Moebius

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domenica 27 marzo 2005

Fahrenheit 9/11, di Micheal Moore

(post del 30/9/2004)

 

Finalmente anche io sono andato a vedere Fahrenheit 9/11! Era ora. Ma ne è valsa la pena aspettare e riuscire ad andarci comunque col mio amico Dottore (perché già laureato).

Che dire di questo film quando già si è detto tutto? Innanzitutto che è un grandissimo film e non solo nel genere documentaristico (e penso che la Palma d’Oro di Cannes sia stata meritatissima, indipendentemente da tutte le polemiche politiche) e che tutti dovrebbero vedere per capire un po’ di più dell’attuale situazione mondiale.

Certo, il film è fazioso, ma non è una novità conoscendo Micheal Moore. Ed è pure giusto così perché il cinema può svolgere un ruolo importante nel formare le opinioni, e un film politico come questo potrebbe aver aperto gli occhi a qualcuno. Il problema è che essendo il film di parte probabilmente in America chi è pro-Bush neanche è andato a vederlo. Speriamo che l’opera di delegittimazione di Bush da parte di Moore, cominciata due anni fa con il libro Stupid White Man che è stato un successo editoriale anche in Italia, abbia buon esito quando fra poco più di un mese in America ci saranno le nuove elezioni.

 

Sono entrato a vedere Fahrenheit sapendo già come andava a finire (cioè con il pantano iracheno), speriamo che l’altro film, quello tragi-comico in cui uno stupido figlio di papà texano diventa presidente degli USA, non finisca come è molto probabile. Perché più passa il tempo e più divento pessimista per il futuro del mondo… Speriamo che il popolo americano si svegli!

 

Ma veniamo al film. Oltre ai contenuti apertamente (per usare un eufemismo) anti-Bush (soprattutto i documenti che dimostrano i rapporti di Georgedabbliù con la famiglia Bin Laden (in particolare Salem Bin Laden), con cui ha intrattenuto rapporti d’affari negli anni ’80 con la società petrolifera Arbusto (ma è una storia ampiamente dibattuta sui giornali di tutto il mondo), o quelli che mostrano la “diserzione” di Bush che durante la guerra del Vietnam si è rifugiato nella guardia nazionale) il film è bello proprio cinematograficamente parlando.

 

Il film inizia con un prologo in cui si racconta la vicenda delle presidenziali del 2000 quando in Florida successe di tutto alle urne, roba da paese del terzo mondo e da mandarci gli ispettori internazionali a vigilare sull’esito delle elezioni di quest’anno. Ma la storia è nota: la cosa più scandalosa è il fatto che di fronte alle interpellanze al Congresso di deputati afro-americani per protestare contro la cancellazione dalle liste elettorali di 16.000 afro-americani (che difficilmente avrebbero votato per Bush) nessun senatore abbia controfirmato la richiesta di indagine, neanche democratico (a quanto ho capito il regolamento prevede la firma di membri del Congresso e del Senato per cose del genere). Da lì è cominciato tutto, da elezioni in cui Bush ha preso meno voti del suo avversario, anche in Florida, ma in cui la Corte Suprema per porre fine alla storia ne ha decretato la vittoria.

 

Una sequenza significativa è quella in cui la mattina dell’11 settembre Georgedabbliù è in una scuola della Florida a leggere favole ai bambini e non muove un ciglio di fronte alla notizia di quello che è accaduto a New York. Passano 7 minuti prima che qualcuno lo prenda di peso e lo costringa a rendersi conto che è accaduto qualcosa di storico. Come si chiede Moore, cosa pensava in quei sette minuti in cui GWB ha mostrato tutto il suo essere un idiota?

Probabilmente alle informative dei servizi segreti che non ha letto perché dal titolo troppo vago (tipo “Bin Laden progetta di attaccare gli Stati Uniti”), o forse al fatto che lui era in affari con la famiglia Bin Laden; o ancora che tutto l’esecutivo americano aveva le mani in pasta in tante aziende belliche americane (e in una pure i Bin Laden!) che era giunto il momento di far lavorare per attaccare Saddam, o a come far scappare dal paese oltre cento sauditi mentre i voli erano tutti bloccati, fra cui anche 24 membri della famiglia Bin Laden…

 

Sono tutte cose di cui si è ampiamente parlato e nessuna di queste storie è nuova. Ma nuovo è il contesto in cui Micheal Moore ce le ricorda. Perché costruisce un impianto perfettamente legato e anche chi non vuole vedere non può certo tapparsi gli occhi. Il film sarà fazioso ma certi fatti sono veri e comprovati, niente da dire. Ma nonostante questo gli americani probabilmente rivoteranno per Georgedabbliù.

 

La prima parte del film ha toni anche esilaranti. La seconda invece è completamente diversa. A chiunque voglia accusare di anti-americanismo lo stesso Moore, il regista mostra la vita dei soldati, ragazzi come noi che di quello che fanno ne sanno veramente poco ma che inorridiscono come noi di fronte alla guerra e alla morte; ragazzi che per la stragrande maggioranza entrano nell’esercito perché non hanno altra prospettiva per uscire dai ghetti neri o comunque dalla povertà, magari per mettere su qualche soldo per andare all’Università. E questa parte del film raggiunge toni veramente drammatici, da lasciarci qualche lacrimuccia.

 

Infine vi segnalo di guardare molto attentamente la sequenza dedicata al disastro dell’11 settembre: le Torri non ci vengono mostrate, schermo buio e solo sonoro, e poi le immagini dei testimoni e dei superstiti, ma non si vedono mai le Torri e tanto meno Ground Zero: e ne esce una sequenza in cui la forza emotiva di quell’evento esce fuori ancora più che nelle usurate immagini tv che abbiamo visto e rivisto centinaia di volte. Anche qui sta la bravura di Micheal Moore.

 

Fahrenheit (per chi non lo sapesse il titolo è preso da Fahrenheit 451, il libro di Ray Bradbury poi diventato film con Truffaut, che narra di come il potere cerchi di manipolare il popolo alterando la verità storica) è un film che lascia un dubbio. A parte la gran capacità di Micheal Moore e la scarsa attitudine del cinema italiano al documentario, un film così in Italia sarebbe stato possibile? Sarebbe stato possibile in Italia accedere a documenti riservati, utilizzare immagini che ritraggono il presidente, ottenere le liberatorie dai parlamentari intervistati, ecc. ecc., e soprattutto non ci sarebbe stata subito qualche body-guard pronta a rompere la telecamera?

 

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