Moebius

Moebius

sabato 29 dicembre 2007

Libero

Allora, sono libero. Libero nel senso che ieri ho fatto le mie ultime ore di lavoro nell'azienda che mi ha occupato per 2 anni, 3 mesi e una decina di giorni. Il contratto è scaduto e non avevo più voglia di continuare, considerando poi che la situazione è tale che la mia (ormai ex) azienda è prossima alla chiusura (ma ho ricevuto comunque l'offertona di rimanere fino a quando rimangono anche i miei colleghi per i quali è iniziata la procedura di licenziamento collettivo, forse pure senza contratto mi pare di aver intuito).


Da una parte provo un senso di liberazione dall'altra, dopo oltre due anni, temo mi mancherà la routine dell'andare in ufficio, e di prendere lo stipendio (quando arriva...). Però ho deciso di investire i prossimi mesi per completare nel miglior modo possibile il master che ho iniziato l'aprile scorso e che ha richiesto più tempo e fatica di quanto avevo preventivato; quindi ad aprile a Miami e poi, di ritorno a Roma, alla ricerca, seriamente, di lavoro, sapendo che mi aspetta un futuro di stage e di contratti a progetto. Ma rispetto al mio solito sono stranamente fiducioso di poter uscire bene da questo cacchio di master e trovare qualcosa di buono.


Sti giorni mi dedicherò un po' al riposo, ma non troppo, ascoltando un po' di musica, guardando qualche film, leggendo qualche libro (solita pila che mi aspetta). Vi tengo aggiornati, ci sentiamo quando avrò qualcosa di più interessante da scrivere.

giovedì 27 dicembre 2007

Sognatore

Ho visto un film che è un vero gioiello, L'arte del sogno di Michel Gondry, l'autore di questa altra pellicola qua che ho adorato.



Gondry ha confezionato un film di una delicatezza e di una dolcezza incredibili: Stephane, il protagonista, è un giovane grafico sempre perso nei suoi sogni, al punto da non riuscire spesso a distinguere la realtà dalla fantasia, totalmente immerso nel suo mondo fatto di immaginario, apparentemente senza né capo né coda. Stephane vive quindi fra animali di pezza che prendono vita, cellophane al posto dell'acqua, fantastiche ed improbabili invenzioni, amicizie ed amori che nasocno e finiscono senza sapere bene perché, visto che la realtà non corrisponde mai al suo sogno oppure è il sogno che non corrisponde alla realtà.


Non ho molto da dire su questo film (che tra l'altro ha un'ottimo cast, con Gael Garcia Bernal e Charlotte Gainsbourg), se non consigliarvi di guardarvelo in dvd alla prima occasione utile. Una volta ero molto più propenso a scrivere recensioni, per oggi accontentatevi.

giovedì 20 dicembre 2007

La lotteria della vita

Come già segnalato,nei giorni scorsi ho letto Lotteria dello spazio, il primo romanzo pubblicato da PKD nell'ormai lontano 1955. Si tratta di un romanzo che, per chi ha avuto la fortuna di leggerlo allora, rivelava già il talento di quel grand'uomo.


In Solar Lottery, il mondo è governato dalle leggi del caso, anzi più precisamente dalla regola del minimax: chiunque sia in possesso della agognata tessera professionale può partecipare alla più grande lotteria che ci sia mai stata nella quale periodicamente un fortunato vince la possibilità di diventare Quizmaster, la più alta istituzione sul pianeta. Quella descritta da Dick è una società rigidamente divisa in classi, fra have e have not, fra chi ha la capacity card e chi non ce l'ha, che viene escluso e lasciato ai margini, nella quale ogni persona classificata giura fedeltà ad un padrone, sia esso una persona o, più spesso, una Hill, una grande corporazione economica, che provvederà ai suoi bisogni garantendogli una vita ricca e comoda. Una categoria a parte sono i telep, che per la loro capacità di predire il futuro sono costretti o ad entrare nella Squadra che presiede alla sicurezza del Quizmaster o ad essere emarginati proprio in virtù delle loro doti.


Quello che è davvero interessante, al di là della vicenda, che ho trovato comunque molto avvincente, è la caduta di valori, di passioni e di interessi in questa questa Terra del futuro, nel solco del tradizionale genere distopico, i cui abitanti vivono per il Quiz, per gli spettacoli televisivi e per l'omicidio. Sì, omicidio, perché in una società del genere, basata sul minimax, alla fortuna di chi diventa Quizmaster deve corrispondere anche quella di una persona che, nel pieno di rispetto di regole ritualizzate, viene sorteggiato, in diretta tv, per tentare di uccidere il capo e prenderne il posto.


In questo contesto si muovono le vicende di Ted Benteley, il prodromo del tipico personaggio dickiano, uomo comune a suo modo in qualche modo mediocre ma, rispetto ai personaggi che Dick svilupperà negli anni successivi, con dentro di sé una fiammella di speranza e di voglia di reagire per contribuire a costruire un mondo migliore, per una società più giusta che non sia governata da un gioco: non si può non leggere nelle parole che Ted pronuncia contro il sistema una critica che Dick faceva agli Stati Uniti e alla società occidentale.


I guai per Benteley iniziano quando, rotto il patto con una delle Hill, fa il suo giuamento al Quizmaster Verrick, non sapendo che è caduto di sella: l'urna ha estratto un nuovo nome, il misterioso Leon Cartwright. Verrick ha ordito un complotto per tentare di riprendere il suo posto, coinvolgendo fra gli altri proprio Benteley. Non vi dico come prosegue, vi lascio la sorpresa.


Come dicevo all'inizio, in questo libro Dick è già Dick. Il lettore abituale di PKD ritroverà alcune delle tematiche tipiche della sua letteratura, che nei decenni successivi svilupperà con maggiore profondità filosofica, psicologica e sociologica: il simulacro, la religione e la speranza nell'arrivo di qualche Messia diffusa quasi a livello di superstizione, l'alienazione dell'uomo nella società ipertecnologica.


Buona lettura.

mercoledì 12 dicembre 2007

Quiz

"Vorrei fare a pezzi tutto questo, ma non accadrà... piuttosto collasserà. Ogni cosa è sottile, vuota e metallica. I giochi e la lotteria non sono altro che giocattoli per bambini tirati a lucido! Tutto è tenuto assieme dai giuramenti Posizioni in vendita, cinismo, lusso e povertà, indifferenza... il pigolio di sottofondo degli impianti tv. Un uomo se ne va in giro per ammazzarne un altro e tutti applaudono e si godono lo spettacolo. In che cosa crediamo? Che cosa ci rimane? Brillanti criminali lavorano per potenti criminali. Tutta la nostra lealtà è riposta in un assurdo giuramento davanti a un busto di plastica.


[...]


E' molto più di questo, non farti illusioni. Sta iniziando a trasparire tutta la struttura debole e corrotta del sistema. Un giorno lo scoprirai anche tu. Io, invece, lo vedo distintamente già da ora. Ma che cosa potevi aspettarti da una società basata sui giochi, sui Quiz e sull'omicidio?"


Philip K. Dick - Lotteria dello spazio (Solar Lottery)

venerdì 7 dicembre 2007

Morire in Italia

Stamattina, non lo facevo da molto tempo, parlo un attimo di politica perché una tragica coincidenza ha messo insieme due questioni importanti.


Ieri sera il Senato ha votato la fiducia al decreto sulla sicurezza (non entro nel merito, voglio andare a parare da un'altra parte), ed il governo un'altra volta si è salvato per un soffio. Stavolta si è registrata un'altra novità: la fondamentalista cattolica Paola Binetti, senatrice del Partito Democratico, ha votato contro il governo perché nel decreto sono state inserite norme contro la discriminazione degli omosessuali (non credo che serva commentare ulteriormente...). Fini, leader di An, ha chiesto ad un senatore del suo partito di dimettersi perché assente dalla votazione. Qualcuno chiederà mai alla Binetti di lasciare, almeno, il gruppo del Pd? Purtroppo ho paura di no.


Ieri è stata una giornata segnata soprattutto da una tragedia di cui avrete sentito parlare: un incendio nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino ha provocato la morte di due operai ed il grave ferimento di qualche altro.


Metto insieme questi due avvenimenti per fare una semplice considerazione: al primo caso di cronaca scattano gli attacchi demagogici contro gli immigrati, le richieste di nuovi fondi per la sicurezza, di sanzioni più gravi per chi commette reati che, si dice così, causano allarme sociale. Non contesto l'importanza di garantire sicurezza ai cittadini, però mi irrita alquanto sentire parlare delle città italiane (o almeno della mia) come luoghi insicuri nei quali non si può girare, dove ogni giorno si rischia di venire ammazzati, quando è evidente che le cose non stanno proprio così.


Però non si sentono gli stessi strali per chiedere misure più forti per garantire la sicurezza sul lavoro, per incrementare i controlli, per combattere il lavoro nero; non mi ricordo di decreti di urgenza su queste tematiche, quale che sia il governo; non mi ricordo grande attenzione dell'informazione su una tematica di così grande importanza se non per quanto riguarda il singolo episodio che di volta in volta si presenta: è troppo importante parlare di Cogne, di Garlasco, della povera Meredith, sono cose molto più importanti nella vita di tutti noi.


Nel 2006 i morti sul lavoro sono stati oltre 1300: un numero abnorme, 1300 persone, padri e madri, figli che hanno lasciato le proprie famiglie. Credo siano di più dei morti ammazzati dai rumeni.


Ecco, l'ho tirata fuori. Che si faccia qualcosa, almeno stavolta. Perché nessuno chiederà mai l'espulsione degli imprenditori che non rispettano le norme di sicurezza o che favoriscono il lavoro nero, ma non si faccia che, in Italia, morire per mano di un criminale sia più "importante" che morire mentre si lavora, spesso in condizioni ignobili e per pochi soldi.