Moebius

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sabato 12 marzo 2005

In questo piccolo mondo

 

In questo piccolo mondo rientra in quella che è la produzione mainstream di Dick, in cui lo scrittore californiano riversava le sue ambizioni letterarie, frustrate da un’epoca che ancora discriminava la letteratura cosiddetta di genere.

Uscendo dalla fantascienza Dick non perde comunque la voglia di osservare e analizzare a fondo la società americana, e anche se il libro è stato iniziato nel 1957 e pubblicato poi postumo negli anni ’80, questo quadro rimane affascinante.

La vicenda delle due coppie che incontrano e si mescolano (Roger e Virginia: lui eterno sognatore alla ricerca continua di una nuova frontiera, in perenne viaggio, anche nei sentimenti, lei donna tutta di un pezzo, forte e che sa sempre quello che vuole dalla vita; Chic e Liz: lui uomo d’affari puritano, il tipico americano medio attento più agli affari e alla manutenzione del giardino, lei esuberante e un po’ svampita che si fa trascinare più dall’istinto e dai sentimenti che dalla ragione) segue lo schema delle affinità elettive goethiane. Per cui dopo anni di matrimonio più o meno felice incontrandosi Roger e Liz scoprono di essere affini perché l’altro è proprio il contrario del coniuge. E si scatena una passione del tutto irrazionale, perché Roger è come un bambino a livello sentimentale e perché Liz ha un ideale di passione e di amore del tutto mutuato dai modelli della tv. Mentre Virginia e Chic si incontrano sul piano degli affari, e nient’altro perché la loro vita non ha bisogno di amore, perché ad un certo punto conta la posizione sociale.

 

Il ritratto della società americana degli anni ’50 che ci da Dick è ancora osservabile oggi, perché le persone sono sempre le stesse, i sentimenti sempre quelli, le regole e convenzioni sociali opprimenti ci sono ancora. Dick nei suoi libri ha sempre descritto una realtà illusoria, che si mostra agli occhi dei protagonisti solo in presenza della morte, dell’assunzione di droghe chimiche (di cui Dick è stato grande consumatore: per sfuggire alla realtà opprimente dell’America, più che per avere rivelazioni divine) o per altri strani motivi.

La realtà che i protagonisti di questo libro vivono è quella che tutti viviamo nel nostro piccolo mondo. Niente di strano, nessuna allucinazione, tutto normale. E Dick ce lo racconta con uno stile descrittivo quasi neorealista, oppure minimalista alla Carver; ma dietro questa normalità sta una percezione della vita reale che è opprimente, non lascia vie di scampo con i suoi giardini ben curati, le aziende floride in pieno cambiamento, i cani a cui fare il bagno, i bambini da portare a scuola. In questo panorama il sesso diventa per Roger e Liz la via di uscita dalla normalità, dalla realtà, realtà in cui invece Virginia e Chic sono pienamente immersi e integrati.

Ma l’uscita dalla realtà non può che essere parziale, non può esserci che una breve esposizione ad una realtà diversa: poi si resta nuovamente imbrigliati dagli eventi, eventi che non si controllano ma che sono invece nelle mani di questa la realtà non solo la accetta ma ha contribuito a costruirla.

 

Insomma pur in un romanzo molto poco dickiano, PKD non perde l’occasione per mostrare la sua visione radicale dell’America: un’America puritana, opprimente, che costruisce gabbie sociali, che dietro l’apparenza cela una sostanza che è molto meno bella, che presenta tanti lati oscuri (Un oscuro scrutare è uno dei romanzi più noti di Dick, a metà fra il mainstream e la SF, da molti considerato il suo libro più cupo).

 

Questo Dick “arrabbiato” si vede nel passo seguente, che vi lascio sperando che dopo questo post vi venga voglia di leggere se non questo libro almeno qualcosa di PKD.

 

«Si immaginò circondato da truffatori e imbroglioni di ogni sorta; sollevò lo sguardo sugli uffici e sulle attività illecite che vi si svolgevano, gli ingranaggi, i meccanismi. Strozzini, banche, dottori, dentisti, guaritori… ristoranti che servivano pasti stantii, immobili sommersi, azioni fasulle di compagnie minearie inesistenti, riviste piene di foto oscene, animali massacrati a sangue freddo, latte contaminato da mosche morte, insetti, parassiti e secrezioni, immondizie e spazzatura, una pioggia di sporcizia sulle strade, sugli edifici, sulle case, sui negozi… vide il cielo lampeggiare e grondare; brandelli di soldato sparati in paradiso, parole che gli gracchiavano nelle orecchie, raccontandogli il ciclo mestruale di sua madre; vide il mondo intero fremere e riempirsi di peli, un mostruoso globo irsuto che esplodeva lordandolo di sangue…».

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