Moebius

Moebius

venerdì 30 settembre 2005

Dettagli tecnici e altro

Qui ily.


Dato che mi è stata data la possibilità di scrivere su questo blog, intanto ringrazio tutti quelli che hanno apprezzato il mio lavoro. Ringrazio anche Ste' (PhilipDick) ad avermelo chiesto, che sa benissimo che a me piace tanto fare grafica sia per lavoro che per divertimento!


Da dove esce fuori questa Immaginaria?? Intanto la tematica della "galleria d'arte" mi è stata ispirata dai tanti lettori di cui ho spiato un po' i blogs e ho notato in molti lo stesso stile elengate ed acculturato, proprio come tanti critici di fronte al bel quadro interessante che è Immaginaria. Le sagome nere che stanno ad impersonare proprio il pubblico lettore esprimono anche in che ambiti spaziano le tematiche immaginarie: ovunque, senza età e senza tempo. In particolare la sagoma panciuta in visione a 3/4 somiglia anche un po' a Ste' ehehe!


Come ho indovinato il fondo bianco per i post?? Semplice! I post necessitano di particolare attenzione oltre ad essere spesso un po' lunghi, l'accoppiamento di colori che dà maggior chiarezza sono bianco su nero, giallo su nero e nero su bianco, il primo dava un aspetto troppo dark inadatto alle tematiche trattate, il secondo troppo aggressivo, quindi rimane il terzo scelto.


Per il resto già ho notato che è stata messa mano sul codice da Ste'... ed ovvi errori saltano all'occhio! Appena aggiustati vorrei sapere se ci sono problemi con la navigazione soprattutto per chi ha un browser differente da Internet Explorer.


Dettagli "di costruzione":
Il template è stato realizzato per una risoluzione minima di 1024x768 pixel e con i seguenti software: Adobe Illustrator e Adobe Photoshop per l'immagine, Macromedia Dreamweaver e Blocco Note per il layout.

Rinnovato!

Ciao a tutti! Mentre non c’eravate qui ho operato un attimo una ristrutturazione. Una imbiancata alle pareti, qualche tocco di colore qua e là… che ve ne pare? Se vi piace dovete rendere omaggio all’artista che ha fatto questo, Ily Noire (che aveva già curato il precendete template), che ho indebitamente sfruttato togliendole tempo libero ma il risultato è stato magnifico!

 

Prego, entrate pure. Guardate ovunque, toccate tutto quello che volete, e se incontrate lo spirito di PkD, che vi guarda da quell’angolino in alto, salutatelo. Passeggiate pure per questi sentieri: spero che riuscirò a crearne di nuovi, ispirato da questo template che è veramente un piacere per gli occhi. Poi mi piace una cosa, cara Ily, il fatto che comunque questo nuovo template ha mantenuto una sua riconoscibilità rispetto al mio blog, e non mi riferisco solo all’immagine che hai così bene reso, “incorniciandola”, ma anche i colori, tutto è puro Immaginaria. Ho capito quello che volevo per il mio template dopo averlo visto! E tu, come hai fatto a capire che volevo uno spazio bianco per i post? Mi ero dimenticato di dirtelo!

Eheheheh… comunque grazie, grazie, grazie! Per qualsiasi cosa, chiedi pure!

Poi mi piace un sacco quest’idea che c’hai avuto: metterci quelle sagome in visita è un colpo di genio, aspetto maggiori delucidazioni per sapere come ci hai pensato.

 

Ora resto un paio di giorni a rimirare questo il nuovo scintillante e luccicante blog, poi mi farò venire in mente qualcosa di interessante da scrivere. Solo che ho paura di sporcare… Però voglio farne un museo vivo, questo immaginaria, non deve essere solo un bel quadro, quindi mi sa che presto sporcherò.

giovedì 29 settembre 2005

The world that Jones made

E Jones creò il mondo. In che senso? È quello che scoprirete leggendo l’omonimo libro del buono e caro Philip K. Dick. Questo Jones è uno dei primi libri di Dick, fa parte di quella produzione degli anni ’50 da cui risulta il più delle volte un Dick ancora molto acerbo, che sta sviluppando alcuni dei temi che diventeranno poi tipici dei grandi capolavori degli anni ’60 e che sta ancora decidendo se dedicarsi alla letteratura mainstream o alla fantascienza pura. Sappiamo già quale fu la scelta, anche se la fantascienza dickiana porterà il genere al di fuori del ghetto.

 

Jones è un precog (un predic nel libro) come ce ne sono sempre nei libri di Dick, ed ha delle facoltà straordinarie che gli permettono di leggere nel futuro fino ad un anno esatto di distanza. Il mondo è stato sconvolto dalla terza guerra mondiale, le radiazioni nucleari hanno portato come conseguenza più evidente la nascita di tutta una serie di strani mutanti; e si è affermata come dottrina politica e morale il Relativismo, dottrina che predica la tolleranza di ogni idea e fede, purché nessuno cerchi di convincere gli altri della bontà delle proprie idee, pena l’arresto e la condanna. Jones grazie ai suoi poteri riuscirà a conquistare il potere assoluto sulla Terra predicando l’intolleranza, fomentando l’odio verso il nemico esterno (nel caso delle strane gelatine aliene che planano sulla Terra ma che risultano del tutto innocue) e programmando l’espansione della Terra nello spazio. Cussick, l’antagonista di Jones nel libro, è invece un membro della polizia segreta che veglia, appunto, sul rispetto del relativismo e lotterà per difendere i principi in crede (ma c’è da chiedersi: è poi così giusto il relativismo assoluto? Sono poi dei così sani principi? Chi può dire cosa sia veramente giusto?)

 

Come sempre nei libri di Dick le vicende dei personaggi sono strettamente intrecciate, aldilà della vicenda principale, perché alla fine ogni filo è tessuto insieme in modo da mostrare una realtà in cui gli uomini sono solo pedine. È un Dick molto meno cupo e pessimista dei libri successivi, che apre, nel finale, anche ad una visione forse ottimistica del futuro dell’umanità ma che già comincia a riflettere sul tema del libero arbitrio (che non è mai veramente libero: il futuro è già scritto e se pensiamo di guidarlo scopriamo che ci sono forze più forti), che rifiuta ogni forma di totalitarismo, sia dittatoriale che democratico, che limita la libertà della gente di pensare con la propria testa prima di tutto (e Dick sarà ossessionato dalle vicende del nazismo come ne L’uomo nell’alto castello, noto anche come La svastica sul sole). Ancora non ha del tutto operato le sue scelte, questo Dick agli inizi, ma ha iniziato a tessere i fili della realtà soffocante, alienante e del tutto altra dei suoi libri successivi, in cui ogni scelta morale presenta sempre due facce della stessa medaglia (come una moneta che rappresenti la faccia di un vostro amico…).

 

Insomma, Jones è un libro un po’ incompleto, che risente ancora della ricerca di Dick di una strada tutta sua che a quel punto ancora non aveva trovato (e infatti si sentono echi di libri distopici come Il mondo nuovo o 1984) e di uno stile definito (infatti questo libro forse pecca un po’ anche da questo punto di vista). Da leggere, ma dopo le grandi opere di PkD.

mercoledì 28 settembre 2005

Ad averci un super-sputo...

mi è venuta voglia di scrivere al volo un piccolo aneddoto. ieri in ufficio abbiamo sentito un boato, verso le 19 e 30, minuto prima minuto dopo. c'era una folla, una piccola folla, una claque direi, che applaudiva Lui che usciva da una delle camere del nostro parlamento (così mantengo l'anonimato su dove è il mio ufficio) dopo aver riferito alle camere, appunto. Voi che avreste fatto? se stavate alla finestra, dico. A me dispiace di non avere uno sputo bello lungo, sennò forse l'avrei rischiato l'arresto.


Però leggete pure il post sotto, eh?

Web e tv possono sposarsi?

Leggo qui una notizia, per me, veramente gustosa. La BBC forte del suo archivio di oltre 600.000 ore di programmi prova a far convergere due media finora molto lontani, la TV, ovviamente, e Internet.

In sintesi, la tv pubblica inglese consentirà (per ora in via sperimentale solo a 5mila famiglie) di scaricare la sua programmazione via web (per ora solo fra 190 ore di tv e 310 di radio) che diventerà disponibile su PC, grazie ad un apposito programma messo a punto dalla Microsoft, iMP. Sottolineo la parola scaricare: per esempio in Italia la Rai offre il servizio RaiClick che non permette però di scaricare i programmi, ma soltanto di vederli in Real Video.

La BBC invece è la prima tv al mondo (e non è un caso che sia una tv pubblica) a mettere a disposizione il suo archivio per il popolo del Web che può scaricare un programma sul proprio hard-disk e fruirne con calma. C’è un’avvertenza: il programma iMP è tale da far sì che i file si autodanneggeranno dopo una settimana (apparirà un messaggio che dice questo file si autodistruggerà entro 7 giorni?) e, almeno in teoria, non consente alcuna copia, invio o file sharing, per evitare, ovviamente, il fenomeno della pirateria (su questo punto però bisognerebbe aspettarsi di tutto).

 

La BBC sta lanciando un nuovo modo di fruire la tv, che andrà ad intercettare fasce di pubblico differenti da quelle che già trascorrono tanto tempo in poltrona davanti alla tv, e sarà da vedere se potrà essere un affare redditizio come l’iTunes della Apple (in prospettiva infatti i programmi potrebbero scaricarsi anche su videotelefonini e apparecchi iPod o simili)

Ma ciò che è più interessante di questa notizia è che si vuole proporre la convergenza fra il più potente dei vecchi media, la tv, e la frontiera dei new media, Internet. Il confine da superare per farne una idea di successo, oltre che di sperimentazione tecnologica, starà tutto nella capacità di intercettare bisogni mediatici di tipo differente rispetto alla platea televisiva tradizionale. Il flusso televisivo, concetto che sintetizza la trasmissione e la fruizione della tv (nato in ambito anglosassone ma che impregna la neotelevisione di Eco), viene a scomparire e si presta ad un uso e ad una fruizione completamente differenti.  Da scienziato della comunicazione sarei proprio curioso di vedere che succede. La soglia sarà dettata dai costi, credo, ma si trova sempre il modo per aggirarli (ad uso e consumo della polizia postale: questo non vuol dire che io sia un sostenitore della pirateria via Web), ed allora vedremo quali nuovi comportamenti si genereranno.

martedì 27 settembre 2005

Certe volte scrivi un post, ma ti accorgi che non sei riuscito a far apparire sullo schermo quello che volevi dire, anche se quello che volevi dire non lo sapevi bene te. e allora cancelli, e lasci una sintesi come promemoria. in pratica mi girano un po' le palle e non so bene perché, però questa cosa non mi angoscia più di tanto come un tempo, quando vi facevo una testa così con quella storia della laurea che era un miraggio. Vorrei trovare qualcosa che dia tranquillità, serenità, un po' di felicità. Il lavoro è solo un mezzo, non un fine, e va come deve andare (mi dicono che dovrei essere più veloce ma mica ho la bacchetta magica), aspetto di più però. Anche perché penso, in qualche modo, di meritarlo. Boh, pensieri confusi, parole sconnesse, e qualche luogo comune in meno rispetto al post che ho cancellato.

finalmente in Italia una riforma che funziona! e che cazzo!

Si chiude l'inchiesta sui presunti fondi neri Fininvest
che sarebbero serviti a finanziare partiti e a operazioni illecite
All Iberian, Berlusconi assolto
"Falso in bilancio non è più reato"

Effetto della legge che ha cancellato la fattispecie dal codice penale

 



E che cazzo, e che non si dica più che in 5 anni non si è fatto niente. Come ci si sente a vivere nella repubblica delle banane? quasi quasi mi faccio governare da questa persona qui, sarebbe molto meglio...




resta il fatto che per Berlusconi è stato assolto per una legge approvata nel 2001, che riduce da 7 a 4 anni il termine di prescrizione, e che finora aveva portato solo alla fine del processo per il falso in bilancio del Milan in merito al caso Lentini. Ora finalmente ha funzionato come si deve.


All Iberian è una inchiesta andata avanti dal 1995, anno in cui un manager, Giovanni Romagnoni, denunciò come la società All Iberian era una copertura per operazioni finanziarie illecite, compiute negli anni 80, tra cui i finanziamenti all'allora PSI di Bettino Craxi. Poi il processo venne diviso in due tronconi, falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti, reato per il quale i due vennero condannati, Berlusconi a 2 anni e 4 mesi e Craxi a 4 anni, sentenza poi annullata per sopravvenuta prescrizione. Nel 2000 inizia "All Iberian 2", vicenda finita ieri.


E che non si dica che questo governo non ha fatto niente. Altro che repubblica delle banane. Sigh.


domenica 25 settembre 2005

Un super-cervellone blu

Giorni fa ho letto una notizia veramente interessante, che coniuga gli sviluppi della computer science e quelli dell’Artificial Intelligence con le neuroscienze. Il progetto Blue Brain del Politecnico di Losanna mira a studiare il funzionamento del cervello umano a partire dalle simulazioni del comportamento dei singoli neuroni, attraverso l’uso del supercomputer Blue Gene, che ha una capacità elaborativi di 22,8 teraflop (quasi 23mila miliardi di operazioni al secondo).

 

Blue Brain riprodurrà il modello di una parte della colonna della neurocorteccia, una delle parti più importanti del cervello; successivamente queste singole parti saranno “clonate” su altri sistemi in modo da completare l’intera colonna e simulare il suo funzionamento nella totalità, e in prospettiva dell’intero cervello.

Blue Brain sarà dotato di un ricchissimo database e di software che recuperando quelle informazioni riprodurranno le proprietà molecolari, anatomiche e fisiologiche della struttura neocorticale.

 

Gli obiettivi più concreto di Blue Brain saranno lo studio di processi come la memoria, la percezione e l’elaborazione, ma attualmente già si pone il problema di potenziare il computer utilizzato che è ancora ben lontano dalla quantità di dati elaborati dal cervello umano, soprattutto in vista delle riproduzioni del modello per arrivare ad uno studio completo del funzionamento dei processi neurali e cognitivi umani. In questo senso gli sviluppi in IA delle reti neurali, in grado di autoevolvere e di apprendere (non è fantascienza, per chi non lo sapesse, esistono davvero) saranno quantomeno indispensabili per ogni passo futuro di questa ricerca, per studiare l’apprendimento e l’esperienza.

 

Beh, mi pare una ricerca affascinante, no? dal mio punto di vista, abituato ad immaginare, è intrigante non solo per i risultati che potrebbero raggiungersi nella conoscenza del cervello, ma perché questa ricerca va ad incidere direttamente anche nell’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, settore che è stato ricco di voli pindarici ma anche di grandi risultati concreti.

Vista la deformazione che mi porto dietro per via della mia tesi non sarebbe male pensare ad un progetto del genere esteso in rete, su più computer (super e non) in modo da aumentare il più possibile la quantità di dati elaborabili (mi pare si chiami multi-sharing), e, qui lavoro di fantasia e sforo nella fantascienza a me cara, utilizzare la rete come un vero e proprio sistema nervoso e come bagaglio di informazione, anche se ancora non si è arrivati ad una informazione totalmente semantica per i computer. Vabbè, non so nemmeno io che cosa sto scrivendo.

 

La notizia io l’ho letta qui, ma è tratta da Le scienze, penso di settembre.

venerdì 23 settembre 2005

Non tutti possono scrivere un sacco di cazzate come facciamo noi

Ho letto oggi su Repubblica un paio di articoli che vi segnalo, insieme ad altre notizie sempre dall’archvio di Repubblica.it, visto che sono sempre piuttosto interessato a quello che accade nel Web e tutto ciò che riguarda il tema della libertà di espressione in generale e in rete in particolare.

 

Non tutti sapranno che Shi Tao, giornalista dissidente cinese, è stato condannato a 10 anni in seguito al fatto che Yahoo! ha consegnato alle autorità cinesi i suoi dati personali (notizia del 7 settembre che trovate qui). Nello specifico il giornalista usava Yahoo! per inviare i propri articoli per sfuggire alla censura del governo cinese. Naturalmente il colosso americano è sotto accusa un po’ in tutto il mondo per quella che è, prima che una violazione della privacy, un attentato alla libertà d’opinione e ai principi democratici. Sul giornale di oggi è riportato come Magistratura Democratica e Peacekeeping invitino a boicottare Yahoo! non usando i suoi servizi.

 

Questo della libertà di espressione in Internet in certi paesi dove lo stesso uso di parole come “democrazia” è vietato, è un problema su cui si dovrebbe riflettere. Noi blogger italiani possiamo scrivere un sacco di cazzate, parlare di argomenti futili oppure dire che questo governo fa schifo e deve andare a casa come nel mio post precedente ma ci sono paesi in cui questo non è possibile ed Internet diventa il nuovo terreno di lotta per combattere la censura e conquistare spazi in cui esprimere dissenso e fare una informazione più libera. Non a caso sempre in Cina i server di Microsoft MSN Spaces bloccano i blog in cui compaiono sgradite come “democrazia”, appunto (notizia del 14 giugno che trovate qui), per cui si apre un messaggio di errore "Questo articolo contiene un linguaggio proibito. Si prega di cancellare il linguaggio proibito dall'articolo".

 

Non a caso Reportes sans Frontieres ha messo on-line un manuale per superare le maglie della censura in Internet e farsi un blog senza farsi beccare. (copio e incollo da questo articolo di Repubblica di oggi): “C'è scritto come mantenere l'anonimato o usare uno pseudonimo, quando conviene scrivere da un computer pubblico e quali sono i limiti. Si parla delle regole per aggirare i filtri che bloccano i contenuti definiti "sovversivi" o "illegali", e ci sono suggerimenti diversi in base alle esigenze e al livello di conoscenze tecniche. Ci sono i trucchi per catturare il pubblico ed essere indicizzati su un motore di ricerca. C'è scritto anche cosa conviene fare se ci si muove da soli o si è un gruppo e quali sistemi crittografici possono evitare che le e-mail finiscano nelle mani dei cyberpoliziotti”.

 

Morale della favola. Già il fatto che io possa scrivere, come detto, ogni possibile boiata mentre chi ha veramente qualcosa da dire e vuole/deve svolgere un ruolo importante, oltre che il proprio lavoro, fa trarre le ovvie conclusioni. Personalmente credo davvero che il Web sia uno strumento che contribuisce a svincolarsi dalla fissità dei media tradizionali, fornendo la possibilità di parlare potenzialmente a chiunque. E questo potrebbe sul serio portare vere rivoluzioni democratiche (magari non le utopiche democrazie virtuali e intelligenze collettive di cui hanno parlato alcuni guru dei new media), attraverso il piede di porco della parola e dell’informazione.

C’è da dire però un’altra cosa: a parte tutti i bei discorsi, il fatto che in notizie come quelle riportate ora da me siano coinvolti colossi come Yahoo! e Microsoft, pronte a calpestare i principi di democrazia che il loro governo invece vorrebbe esportare, in nome dei profitti che si annunciano quando i cinesi passeranno dall’essere connessi ad Internet per l’8-9% a cifre simili alle nostre: se fate due conti su quanti sono i cinesi e certe cose si spiegano da sole.

 

E allora? Allora, noi possiamo solo stare a guardare e essere pronti a far sentire la nostra voce nel caso la commistione di politica ed economia imbrigli gli internauti di ogni latitudine, soprattutto dove gli spazi di dissenso sono repressi. Per esempio l’invito a boicottare Yahoo! potrebbe essere un bel modo per farsi sentire.



è tornato!

Sta già scaldando la calcolatrice per far tornare i conti, e ha già ritirato fuori il videopoker (uscisse fuori il modo per far quadrare i conti).




Ormasi sono alla frutta, vi prego mandatemi a votare! 'Ste pantomime hanno stufato possibile che non lo capiscono? ormai è una soap opera e già si sa che qualcuno lascerà qualcun'altro, che qualcuno metterà un po' di corna qua e là, che altri si rimetteranno insieme ma trameranno con la cattiva di turno per vendicarsi, e naturaomente qualcuno creperà pure. Voglio cambiare canale, cazzo!


Sono quattro anni e mezzo che vediamo un teatrino indegno e insopportabile. Invece di fare andare avanti 'sto paese hanno salvato Previti, Berlusconi, il Milan, hanno fatto vincere qualche appalto a Lunardi per scavare gallerie, hanno ridisegnato il sistema tv in modo che nessuno possa più rompere le palle a Mediaset, hanno depenalizzato il falso in bilancio, hanno condonato tutto il condonabile, hanno screditato il Presidente della Repubblica e hanno trattato la Costituzione alla stregua di carta igienica. Hanno avuto, per di più, una maggioranza grande quanto nessun governo in 60 anni di Repubblica ha mai avuto, e non sono stati buoni a fare niente: l'economia va male? colpa di Topo Gigio e della contingenza internazionale. Il resto d'Europa comincia a riprendersi? è colpa dell'euro. la gente non arriva alla fine del mese? ma che dite, sono i comunisti che dipingono questo quadro perché gli italiani sono ricchi, che hanno due o tre cellulari a testa, che hanno una automobile per uno e non sono poveri perché Lui è stato povero e sa che significa. se ho dimenticato qualcosa aggiungetelo voi.


Voglio votare cazzo!


(foto da www.corradoguzzanti.it)

giovedì 22 settembre 2005

Gli uccelli di Bangkok

Mi si accusa di scrivere recensioni troppo lunghe. Visto che non ho troppa voglia di dilungarmi, comunque, approfitto per dire solo poche cose su Gli uccelli di Bangkok di Manuel Vàzquez Montalbàn.


copertinaPepe Carvalho va in Thailandia a cercare una amica in pericolo che si è cacciata nei guai. Con una domanda quasi metafisica: che uccelli sono quelli che a Bangkok si posano a stormi ovunque? Sembrano prenderti in giro, sembra ti dicano che siano loro i padroni della città e che la natura alla fine vincerà. C'è da vedere se c'è spazio per l'uomo, fra fine delle ideologie, eno-gastronomia, pezzi di vita che se ne va in pezzi, pezzi di vita che continua comunque, fra amari sorrisi e lacrime dolci. E poi se non siete mai stati in Thailandia 'sto libro vale come la migliore guida turistica.


Non mi si dica che sono stato lungo, eh? Una piccola aggiunta: da leggere con calma, perché non è un libro che fa correre le pagine, almeno per me.

mercoledì 21 settembre 2005

Sexy shopping

Stamattina spulciando Repubblica.it mi è caduto l’occhio su questa notizia qui.

 

In pratica, sostiene il Nobel per l’economia Daniel McFadden, il raggiungimento di un  buon affare attiva gli stessi neurotrasmettitori che si attivano col sesso, perché le due attività sono controllate dalla stessa parte del cervello. Quindi comprare qualcosa bramato per lungo tempo appaga un po’ come il sesso.

 

Quindi astenuti forzati, forza tutti a comprare qualcosa! Ecco la nuova ricetta per rilanciare l’economia: chi non fa sesso si butti sui beni materiali! Speriamo non lo senta il Berlusca, che potrebbe dire che l’economia non tira perché gli italiani si fanno le pippe…

 

Seconda questione: è possibile teorizzare un kamasutra dello shopping? Godo di più se compro una matita o una macchina sportiva?

martedì 20 settembre 2005

il lavoro non ammazza

Primo giorno di lavoro. Ancora vivo. Pensavo si faticasse di più a lavorare; però il primo giorno non ho fatto quasi niente, mi hanno solo spiegato più o meno quello che devo fare e sto cominciando a fare pratica (speriamo non si accorgano di qualche casino: devo pure stare attento a parlare che qui sennò c’è chi ascolta troppo…).

Vi ho detto che dovevo guardare ore di tv: la fregatura è che è la tv di mesi addietro. Quindi se volete sapere qualcosa su delle notizie vecchie di un paio di mesi, sono a vostra disposizione; per notizie fresche da ora in poi dovrete andare su qualche blog. Ste’, hai visto quella cosa in tv? Aspetta, fra un mesetto e mezzo ci arrivo!

 

A parte gli scherzi, è andata bene per essere il primo giorno ma chissà che mi aspetta per i prossimi. Quali imprese, quali avventure, quali emozioni… Nessuna, è un altro lavoro quello. L’unica cosa è che devo cercare di acquistare ritmo in modo naturale e, soprattutto, imparare a far finta di aver lavorato bene: così, chi se ne accorge in caso di problemi? Io faccio il viso d’angelo, per ogni evenienza.

 

 

Se lavora e se fatica per il pane e per la f… Vi lascio con questa perla di saggezza.

 

lunedì 19 settembre 2005

Ma come amo la tv! E i bloggers

Sveglia di buon ora, che oggi devo andare a lavorare. No, cazzo, doh, devo andare oggi pomeriggio. Vabbè, ormai mi sono svegliato. Sono pronto. Sono il migliore. Nessuno è migliore di me. Ok, già sono stanco, possibile che solo il pensiero del lavoro faccia venir fatica?

 

Vado con spirito battagliero, pronto ad ogni prova, anche a sorbirmi ore e ore di Cucuzza tutto il giorno: roba che lo mandano in onda pure a Guantanamo, e non potete immaginare che risultati si ottengono!

Perché l’unica cosa che so di sicuro è che dovrò sciropparmi un sacco di tv (ma sicuramente non il Divertinglese, e nemmeno i Simpson, a meno che qualcuno di loro non si candidi alle primarie, come mi hanno spiegato). Tutto il resto lo scopriremo solo vivendo.

 

E poi vado con spirito leggero perché ieri ho passato un bel pomeriggio e una bella serata (mi hanno perfino convinto a non vedere la Roma, non che mi sia perso niente di che, uno 0-0 in cui però c’era un rigore enorme che avrebbe visto pure un cieco per la Roma, cazzo!). Ehi, bloggers, ma siete matti! Uno poi dal vivo è un po’ meno idiota di quello che pensavo, un’altra è para para a come la conoscevo e immaginavo (ma quanto cazzo sorridi, bella mia?), un’altra è un taglio, ma potrebbe essere che non la conosco, e poi da oggi mi metto a guardare il Divertinglese. Giuro. Beh, giurare proprio no, mi ci impegno, non esageriamo con la tv…

Piove

Piove, governo ladro! Se i detti popolari hanno il valore e la forza di tradizioni millenarie, sabato sera abbiamo avuto la conferma che Giove pluvio non vota Berlusconi.


Ok, sta cazzata l'ho scritta, l'altro giorno me l'ero scordata.

venerdì 16 settembre 2005

Da lunedì novità

Sì, ci sono novità. Da lunedì comincio a lavorare: per i prossimi due mesi almeno saprò che fare! Ho ricevuto poco fa la telefonata che attendevo e per il momento accontentatevi di sapere che sono felice. Per un po', almeno da questo punto di vista, starò un po' più tranquillo. Aggiornamenti ai prossimi giorni.

come spendere 9,80 euri

Se avete 9,80 euri che vi avanzano e vi recate alla vostra edicola invece di comprare l'ultimo numero di Novella 2000 per sapere tutto sul nuovo fidanzato di Michelle Hunziker, oppure di Playboy (lo so che avete l'intera collezione), vi do due consigli che forse vale la pena di prendere in considerazione.


E' uscito con la collana Urania Collezione (numero 32, al modico prezzo di 4,90 euri), che ripropone tutti i grandi classici della fantascienza, La matrice spezzata di Bruce Sterling, padre del cyberpunk (insieme a Gibson), che qui viene proposto in quello che per molti è il suo capolavoro (per saperne di più questa notizia è un buon inizio). Dal sito Urania&Co. copio e incollo: "La civiltà del sistema solare, ormai colonizzato, è conosciuta come Schismatrix: una "matrice" che rappresenta il prodotto di un vertiginoso progresso scientifico e culturale, ma anche uno "scisma". L'umanità, infatti, è divisa in due fazioni rivali: i Mechanist e i Plasmatori. Nel quadro di questa civiltà post-umana in lotta, cominciano le avventure di Abelard Lindsay, diplomatico e rivoluzionario della Repubblica Corporativa Circumlunare del Mare della Serenità. Di volta in volta ribelle, esule, impresario teatrale e pirata spaziale. Lindsay è l'eroe di ogni nuova fase di espansione, deciso a costruire un futuro inimmaginabile pre l'umanità."



 

Per altri modici 4,90 euri e se la vostra edicola è ben fornita (io sono stato fortunato e devi ringraziare la mia amica Fra, a cui sarò sempre grato per avermi risparmiato un sacco di giri: grazie Fra, ho ancora le lacrime agli occhi!), oppure, se non è fornita, ci sono sempre i negozi di fumetti, vi consiglio questa ristampaccia, però non sempre si possono comprare gli albi extra-lusso che costano 20 euri o giù di lì. Quindi vi raccomando questo "Grandi storie" n.2 che ristampa l'albo Sin City: Un abbuffata di morte, di Frank Miller. Ah, volendo potete ordinarla anche via web qui.

 

|Fumetti USA (Dark Horse) - Grandi Storie #2: Sin City: Un'abbuffata di morte|

 

Ok, i consigli editoriali sono finiti, spero che qualcuno metta la testa a posto e mi dia retta! Così passate il tempo in attesa del mio prossimo post!

giovedì 15 settembre 2005

Se si cambiano le carte... beh, incazzatevi, è il minimo


In un blog come Immaginaria parlare di argomenti politici crea sempre una fuga di lettori, anche se a volte in passato, soprattutto prima della famosa cancellazione e riapertura successiva, devo dire di aver dato vita a qualche bel dibattito. Sapete, dicono che di cambiare la legge elettorale, così da far contenti i centristi di Casini e Follini. Mi vengono in mente alcuni pensieri, ma vi avverto che non sono troppo originali.

 

A parte il merito della legge in sé, su cui si può sempre discutere, e le scelte di campo sempre molto ondivaghe fra proporzionale e maggioritario, quello che sento di dire, e di chiedere a chiunque ci tiene un po’ a questo cacchio di paese, è che mi fa schifo vedere questo teatrino, nato di fronte al fatto che dati delle ultime elezioni amministrative alla mano, per non parlare dei sondaggi, la coalizione oggi al governo potrebbe uscire gravemente sconfitta dalle urne. E allora che si fa? Ma si cambiano le regole del gioco naturalmente! Quando giocate a Monopoli finite sempre in prigione? Ma strappate la carta, no? Tirando due calci al pallone che avete portato voi con gli amici perdete sempre? Ma allora riprendetevi la palla e non fate giocare più nessun altro, ancora state a pensarci?

 

Insomma, provo repulsione per la politica che c’è in questo paese, una politica gestita, verrebbe da dire, come dei bambini capricciosi, e magari si trattasse solo di bambinate. Perché, vedete, la questione è più grande, e riguarda, e ha riguardato tutti i partiti, tutti gli schieramenti, nella storia italiana degli ultimi anni e non solo. Possibile che questa gente non capisca che le persone vorrebbero sentire parlare di cose concrete, di problemi veri, e non del modo migliore per conquistare qualche collegio in più (o per perderne il meno possibile). Perché la questione sta tutta lì, la voglia di non perdere la poltrona. E sapete qual è il paradosso? Che forse questa proposta di legge sarà un buco nell’acqua, perché molti fra gli stessi parlamentari della maggioranza che dovrebbero votarla questa legge potrebbero non starci a perdere il loro collegio (forse) sicuro.

 

Al di là di ogni considerazione sul reale funzionamento della democrazia in Italia, sulle regole che dovrebbero assicurarne la pratica e la gestione (regole, per inciso, che dovrebbero essere condivise, o comunque accettate da tutti), come è appunto la legge elettorale, prevale sempre la logica dell’opportunismo politico e del fumo negli occhi degli elettori. Beh, spero che nessuno ci caschi, e che se servirà ci sarà la giusta mobilitazione, per principio. Senza tenere conto che questa riforma della legge elettorale potrebbe essere un buco nell’acqua, o un boomerang a seconda dei punti di vista (se vi viene in mente qualche altro luogo comune ditemelo che lo aggiungo).

 

Scusandomi per le banalità (però vi avevo avvertito) che, se le avete lette, potevate trovare su qualsiasi quotidiano degli ultimi due giorni (che vi invito a leggere, così vi rifate gli occhi e la mente rispetto a quello che ho scritto io…) chiudo qui, e vi ricordo che soprattutto sentivo il bisogno di schierarmi, non solo contro questo governo (che non è una novità) ma soprattutto per il rifiuto di una politica attaccata sempre e soltanto alle poltrone e che non fa per niente politica, ma che in un modo o nell’altro ci tocca tenere, sperando che se qualche voce si fa sentire si alzi un bel casino moralizzatore, soprattutto per non dover vedere le stesse cose e gli stessi teatrini con un governo e una maggioranza di colore diverso. Magari già a partire da un blog (e chi ha più lettori e una vena ironica migliore della mia si dia da fare!)

mercoledì 14 settembre 2005

In fondo alla palude

Ormai quei pochi che ancora passano a leggere i miei sempre meno ispirati post avranno imparato che ultimamente uno dei miei scrittori preferiti è diventato Joe R. Lansdale, da prima che lo incontrassi qualche giorno fa…

 

Ho terminato di leggere In fondo alla palude (The bottoms), libro che si caratterizza (oltre che per il fatto che la mia copia è firmata dall’autore) per un linguaggio meno multicolore rispetto ad altre opere dello scrittore americano, che, come già ho scritto tempo addietro, si è cimentato sempre con generi diversi e ha usato stili di volta in volta differenti. In questo caso leggendo le avventure dei due fratellini Harry e Tomasina (Tom per tutti), di 12 e 9 anni, si nota subito la scelta di un linguaggio asciutto, improntato ad un realismo che fa sentire davvero vicine le vicende che sconvolsero quell’anno fra le estati del ’33 e del ’34, laggiù nel Texas orientale.

 

Intanto è un libro che ho amato particolarmente, e non sarebbe una novità, sennò nemmeno perderei tempo a scrivere una recensione. Però è un romanzo che si ama perché ci si affeziona ai protagonisti, i due bambini, ma anche i genitori, la nonna, il cane Toby, Mose e tutti gli altri; è un romanzo in cui Lansdale fa immergere il lettore in un epoca (e in un luogo) e gliela fa sentire viva, come se fosse veramente la sua; un’epoca e un luogo di profonda segregazione razziale, di grande povertà (siamo in piena Depressione), di ignoranza, ma da cui emerge anche una grande dignità dai protagonisti principali con le loro debolezze, prima dei loro pregi.

 

Harry e Tom, in un giro per i boschi vicino casa protrattosi fino alla sera, scoprono il cadavere di una donna di colore orrendamente mutilato legato ad un albero. E da quel momento i due bambini iniziano un percorso di maturazione e di crescita che avrà molto di commovente e molto di spaventoso. I due bambini iniziano a correre, perché sembra che qualcuno, o qualcosa, li insegua, e forse, probabilmente, è l’Uomo-Capra che si racconta, per spaventare i bambini, viva nelle paludi. Uomo-Capra che è sicuramente il diavolo: e chi altri potrebbe aver ucciso quella donna se non il diavolo?

Ai giorni nostri si penserebbe ad un serial killer, a partire dalle modalità dell’omicidio, con evidenti risvolti sessuali, ma a quei tempi nemmeno se ne parlava, figurarsi in un paesino con un solo agente di polizia, il padre dei due bambini (che lo fa a tempo perso perché le sue attività primarie sono il negozio di barbiere e la fattoria di famiglia), e le indagini inevitabilmente non proseguiranno spedite, anzi tutt’altro.

 

E da quel momento inizia un percorso che porterà il lettore a conoscere una realtà in cui se un omicidio del genere viene commesso di sicuro è da parte di un nero, perché è inconcepibile un delitto così commesso da un bianco. E così Jacob, il padre dei ragazzini, si trova a sbattere il muso contro il muro di razzismo della sua cittadina, mentre vengono scoperti anche altri cadaveri, senza che, poveraccio, riesca a capirne niente. E senza che riesca a vincere l’odio razziale che acceca la gente comune.

 

Quindi, questo romanzo è soprattutto un thriller ma è anche una storia di formazione, di crescita e maturazione dei due bambini protagonisti, per i quali inevitabilmente non si può non provare tenerezza, nella loro scoperta del mondo degli adulti in cui dopo qualche anno si appresteranno ad entrare. Una scoperta che inizia col loro incontro con l’Uomo-Capra. E sarà un percorso contornato da orrori, orrori che non sono opera del diavolo ma dell’uomo, col suo razzismo, con la sua malvagità, con la sua incapacità di dare ordine al mondo, di spiegarlo, anche a due bambini, che altro non aspettano.

 

Ed è allora una spirale sempre più profonda quella in cui ci avvince Lansdale raccontandoci di orrendi omicidi, di storie d’amore provenienti dal passato, di strani comportamenti che hanno sempre una ragione profonda, nel cuore e nelle menti delle persone. E man mano che le spire si fanno sempre più strette il mistero sembra sempre più fitto e irrisolvibile fino al finale che fa restare davvero col fiato sospeso, e che suscita rabbia, commozione, felicità e disillusione di fronte alla possibilità che quello che c’è di cattivo nel mondo possa essere opera del diavolo e non dell’uomo. Ma qualcosa di buono forse lo si può trovare, e può essere una fonte di salvezza e di speranza. Sottolineo, raramente mi è capitato di leggere un finale così ricco di pathos, di suspence e in grado di trasmettere una così vasta gamma di emozioni. Poi magari ad altri lascerà insensibili, che ne so, affari vostri: de gustibus…

martedì 13 settembre 2005

New Thing: jazz e non solo

Cos’è? Attacco come Wu Ming 1 nelle note di chiusura del suo libro, New Thing, in cui spiega un po’ la genesi del suo romanzo solista, che porta con se, però, come sempre, l’impronta del collettivo di cui fa parte.

Appunto cos’è? E soprattutto perché bisogna interrogarsi su questo problema? Come, cos’è? Il fatto è che, come spiega l’autore stesso, questo libro si ispira al new journalism e alle inchieste e ai documentari tv e cinematografici. Non ha un andamento lineare ma è composto da frammenti, legati insieme dall’autore, come nel montaggio cinematografico e tv. L’asse portante del libro è una sorta di inchiesta, svolta da quello che dovrebbe essere un giornalista, sulla new thing e sugli omicidi del Figlio di Whiteman, un serial killer che, a Brooklyn, colpiva musicisti neri, appartenenti, appunto, alla new thing, la nuova corrente del jazz di cui John Coltrane era il capostipite e il nume tutelare. Una musica che prima di tutto è rivoluzione, rivoluzione musicale ma non solo; rivoluzione culturale, di rinascita e di riscatto, di libertà.

 

L’anno in cui si svolgono i fatti raccontati in questa inchiesta è il 1967, anno fondamentale, intanto perché è l’anno della morte di Coltrane, poi perché le Pantere Nere stavano crescendo e facendo proseliti, perché l’antagonismo e la ribellione delle comunità nere ormai aveva messo radici, andando oltre il movimento per i diritti civili del dottor King. E il jazz della new thing è un veicolo ed allo stesso tempo il risultato di questa voglia di uguaglianza e di libertà delle comunità nere.

 

È un romanzo senza un protagonista, corale; se un personaggio spicca più degli altri è Sonia Langmut, giovane giornalista irlandese, amica dei musicisti della new thing, che passa da un locale all’altro per trascorrere le notti ad ascoltare musica, con il suo fedele registratore a bobine a tracolla. Sonia è raccontata da ogni persona intervistata dal fantomatico giornalista, perché Sonia la conoscevano tutti e le volevano tutti bene, e lei voleva bene alla musica. Inutile dire che quando il serial killer comincerà ad ammazzare i suoi amici lei si butterà a capofitto sulla storia, come se fosse una giornalista di nera e non di musica e spettacoli. Forse il vero protagonista del libro è il registratore di Sonia, che raccoglie ogni cosa, in attesa che quei suoni vengano interpretati.

E a parte il ricordo di chi l’ha conosciuta, Sonia parla attraverso i suoi nastri, sua unica presenza nel libro.

 

Alla fine della lettura di New Thing, viene da chiedersi che libro è, appunto. E poi ti accorgi che saltando dal ’67 ai giorni nostri, passando dai ricordi di Trane e di Sonia alle questioni politiche e culturali che permeano tutto il libro, alla fine hai ricevuto un mare di informazioni, che forse hai assimilato e forse no. Ma ti sono rimaste dentro delle idee, idee da approfondire, magari con una seconda lettura, che forse sarebbe indicata per leggere tra le righe.

 

È un libro, poi, incredibilmente documentato (e lo dimostra la bibliografia alla fine, che lo fa sembrare più un saggio che un romanzo), e tutto questo studio e questa documentazione esce fuori da ogni parola. Un libro che è tutta una citazione ed un rimando (come sempre i libri del collettivo), e per questo dico che forse ci vorrebbe una seconda passata. Anche perché la forma, del tutto originale, per un’opera di narrativa, è tale da creare qualche problema al lettore, che può darsi debba un po’ carburare prima di entrare a tempo all’interno delle improvvisazioni; perché è un libro che oltre che parlare di musica, è musicale esso stesso, che sembra una grande improvvisazione, come la new thing (ma è tutto studiato fino all’ultima parola), e non sarebbe male se il lettore fosse capace di improvvisare anche lui, dietro alle note e alle parole.

lunedì 12 settembre 2005

2046

Nel 2046 chi prende il treno 2046 per andare a 2046 non tornerà più indietro. O meglio, è difficilissimo tornare indietro: per uno che ci riesce ce ne sono mille che ci provano. 2046 è il luogo dei ricordi, dove tutto esiste per sempre, dove si va per ricordare e per capire.

 


 

2046 è il titolo del romanzo che Chow, il protagonista del film di Wong Kar Wai, scrive nel 1966 a partire da una sua esperienza, dal suo legame con la stanza 2046 di un hotel di Hong Kong. Chow è uno scrittore-giornalista senza troppa fortuna, ma che si dedica ad una vita di divertimenti in cui non riesce, e non vuole, stabilire nessuna relazione ma comportarsi come il miglior playboy. Però intorno alla sua vita gravitano alcune donne; alcune ne conquisterà, qualcun’altra l’amerà senza possederla, alcune gli ricorderanno altre persone. Alcune saranno le stesse persone.

 


 

È un film in cui spazio e tempo sono slegati, in cui i personaggi che ruotano attorno alla camera 2046, e quelli che vivono nel 2046, sembrano tutti alla ricerca di qualcosa; sembrano tutti scissi, fra luoghi e tempi diversi, e forse cercano proprio la loro metà persa altrove.

 


 


 

Non la faccio troppo lunga. Ma se cercate un film da noleggiare questo 2046, molto poetico, che si muove fra il sogno e la realtà, fra la fantasia di uno scrittore e la sua vita, fra il presente e il 2046, anno e luogo mitico, potrebbe non deludervi.

 


 


 

domenica 11 settembre 2005

elogio della tolleranza

Pubblico di nuovo questo post che scrissi giusto un anno fa, in occasione del terzo anniversario dell'11 settembre. Visto che è un bel post, scritto molto bene, e visto che che il mio pensiero non è cambiato di una virgola penso che sia ancora più o meno attuale. Poi mettiamoci la pigrizia e la scarsa vena di cui soffro in questo periodo, per cui difficilmente potrei scrivere qualche parola veramente significativa, ora ve lo beccate.

 

[Nota: questo post è effettivamente molto lungo, ve lo dico prima così chi avrà voglia di leggerlo non mi maledirà. Probabilmente questo è un tema su cui oggi leggerete e vedrete di tutto e di più, su cui tanti altri blogger probabilmente posteranno. Io vi offro queste mie riflessioni, spero che vorrete leggerle con piacere]

 

Follia. È questo che pensavo più o meno tre anni fa mentre assistevo atterrito a quello accadeva a New york. Prima un momento di spaesamento di fronte a qualcosa che pareva proprio un film, poi la comprensione che era una immagine vera quella di un aereo infilato in un grattacielo. E poi il secondo aereo, la consapevolezza che non era un incidente; tentativo di spiegarmi cosa fosse accaduto; parole sconclusionate dalla tv; le Torri in diretta su tutti i canali come niente altro mai prima, perché questo è stato il primo grande evento storico del terzo millennio, il primo ad essere seguito in diretta in televisione da miliardi di spettatori. E poi la razionalità (l’unica cosa per mantenere un po’ di ordine in testa) e quindi la riflessione che la rivendicazione del Fronte per la Liberazione della Palestina che era stata data all’inizio molto difficilmente era credibile e il pensiero che molto probabilmente c’era Osama Bin Laden dietro, che da anni aveva dichiarato guerra all’America e all’Occidente.

 

In quel giorno, e nei giorni successivi, le interpretazioni di quell’evento si sono inseguite. E parlo dell’evento mediatico, del suo impatto sul nostro immaginario, della sua capacità di influenzare le nostre vite a partire dal nostro modo di interpretare il mondo. Le conseguenze storiche, politiche, economiche sono sotto gli occhi di tutti: sono stati scritti (e venduti) più libri su Bin Laden, sul fondamentalismo islamico, sull’Islam e sulle società islamiche, su Saddam Hussein, sull’11 settembre, contro l’America imperialista e a favore invece del suo diritto a difendersi con tutte le sue forze, di quanto verrà mai fatto in futuro. E non sono io a poter dire come il mondo sia cambiato: lo vediamo tutti i giorni, a partire da un concetto che ormai è entrato nelle nostre case prima, sempre attraverso la tv, e poi lo ritroveremo fra qualche anno sui libri di scuola per descrivere la dottrina Bush, guerra preventiva. E il nostro immaginario si arricchisce ancora di più, questa volta in negativo, perché se l’Occidente con la “O” maiuscola, inteso come Civiltà (“C” opposta a civiltà…) esiste, come sostengono i teorici dello scontro di civiltà, allora cosa abbiamo fatto di male noi per far parte di una Civiltà così?

 

Siamo costretti ad interrogarci. E non è mai un discorso semplice; ci si accapigliano sociologi, antropologi, storici e chi più ne ha più ne metta per definire cosa sia una civiltà (“c” minuscola, perché non intendo affatto quella sorta di monoblocco tutto uguale al suo interno di cui si parlava sopra). E il risultato di queste riflessioni spesso è macchiato da una visione ideologica, oppure da pregiudizi, oppure ancora da opportunismo in base al momento storico. Nei giorni immediatamente successivi all’11 settembre 2001 Umberto Eco pubblicò un articolo su Repubblica (Le guerre sante, passione e ragione, 5 ottobre 2001; smanettando sul sito di Repubblica forse lo trovate ancora in linea) che generò grande dibattito, un articolo sulla tolleranza, che è l’unica cosa che può fare incontrare le civiltà (ma poi anche sulla tolleranza storicamente, in filosofia e in sociologia è stato scritto tanto e si potrebbe discutere…).

Secondo Eco il discorso in chiave storica (del tipo la cultura araba del xiv-xv sec. ha prodotto questo e quello, la cultura occidentale ha partorito l’Inquisizione, Hitler e Stalin, però gli arabi hanno avuto il Saladino, l’Occidente ha sviluppato le democrazie, ecc.) non serve perché andando a scavare troveremo magagne e aspetti positivi in tutte le civiltà.  Il problema è che spesso di usano dei parametri (sociali, culturali, tecnologici, ecc.) per cui qualcuno troverà sempre il modo di girare il discorso in base alla propria idea (accettazione e apertura vs razzismo e pregiudizi).

Eco suggerisce allora di educare alla tolleranza delle diversità. Si tratta di insegnare l’accetazione delle differenze fin da bambini, di spiegare loro che le nostre culture sono diverse e perché, ma che queste diversità possono essere una ricchezza, che ci sono comunque delle somiglianze. «Il parametro della tolleranza della diversità è certamente uno dei più forti e dei meno discutibili, e noi giudichiamo matura la nostra cultura perché sa tollerare la diversità, e barbari quegli stessi appartenenti alla nostra cultura che non la tollerano».

 

Ho fatto questa parentesi perché lasciando da parte tutti i discorsi politici e sociologici questo invito alla tolleranza di Eco mi sembra quanto di più corretto possa esserci. Perché un altro 11 settembre non accada più.

 

La tolleranza potrebbe (dovrebbe) essere quindi la direttrice da seguire per dare la giusta rotta al nostro immaginario post-11 settembre. Il dialogo, il tentativo di comprensione reciproca sono troppo importanti. Quella data oggi ha cambiato il mondo (quante volte si è detto che il mondo è cambiato?) ma in peggio, perché ha inasprito lo scontro, perché ha creato una situazione di guerra permanente in cui neanche volontari della Croce Rossa o di ONG possono stare tranquilli, loro che sulla tolleranza hanno costruito le loro vite. È ora di far sì che fra cento anni si possa dire che il mondo sia cambiato in meglio. È una utopia, lo so, però lasciatemi credere a ciò.

 

Il nostro immaginario post-11 settembre è stato e rimarrà influenzato da quelle immagini che tutti abbiamo visto in diretta, lo schianto del secondo aereo, il fuoco, la gente che si buttava dalle finestre, e poi il crollo delle due torri, una dopo l’altra, come fragili castelli di carta. E si è detto talmente tante di quelle volte che ora tutti ti ricordano come sembrasse un film, come non poteva essere vera una cosa del genere.

Questo perché il nostro è un immaginario filmico e televisivo, al punto che per collocare nella nostra testa un evento del genere dove non sia troppo inspiegabile e terrorizzante dobbiamo ricorrere all’idea che cose così le avevamo viste solo al cinema.

 

E a proposito di cinema, a me vengono in mente quei film pre e post 11 settembre dove ci sono, oppure non ci sono più le Torri Gemelle. Perché ogni volta che guardo un film ambientato nella Grande Mela ci penso, l’occhio mi cade sempre sulla skyline della città.

Penso a Manhattan, di Woody Allen, probabilmente uno dei film più belli girati a New York, e soprattutto su New York, perché la città in quel film è la vera protagonista, è il personaggio intorno a cui girano tutti gli altri. E il World Trade Center è lì che svetta quando si vede il profilo della città.

Penso ad un film uscito poco dopo la tragedia, Gangs of New York di Martin Scorsese, in cui nella scena finale si vede la città moderna senza Torri, o meglio le torri ci sono ma sono in trasparenza.

Penso ad un capolavoro come La 25a ora di Spike Lee, sicuramente uno dei film migliori degli ultimi anni, e quello che più di tutti vi fa capire che ferita si sia aperta a Ground Zero per la città e per i newyorkesi. E memorabile è, a livello puramente filmico oltre che emotivo, la scena in cui si vede Ground Zero dall’alto di notte, con le ruspe che scavano (oltre a quella del monologo di Edward Norton di fronte allo specchio). Ma anche nel film di Spike Lee come in quello di Allen la città è la vera protagonista, con le sue mille razze, con i suoi dieci milioni di abitanti la cui vita è cambiata per sempre.

E infine mi viene in mente 1997: fuga da New York di John Carpenter, film del 1981 o giù di lì. Qui la città è stata trasformata in una colonia penale recintata da alte mura per non far scappare i detenuti. È una città in degrado perché non c’è più una amministrazione a tenerla pulita ed efficiente, dove niente è come nella New York che siamo abituati a vedere nei film, niente è riconoscibile tranne, appunto, le Torri Gemelle che svettano alte e su cui atterra col suo aliante Jena Pliskeen (il memorabile ex-militare, mercenario, ribelle al sistema degli USA trasformati in un regime di polizia interpretato da Kurt Russel).

venerdì 9 settembre 2005

Un colloquio

Ok, ve lo dico. Ieri pomeriggio ho fatto un colloquio, è già qualcosa, no? Per ora non è il caso di specificare troppo, ma solo di incrociare le dita.

 

Per il resto niente di che, tutto come sempre. Mi metto a guardare dalla finestra e vedo la pioggia che si sta rifacendo di nuovo battente. Ma quanta ne è caduta negli ultimi giorni? Troppa, per quanto non è che debba andare da nessuna parte… così, è per fare conversazione.

 

Sempre per fare conversazione vi dico che ieri sono ripassato di nuovo in libreria. Sì, la stessa dell’incontro con Joe Lansdale, se qualcuno ha letto il post di qualche giorno fa. Il fatto è che l’ufficio dove ho fatto il colloquio è proprio lì vicino (per usare un eufemismo…), ed essendo arrivato un po’ in anticipo ho perso qualche minuto là dentro. Mettermi a sfogliare qualche libro per me è rilassante, molto rilassante. C’è chi si dedica allo shopping selvaggio, chi si butta a fare sport (anche io quando ero giovane e prestante…), chi chiama un amico e gli chiede di uscire. A me l’effetto di farmi vedere meglio il mondo me lo fanno i libri.

Poi, se c’è da attaccare bottone con la commessa molto carina (e molto carina è un altro eufemismo) che ti chiede se ti è piaciuto come avevano organizzato l’incontro uno scrittore americano, allora, starsene in libreria prima di un colloquio di lavoro è anche meglio.

 

Ah, naturalmente davanti a quel sorriso come non si faceva a non comprare un libro?

giovedì 8 settembre 2005

Non farti fregare

«Cosa pensi dell’Uomo-Capra?»

«Io penso che è il diavolo. Ho detto che può sembrare quello che vuole, e non hanno le capre corna e zampe come il diavolo? Lascia che ti dia una dritta. Tu stai alla larga da tutte quelle cose che piacciono al diavolo, perché se ti trovi con lui, lui ti frega. Capito?»

«Sissignora.»

 

Joe R. Lansdale – In fondo alla palude

Teneri e coccolosi...

Pinguino s.m. Nome comune di diversi uccelli sfeniciformi, della famiglia degli sflenicidi, che vivono nelle regioni australi. (I pinguini, lunghi da 70 a 100 cm, hanno portamento eretto, corpo quasi conico, collo massiccio, becco lungo e forte, piedi palmati, zampe anteriori trasformate in pinne natatorie, piumaggio bianco sul petto, nero o grigio ardesia sul dorso. Sono ottimi nuotatori e si nutrono di pesci. All’approssimarsi dell’epoca della riproduzione, raggiungono a migliaia la terraferma per scavare buche nelle quali la femmina deporrà una o due uova…

 

Quello che un enciclopedia non vi dirà sui pinguini è che amano raggrupparsi in commandos di quattro, composti da esemplari di nome Kowalski e Rico, che sono specialisti di scavi di tunnel che nemmeno Charles Bronson in “La grande fuga”, sono esperti di tecniche di combattimento, di navigazione, nell’uso del pc e sono maestri nell’arte della dissimulazione e dell’inganno. E fanno un sushi niente male.

 

Madagascar by Dreamworks



 

Teneri e coccolosi, teneri e coccolosi… d’ora in poi è la mia parola d’ordine.

 

Naturalmente sono andato a vedere Madagascar, e i pinguini da soli valgono il prezzo del biglietto. Per il resto un film divertente ma inferiore ad altri cartoon. Ma i pinguini non li dimenticherete mai…

martedì 6 settembre 2005

Un pomeriggio con Joe R. Lansdale

A nessuno fregherà niente ma visto che frega a me, e questo blog, fino a prova contraria, è mio, immortalo alcuni momenti di ieri pomeriggio, passato in giro per il centro, per librerie, e soprattutto con Joe R. Lansdale.

 

Parto dalla fine, cioè dal momento in cui comincia a diluviare proprio nel tratto che mi separa fra Largo di Torre Argentina e piazza Madama, dove, nella libreria del suo editore, Fanucci, Lansdale avrebbe incontrato i suoi lettori. Naturalmente l’acqua me la sono presa tutta. Fradicio sono arrivato davanti alla libreria con già un bel gruppo di persone in attesa sotto la pioggia, perché l’orario di ingresso erano le 19. Sarà stata la pietà per il fatto che ci pioveva a catinelle ma quasi quaranta minuti prima hanno aperto la porta e pronto ad accoglierci c’era uno dei più grandi scrittori contemporanei. Camicia a maniche corte nera, jeans neri (nessun cappello da cow-boy come qualcuno pensava), sorriso, capelli quasi tutti bianchi, occhi azzurri (o meglio non li ricordo ma su quella faccia ci starebbero bene), così ci si è presentato questo cinquantacinquenne realmente venerato da legioni di fan e di critici.

 

E allora? Allora si è dimostrato una persona disponibile all’ennesima potenza (al contrario di Faletti che si è presentato in ritardo e con la puzza sotto al naso), pronta a rispondere alle domande dei lettori e a firmare pile di libri (c’è gente che si è presentata con zaini pieni di libri e di fumetti, perché ho scoperto che Lansdale ha firmato pure soggetti e sceneggiature di fumetti). Nel mio piccolo mi sono limitato a farmi firmare i due libri acquistati per l’occasione, Il lato oscuro dell’anima (libro del 1987 arrivato solo ora in Italia), che era l’oggetto della presentazione, e In fondo alla palude. Ripeto, colpisce la disponibilità e la semplicità di quest’uomo che è davvero un maestro della letteratura, che si è cimentato con tanti generi della letteratura popolare.

 

Dopo inizia l’incontro con i lettori vero e proprio, ed è una raffica di domande sulle tematiche principali dei suoi libri: la violenza, il razzismo (secondo lui abbiamo, in Europa, una visione distorta della realtà americana in questo senso: il razzismo in America c’è, oggi, ne più ne meno che in Europa), la povertà, le disuguaglianze sociali; poi il suo saltare da un genere all’altro, la passione per la letteratura di genere; cosa rappresenta il Texas per lui visto che la maggior parte delle sue storie sono ambientate nello stato del Presidente, e lui è notoriamente texano (però, lo ha detto lui, è nato nel Connecticut): questa gliela ho chiesta io (“il Texas è uno stato mentale”, riassumendo); naturalmente anche riferimenti all’attualità (a partire dal fatto che Bush è texano come lui), e allora giù critiche a Bush (“è il peggior presidente che ho mai avuto; al suo confronto Nixon è quasi buono; quello che non mi piace di Bush è, oltre alla guerra, la sua becera religiosità”)

 

Si è parlato di tante cose con Joe Lansdale e purtroppo non mi è possibile riportarle tutte non avendo preso appunti, anche perché non essendo la libreria Fanucci uno spazio molto grande stavamo stretti come un pulcino di struzzo dentro un uovo di gallina, e molta gente, arrivata per le 19 non è nemmeno riuscita ad entrare. Interessanti i riferimenti letterari di Lansdale (glielo ho chiesto sempre io), che sono i grandissimi della letteratura americana (più uno scrittore amico suo che in Italia non è tradotto e di cui non ricordo il nome), come Mark Twain (in assoluto il suo preferito, e Huckleberry Finn è il romanzo che lo ha influenzato di più), Faulkner, Cadwell, Robert Bloch (un classico dell’horror e del thriller: l’autore di Psycho) e qualche altro che ora non ricordo (però io gli avevo chiesto quali erano i suoi riferimenti oltre la letteratura, come nel cinema e nei fumetti, sapendo del suo amore per i B-movies ma il traduttore ha scorciato la domanda). Ad una domanda su quanto i suoi personaggi a volte gli assomiglino ha detto che Hap Collins il protagonista di Rumble Tumble e di altri romanzi, è lui, o meglio la sua vita non è stata così ricca di eventi negativi, ma il suo modo scanzonato di guardare alla vita è il suo; si tratta senza dubbio del personaggio che gli somiglia di più. Mentre il suo racconto preferito (ne ha scritti più di 200, e oltre 20 romanzi) è La notte che si persero il film dell'orrore, veramente un capolavoro, confermo.

 

Rimanendo sull’attualità Lansdale si è detto convinto che, anche se la società americana è cambiata dopo l’11 settembre, divenendo intrisa di paura e di religiosità ottusa e bigotta, le cose su quel fronte stiano migliorando (il problema vero sono le disuguaglianze sociale e il dominio dei soldi e degli interessi finanziari) e che il prossimo presidente sarà sicuramente un moderato e, tra l’altro, il suo candidato ideale sarebbe Hillary Clinton, ma un po’ perché è donna e un po’ perché c’è contro di lei una pesante propaganda negativa, legata ancora alle vicende del marito, ha secondo lui poche possibilità (alla domanda se uscirà fuori che lei ha una storia col fratello di Monica Lewinski lui ha risposto che voterebbe pure per lui, sempre meglio di Bush).

 

Fiiiiùùùùù…. Ho scritto pure troppo, però volevo fissare sulla carta immortale dei bit (se non cancello il blog, o se non muore splinder), il mio incontro con Lansdale (tra l’altro stavo letteralmente gomito a gomito con lui, per poco non lo buttavo già dallo sgabello). Un’ultima cosa, vi ricordo la presenza di Lansdale oggi a Bologna (insieme a Valerio Evangelisti), e nei prossimi giorni a Mantova, per il Festivaletterature, e sempre nei giorni del festival in librerie di Padova e Vicenza (sul sito di fanucci dovrebbero esserci ancora tutti i suoi spostamenti di questi giorni)

 

Tornando indietro, c’è ben poco da dire. Come detto ero uscito in anticipo, non solo per arrivare per tempo all’incontro con Lansdale, ma anche per passare alla Feltrinelli (chi se ne fotte della pubblicità) e approfittare della promozione sugli Oscar. Così mi sono comprato (oltre ai libri di Lansdale di cui sopra) Invisible Monsters, di Chuck Palahniuk, che sapete essere uno dei miei cult, L’opera struggente di un formidabile genio di Dave Eggers (libro intorno a cui giravo da un po’) e infine Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti. Così la lista dei libri da leggere si allunga un altro pochino. E mi chiedo se non sia un eccessivo immobilizzo di capitale fare scorta così di libri…

 

Magari la prossima vi parlo di altro che non siano libri…

lunedì 5 settembre 2005

Ma ce lo devo mettere per forza un titolo?

Allora, come va? Pronti a una nuova settimana? Su, che tanto lavorare non costa tutta ‘sta fatica che certa gente sostiene. Poi vi dirò la mia opinione, quando finalmente lavorerò…

 

Intanto, prima che la gente si stufi di leggere, vi segnalo che contrariamente a quanto avevo scritto qualche giorno fa circa la presentazione del libro di Joe R. Lansdale Il lato oscuro dell’anima che si terrà a Roma oggi alle 19.00, presso la libreria Fanucci di piazza Madama (di fronte al Senato, insomma), vedrà oltre alla presenza di Giorgio Faletti anche la partecipazione dello stesso Lansdale (almeno così sta scritto sul Messaggero di oggi, dove trovate anche una bella intervista allo scrittore). Magari a qualcuno non fregherà niente, però è un’occasione per incontrare dal vivo uno dei migliori scrittori contemporanei. Io stasera sto lì, se qualcuno passa fatemi sapere.

 

Quanto al resto, che posso raccontarvi? Poco come sempre. Cavolo che vita povera di eventi, mica come Hap, il protagonista di Rumble Tumble di Lansdale (che inizia così: sarebbe facile dimostrare che la mia vita è stata povera di sucessi nel campo finanziario come in quello amoroso. Ma nessuno potrebbe sostenere che è stata povera di eventi. Ecco tutto il contrario di me). Ieri sera per esempio sarebbe stato da andare a Villa Borghese per il concerto gratuito di Francesco De Gregori, ma siccome la pigrizia impera, e il tempo era quello che era (infatti a Roma ieri sera e stanotte ha diluviato) sono restato a casa, a leggere un po’ New thing, romanzo solista di Wu Ming 1, che meriterà un approfondimento. C’è da dire, però, che 100.000 temerari nonostante la pioggia a piazza di Siena ci sono andati, sarà sicuramente un bello spettacolo.

 

Ecco, quello che mi manca è un po’ di spettacolo. Non nel senso che dovrei andare per concerti o a teatro. Magari pure quello. Quello che ci vorrebbe è io dovrei diventare spettacolare, naturalmente non nel senso di dedicarmi al canto o alla recitazione. Oltre al possesso di qualche superpotere (in passato mi sono già espresso in favore del teletrasporto), già si potrebbe cominciare dal trovare qualcosa da raccontare qui, no? Per dire, sabato un mio amico ha fatto una festa per il compleanno e sapete tutti come amo questi eventi mondani. Beh, non ci crederete, ma non c’è niente da dire, sempre le solite cose, ci sarete andati a qualche festa, no? oppure, magari, ero io che non buttandomi al centro della festa, restandone più o meno al margine, aspettandone la fine. Pare brutto detto così, brutto nei confronti dell’amico che la dava: oh, ma se mi stavo rompendo le palle che colpa ne ho?

Anche perché in frangenti del genere o bevi una quantità sufficiente di alcol da non capirci più un cazzo e quindi ridi pure alla vista di un gatto che si fa gli affari suoi, o niente. Anche perché, insomma, sempre la solita solfa. Una festa è una festa. C’è chi si diverte a far caciara come quando era ragazzino e chi no. Io non sono cattivo, è che mi disegnano così, come diceva una gran donna (grande nel senso di misure).

 

Ok, ho scritto stronzate a sufficienza. Ma ho un umore strano, un po’ malinconico, o forse sono solo io che sono fatto così. Mi aspetta una settimana in cui devo mettermi sul serio sotto a far qualcosa (oltre a scacciare la zanzara che proprio ora mi ronza in un orecchio), sapete roba come cercare un lavoro.

Poi ci sono le cose importanti, tipo l’incontro con Lansdale stasera oppure passare alla Feltrinelli che c’è la promozione sugli Oscar Mondadori (15% di sconto se ne compri uno, il 30% per tre), così faccio scorta. E poi magari un cinema, che mi consigliate? Io sarei curioso di vedere Seven Swords, che amo il genere, e magari un salto a vedere i pinguini psicopatici di Madagascar, tanto per alimentare ancora di più il fanciullino che è in me. Anche perché per ora non mi pare ci siano state grandi uscite nelle sale.

venerdì 2 settembre 2005

Post in cui ho iniziato volendo dire delle cose e poi ne sono venute in mente altre. Perché io penso sempre

La fine dell’estate, questo periodo fra fine agosto e i primi giorni di settembre è sempre un momento in cui ci si sforza di mettere ordine. Ci sono sempre tante cose da mettere in ordine. Io, per esempio, ho dovuto sistemare molte cose che ora non servono più. Pulizie di fine estate direi.

Ho scavato per mettere ordine nella mia libreria e nei pochi spazi che ho dentro casa mia (che sono veramente pochi, le mie cose sono sparse per case). E allora sono andati negli scatoloni i libri di letteratura delle superiori che ancora non erano andati in cantina e molti libri letti e studiati per vari esami (quasi tutti fotocopiati, perché a me le leggi sul diritto d’autore mi fanno una pippa!), e così fra un comunicazione di questo, un comunicazione di quest’altro, una storia della televisione italiana di Aldo Grasso (che non è mia ma la devo restituire dopo ben tre anni che era sepolta), ho buttato non so quanti chili di carta fra vecchi quaderni di appunti e fotocopie ormai inutili, buone, se avessi un camino, per fare il fuoco.

Tra l’altro scavando ho trovato anche vecchi articoli ritagliati da giornali dedicati a Philip K. Dick, in particolare uno speciale uscito su Duel (rivista di cinema e di cultura dell’immagine, e dell’immaginario, che ora è diventata Duellanti) di 3 anni e passa fa, che trovai in biblioteca. Scavando ogni tanto si trova qualcosa di interessante.

 

Così mettendo ordine e facendo un po’ di posto per i libri e per le mie cose, che sempre crescono, ho fatto pulizie. Ho trovato anche cose che riportano a galla vecchi ricordi, cose che ora non hanno più senso, e di cui è meglio disfarsi. E pensi, allora, alle persone che erano legate a quelle cose, e ti rendi conto che tante volte dovresti fare ordine anche fra i sentimenti e le emozioni, soprattutto per te stesso e anche per gli altri. Fare ordine nella testa, nei pensieri, nelle azioni. E allora pensi che sia meglio liberarti di quelle cose, e te ne liberi, tanto chi te le aveva regalate avrà già messo da parte quelle che le avevi lasciato. Quindi vanno via un biglietto ingiallito, una agenda, mentre non riesco a liberarmi di due libri, ma forse un giorno anche di quelli. Perché io, purtroppo per me, ricordo sempre, e anche quando le cose e le persone non sono più importanti vi resto legato in qualche modo. E forse allora in qualche modo sono ancora importanti, anche se loro non lo sanno.

Non credereste a quante persone, dopotutto, voglio ancora bene, e a quante persone penso e ancora cerco di capirle. E, nonostante tutto, mi auguro sempre che le cose vadano loro bene. Anche quelli a cui a volte penso sapendo di fare male, consapevole che sarebbe meglio far andare il cervello altrove, perché tanto ormai le cose che contano dovrebbero essere altre. Ma, vedete, se le persone entrano nella mia vita, io non le dimentico: posso diventare troppo pigro per cercarvi, oppure troppo deluso e rassegnato per continuare a farlo; o, ancora, siete voi che non volete cercarmi, e chi se ne fotte, peggio per voi; infine ci sono quelli da cui vorresti almeno un saluto, una risposta, due righe, una parola, che non arriveranno mai, e non costerebbero niente, credetemi, se solo tu fossi ancora importante.

 

Il fatto, alla fine, è che se vuoi ricordare qualcuno, sono fatti tuoi, così come se vuoi dimenticare, quale che sia il motivo. Il fatto è che abbiamo bisogno di fare ordine, prima nella testa, poi nel cuore, ma non so quale viene prima, perché il percorso è tortuoso va su e giù come le scale di Escher, e forse la porta giusta sta dove ancora non siamo passati. Anzi, senza forse, di sicuro sta dove ancora non siamo passati. E allora magari fosse così facile mettere ordine, come inscatolare qualche libro e buttare vecchi quaderni. Pensate un po’ c’è anche chi vorrebbe mettere ordine nella sua blogosfera personale, la mia invece piace disordinata come i miei pensieri e i miei post, che sono sempre un po’ schizofrenici. Quindi grazie per aver ascoltato un pochino queste quattro cazzate: è sempre bello sapere che c’è chi ti ascolta quando esprimi parole senza senso, e cerchi di sistemare un po’ di cose, e sei curioso di sapere come hanno fatto gli altri a sistemare le loro, e se spostando, inscatolando, pulendo, da qualche parte ancora c’è uno scaffale da cui possa uscire qualcosa di interessante, in questo inizio di settembre.

Potrebbe

Quello che è successo nel sud degli Stati Uniti, soprattutto in Louisiana, con l’uragano Latrina lo avete visto tutti. Bisogna dire che fa una incredibile impressione vedere quelle immagini provenire dagli USA e non da qualche paese del terzo mondo. Fa impressione sentire Bush che dice che ogni aiuto proveniente dal resto del mondo sarà ben accetto.

I danni a New Orleans e in Louisiana sono, pare, incalcolabili (e la città non sarà agibile per tanto tempo) e si parla di migliaia di morti, naturalmente in maggioranza i più poveri e malati.

 

Ecco, mi vengono alcune riflessioni. Un paio di anni fa lessi uno dei miei libri preferiti, Caos USA (titolo originale Distraction), dello scrittore di fantascienza Bruce Sterling, uno i cui libri sono sempre ben documentati scientificamente e propongono degli scenari che dire credibili, a questo punto, è dir poco. Negli USA del 2044, in questo romanzo, buona parte della Louisiana è sommersa dall’acqua, in seguito ai mutamenti ambientali. Mi pare ovvio che la scelta del luogo non sia stata assolutamente casuale.

 

Gli Stati Uniti hanno scoperto di essere vulnerabili, e di essere sotto il mirino di un nemico molto più pericoloso a lungo termine del terrorismo. Pare che la natura si sia rivoltata, e non è certo un caso. A questo punto gli scenari per il futuro mi paiono ancora più neri. Però si diventa anche cinici di fronte ad una tragedia del genere, che non sembra colpire come dovrebbe, viste le proporzioni, un po’ perché sono gli USA e un po’ perché fa veramente ridere sentire Bush chiedere aiuto al mondo quando loro più che far piovere aiuti (in ogni forma, sia chiaro) sul resto del mondo di solito fanno piovere bombe.

 

Magari GiorgDabliù potrebbe aver capito, se qualcuno glielo ha spiegato con calma e con qualche disegnino, che il clima sta cambiando a causa del riscaldamento globale del pianeta, riscaldamento causato principalmente dalle emissioni di gas serra dei paesi industrializzati. Potrebbe aver capito che forse il protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra non era proprio una idea balzana e accettarlo. Potrebbe aver capito che, anzi, bisogna fare anche di più di quanto previsto dal protocollo di Kyoto. Potrebbe aver capito che magari sarebbe importante promuovere con la comunità internazionale dei programmi di sviluppo sostenibile, investendo anche sulle energie pulite. Potrebbe aver capito che forse di petrolio se ne potrebbe usare qualche goccia in meno. Potrebbe aver capito, allora, che fare guerre per il suddetto petrolio sono soldi sprecati, viste le conseguenze, per così dire, indirette. Potrebbe decidere di risparmiare i soldi della guerra per investirli su questi obiettivi.

 

Oppure potrebbe tranquillamente continuare ad infischiarsene e continuare così come ora.

 

Quale dei due scenari sarà più probabile? Qui ci vorrebbe uno scrittore di fantascienza bravo, per riuscire a rispondere. Perché per ora il primo scenario è proprio fantascientifico.

giovedì 1 settembre 2005

Appuntamenti: Joe Lansdale in Italia

dal sito www.fanucci.it copio e incollo...



Da lunedì 5 a sabato 10 settembre

Lo scrittore Joe R. Lansdale sarà in Italia per presentare il suo ultimo romanzo:

Il lato oscuro dell'anima
Fanucci Editore

 

libro del mese

 


Lunedì 5: Roma

Giorgio Faletti presenta Il lato oscuro dell'anima presso la Libreria Fanucci, piazza Madama, 8, ore 19.00 all'interno dell'appuntamento Aperitivo con... dedicato all'autore texano.


Martedì 6: Bologna


Ore 21.00 incontro con Joe R. Lansdale, intervengono Valerio Evangelisti e Sergio Fanucci, modera Marcello Fois; presso la Libreria della Festa dell'Unità - Parco Nord, in occasione della quindicesima edizione della Casa dei Pensieri.


Mercoledì 7: Milano


Ore 18.30 Luca Crovi e Gianni Biondillo presentano Il lato oscuro dell'anima presso la Libreria Feltrinelli piazza Piemonte, 2.
Ore 20.00 incontro con i lettori presso la Libreria del Giallo, via Peschiera, 1 introduce Tecla Dozio.


Venerdì 9: Padova e Vicenza


Ore 18.00 Joe R. Lansdale firmerà le copie del suo libro presso la Feltrinelli di Padova, via S. Francesco 7.
Ore 19.30 l'autore firmerà le copie del suo libro presso la libreria Librarsi di Vicenza, corso delle Morette, 4.


Sabato 10: Mantova


Ore 14.30 incontro con Joe R. Lansdale e Carlo Lucarelli a Palazzo Ducale - Cortile della Cavallerizza.


Da giovedì 8 a sabato 10


Joe R. Lansdale sarà ospite del Festivaletteratura di Mantova


Ma vi pare giusto che Lansdale viene in Italia e a Roma, non viene lui ma Faletti? Per carità, il suo io uccido mi è pure piaciuto, un discreto thriller, ma niente a che vedere con il grande scrittore americano. E' inutile dire che sarebbe bello stare a bologna nel dibattito con Evangelisti (grandioso scrittore) o a Mantova (che ci sarà pure Lucarelli); fa perfino a Padova e Vicenza, cavolo, e non a Roma! Comunque chi è da quelle parti ci faccia un salto, vi conviene

Però, vabbè, due chiacchere su Lansdale con Faletti me le vado a fare probabilmente. Chi passa per piazza Madama mi faccia un fischio.