Moebius

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domenica 27 marzo 2005

54, dei Wu Ming

(post di ottobre 2004)

 

Giorni fa avevo postato una recensione su un bel romanzo di Philip Roth, Pastorale Americana, dicendo che è un libro di quelli che vanno letti con calma, poche pagine al giorno, almeno per i miei gusti e ritmi di lettura. Questo sia perché il ritmo del romanzo, molto riflessivo e introspettivo, lo richiede sia perché ci sono libri che alla fine non si può non dire che siano belli ma che non “prendono” al punto da mettersi a leggere ossessivamente.

 

Ci sono libri invece che leggi in pochi giorni ma che poi alla fine non lasciano niente e, ancora, libri che divori perché fantastici. E proprio un libro fantastico ho letto in questi giorni, in cui ho macinato le oltre 650 pagine in meno di una settimana.

E un libro fantastico e che ho letteralmente divorato è 54 dei Wu Ming, gruppo volutamente anonimo di scrittori (che anonimi lo restano anche nei loro romanzi individuali) che ho cominciato ad amare da questa estate con Q (pubblicato a nome di Luther Blisset), di cui ho avuto già modo di parlare e che poi ho continuato con Havana Glam, di Wu Ming 5.

Dico subito, per non doverci tornare sopra, che Q è senza dubbio un lavoro inarrivabile per forza narrativa e per presa sul lettore ma 54 è anch’esso un libro che vi consiglio di leggere vivamente, e che devo aggiungere alla lunga lista dei miei libri preferiti.

 

Il romanzo di cui vi parlo si svolge tutto nell’anno 1954, un anno cruciale della nostra storia contemporanea perché molte cose sono accadute e di cui questo romanzo parla direttamente o indirettamente, prendendo la Storia come cornice di una narrazione che però nella Storia (e lo scrivo volutamente con la “S” maiuscola) è immersa, e non potrebbe essere diversamente. E questo anche quando la si inserisce in una vicenda fantascientifica di viaggi nel tempo e di storia alternativa come Havana Glam.

Verso la fine del libro si legge questa frase che riassume molto il progetto Wu Ming: “Guardò oltre il vetro e ancora una volta, come ogni giorno, si sentì parte di un grande ingranaggio. Parte della Storia”. Questo gruppo di scrittori costituisce una “azienda di servizi narrativi” e la definizione è quanto mai calzante, e va letta in positivo. Il lavoro di gruppo mira a raccontare vicende che siano immerse nella Storia, nei fatti realmente accaduti, andando a scomodare personaggi realmente esistiti, perseguendo l’idea base che ogni vicenda non è a sé stante ma ha un contorno che non si può ignorare.

I loro romanzi allora rielaborano, spiegano e rileggono fatti che stanno nei libri di storia ma soprattutto li contestualizzano fornendo sempre un ritratto d’epoca, mostrando come le grandi vicende lascino traccia nelle vite della gente comune e, soprattutto, come le vicende di personaggi insignificanti per la Grande Storia possano però avervi parte anche se rimangono sconosciute ai più.

Una massima che ritroverete sempre applicata nei loro romanzi è che siamo tutti solo figure di sfondo allo scorrere della Storia, di cui comunque tutti facciamo parte.

 

Storia e fiction si mescolano abilmente, secondo regole e criteri che regolano il lavoro di Wu Ming al fine della narrazione di vicende a volte realistiche, altre assolutamente fantastiche, altre ancora surreali. Sembra quasi di assistere ad una narrazione manzoniana, in cui una sorta di provvidenza presiede alle vicende dei protagonisti, vicende che, come detto, vedono fianco a fianco personaggi fittizi e personaggi realmente esistiti. E il libro è pieno di citazioni e di riferimenti che danno ulteriore piacere alla lettura quando si colgono, e chissà quanti me ne sono persi io.

 

Il 1954 è l’anno della grande offensiva dell’esercito di Ho Chi Min contro i francesi in Indocina (e gli USA cominciano a ficcarci il naso). È l’anno in cui nasce il KGB. L’anno del ritorno di Trieste all’Italia (si sono festeggiati i 50 anni proprio in questi giorni, e questa vicenda sarà molto importante nel libro). L’anno in cui il maccartismo in America raggiunge il suo culmine e vede la fine. L’anno in cui muore De Gasperi. L’anno in cui nasce la prima centrale atomica sovietica (e si può dire che lì comincia la guerra fredda). L’anno in cui in Italia per la prima volta si discute di un grande caso di cronaca, il caso di Wilma Montesi.

Soprattutto, e non scherzo, è l’anno in cui nasce in Italia la televisione, che sarà uno degli elementi di maggior sviluppo, e in positivo, del nostro paese.

 

Tutte vicende che i protagonisti del romanzo sfiorano o ci si ritrovano in mezzo senza neanche saperlo. Così ci sono ex-partigiani, chi gestisce un bar, chi è andato a fare la rivoluzione in Jugoslavia, chi è fuori dal partito comunista e si dedica a traffichi illeciti, chi era troppo giovane allora e vorrebbe trovare un senso alla propria vita come il padre e il fratello. C’è il vecchio Lucky Luciano in esilio a Napoli, che gestisce il traffico mondiale della droga. C’è Cary Grant che sono due anni che non fa un film perché depresso a cui viene offerto un incarico particolare; e c’è il suo amico “Hitch” che gli propone di fare un film in Costa Azzurra insieme a Grace Kelly. C’è il generale Serov, direttore del neonato KGB. C’è Josip Broz, alias Tito, che il PCI vede come un fascista perché in rotta con Mosca. E ci sono Pierre, giovane ballerino, re della Filuzzi (che presumo sia un ballo), i clienti del Bar Aurora gestito da lui e da suo fratello Nicola, ex-partigiano; c’è Vittorio, il padre dei due, che sta in Jugoslavia ma non se la passa bene. C’è “Kociss”, guaglione che si ritrova nei guai. E tanti altri personaggi che fanno di questa storia un romanzo corale, dove ognuno ha la sua parte nel grande gioco, pur senza saperlo. E personaggi si aggiungono fino alla fine, quando in Messico incontriamo un certo avvocato cubano che arringa la folla parlando di rivoluzione.

C’è spazio anche per Gulliver, un piccione viaggiatore, e per McGuffin, un televisore americano che passa di mano in mano.

 

Un gran romanzo, che si legge senza problemi e tutto di un fiato (e secondo me è il modo migliore di leggerlo), immergendosi nelle spire della narrazione, che è un po’ thriller e spy story, un po’ romanzo storico, un po’ romanzo sui sentimenti e sui valori. È il ritratto di un’epoca, in cui troviamo le basi del nostro mondo di oggi.

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