di Bologna, dove una bomba scoppiò alle 10,25 nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione.  Condannati all’ergastolo sono i due estremisti di destra Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, ma tuttora sembra che giustizia ancora non sia stata fatta, e i parenti delle vittime continuano a chiederla. Troppi depistaggi ci sono stati, troppe ombre.

 

E intanto ora non si può fare a meno che ricordare.