Moebius

Moebius

martedì 31 maggio 2005

Dormo

Stamattina mi sono svegliato con un velo di tristezza. Non so nemmeno bene perché, forse lo so, ma non dipende soltanto da quello. In fondo dipende sempre e comunque da me, dal modo strano in cui funziono io. Avrei bisogno di una revisione.

Non è la prima volta che mi metto a scrivere che mi gira male. Il fatto è che cerco ancora di capire cosa ho nella testa, perché nonostante in questi giorni abbia pensato tanto non l’ho compreso ancora. Mi sono laureato, ed è stato un percorso lungo, difficile (non per le difficoltà dello studio, quello mi riesce sempre facile), in cui ho dovuto scalare una montagna psicologica. Ma ci sono riuscito, alla fine. Non sento, però, quella felicità che potrei e dovrei sentire, e non l’ho sentita nemmeno il giorno della laurea.

Mi manca una persona, ma non è solo quello. È che mi guardo intorno e non trovo riferimenti, non riesco a trovare un cartello che mi dica da che parte andare. Vorrei solo essere felice, sentirmi bene, in pace con me stesso, soddisfatto di quello che ho. Ma il fatto è che non ho niente, o almeno niente che mi faccia sentire come vorrei.

Ho bisogno di trovare la strada, ho bisogno di qualcuno che mi accompagni, che mi tenga per mano. Ho bisogno di una tempesta, sento troppo aria di bonaccia dentro di me. Una tempesta di qualsiasi tipo andrebbe bene. Voglio farmi trascinare, e a quel punto vedere dove sono arrivato e cosa c’è per me.

 

Sogni felici che mettono tristezza. Parole che vorrei dire o che ho detto, ma che tanto sono inutili. Parole che vorrei sentirmi dire. Vorrei sentirmi dire qualcosa, qualsiasi cosa, almeno quello. E invece non sento niente. Vorrei svegliarmi. Perché ancora dormo.

lunedì 30 maggio 2005

Acqua, luce e gas

Acqua, luce e gas. Ok, non voglio parlare di bollette, non vi preoccupate! Piuttosto del bel libro di Matt Ruff, anzi esagero, del bellissimo libro di Matt Ruff.

Oltre a parlare di lavori pubblici questo libro parla di molte ma molte cose. Ci sono un sottomarino verde a pois rosa, androidi domestici, giornali fatta di carta commestibile, il più alto grattacielo della storia dell’uomo, una scrittrice-filosofa capitalista resuscitata in un ologramma, una banda di eco-pirati, profughi palestinesi, super-intelligenze artificiali, un bel mistero da risolvere, nano-virus, mostruosi animali nelle fogne di New York, reduci di guerre ancora da svolgersi (come quella per l’area di libero scambio dell’Africa sub-sahariana del 2009) o della guerra di indipendenza americana (e quindi una arzillissima vecchietta di 181 anni), miliardari filantropi per i quali più che i profitti contano le “belle idee” (è proprio fantascienza, eh sì), giornalisti d’assalto, media onnipotenti ma non troppo, vecchi anchor-man dei tg, la “reincarnazione” di J. Edgar Hoover (è il secondo libro che leggo negli ultimi mesi in cui entra Hoover, dopo Underworld di Don De Lillo), Walt Disney, suore antipapali e cattolici eretici.

E poi chissà quanta roba mi sono dimenticato. È pieno di spunti questo libro, non c’è che dire.

 

Ma da questo calderone cosa ci si può tirare fuori? Intanto siamo a New York nell’anno 2023, si sta costruendo il più alto grattacielo della storia, Servi automatici aiutano gli uomini nei lavori di tutti i giorni, e delle bestie mostruose infestano le fogne della città. Così comincia il libro. Poi scopriamo che Harry Gant è il miliardario eccentrico che sta costruendo il grattacielo; che la sua ex-moglie Joan Fine lavora per il dipartimento fogne a caccia di alligatori e squali mutanti; che la sua amica Lexa è una giornalista investigativa che indaga su tutto il marciume della società; che Philo Dufresne è il capitano di un sottomarino di eco-pirati autori di divertenti quanto efficaci azioni per salvare il pianeta; che quasi la totalità della popolazione nera di tutto il mondo è estinta per cause imprecisate…

Poi che succede? Succede che viene ucciso un ricco finanziere e da lì si dipanano tutte le storie incrociate di questi personaggi, tutti legati fra loro. Fino alla scoperta di una incredibile cospirazione.

 

Viste le mie passioni questo libro è perfetto. È un affresco, attraverso la società americana del 2023, delle contraddizioni e dei problemi odierni del nostro mondo, dal razzismo al disastro ecologico del pianeta, alle contraddizioni dell’economia di mercato, della globalizzazione, e di tante altre cose. Un affresco grottesco, surreale e divertente nel suo non voler essere affatto una previsione veritiera di cosa sarà il 2023. Poi il libro è scritto con uno stile veloce, divertente, pieno di battute ad effetto e trovate comiche esilaranti. La vicenda è così assurda da risultare perfettamente coerente, e ogni pezzo combacia con un altro, come un magnifico puzzle, che si monta da sé, perché io, beh, mica ne sarei tanto capace. Le trovate di Ruff sono geniali, soprattutto quando rielabora argomenti e temi chiave del nostro tempo, per non parlare dell’opera di rimediazione che compie su larga parte della cultura di massa e pop contemporanea (a me ha fatto sbellicare la presenza nel libro di film come Star Wars e di Alien).

 

L’ennesimo libro che vi consiglio, ma vi assicuro che ne vale la pena. È un libro che esce dagli schemi della fantascienza ed è più che altro un romanzo di immaginario (e non lo dico solo perché pubblicato nella collana “immaginario” di Fanucci); un romanzo che quindi può essere apprezzato anche da chi non legge fantascienza di solito e che verrà amato da quelli legati, come detto, alla nostra cultura pop contemporanea, anche per motivi di studio, direi. E poi è davvero uno dei libri più entusiasmanti che io abbia letto negli ultimi mesi, ma direi anche anni.

sabato 28 maggio 2005

Siamo tutti stronzi

« “Cosa stai facendo?” chiese Ayn.

“Salvo un imbecille”.

“Ma perché? Questo tipo… rappresenta un valore per te?”.

“È uno stronzo” rispose Joan, il che allarmò Clayton.

“Allora perché lo aiuti?”.

“Empatia, signora Rand”, disse Kite. “Questa è l’America. Qui siamo tutti stronzi” »

 

Matt Ruff – Acqua, luce e gas

giovedì 26 maggio 2005

Voglio una spada laser!

Nella serata della più bella finale di Coppa dei Campioni della storia, dove il Milan ha perso dopo esser stato in vantaggio di tre gol e Berlusconi avrà dovuto prendere qualcosa contro l’acidità di stomaco (ma a farlo star meglio probabilmente ci pensa Rutelli con le sue uscite da democristiano della vecchia scuola: “Berlusco’, ricordate degli amici…”, dopo aver mangiato per anni pane e cicoria…),

io noto appassionato di calcio non ero davanti alla tv a gufare (ma la tentazione di gufare anche contro il Liverpool, storica bestia nera della Roma, c’era…).

 

Ero da un’altra parte, tanto tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…

 

Ok lo avrete capito che ho visto, finalmente, io che sono cresciuto a pane e spade laser, La vendetta dei Sith, il terzo episodio della saga più famosa e di successo del cinema, quella che a partire dal primo film del ’77 ha rivoluzionato il cinema, qualsiasi cosa se ne pensi, lo ammetteranno anche i fan dei film lituani senza sottotitoli…

 

Spade laser a gogo… Tante spade laser, una marea di spade laser, una marea di duelli con le spade laser, un sacco di arti staccati (magari qualcuna è finita pure dalle parti dell’Ulivo…), Yoda che parla sempre nel suo idioma di sardo (anche se verde) spaziale e si esibisce in un sacco di capriole e di salti mortali con la sua mini-spada laser,


 Obi-Wan che è veramente un ingenuo sempliciotto che credete a qualsiasi bufala che gli raccontano (ma si vede che è la Forza a volere questo…), Anakyn che è un altro credulone che si fa abbindolare facilmente, annebbiato dall’amore, dalla gelosia, dalla paura e dalle adulazioni e le promesse di potere, ma già lo sapevamo;


un sacco di azione, spettacolo a non finire, e il solito spirito della saga, i droidi C-3PO e R2-D2 che sono sempre i soliti scemi (ma dovrebbero avere più spazio, cavolo!), personaggi archetipici di ogni favola epica fin dalla notte dei tempi. E poi la nascita di Darth Vader...


 

Ve lo avranno detto già in tanti, ma è il film migliore della trilogia nuova, senza dubbio, ho già voglia di rivederlo.

 

La sequenza iniziale è subito un pugno nello stomaco, vi verrà il mal di mare a vedere tanta azione senza essersi nemmeno allacciati le cinture.


 

Piroette, coreografie, non quasi il tempo di riposarsi che già ci sono spade laser che volteggiano e ronzano nell’aria, sempre più luminose, sempre più belle… Tutto bello! Si è risvegliato il fanciullino che è in tutti noi, quel lato bambinesco che Lucas sa alimentare bene, ancora un bambinone pure lui in fin dei conti (ha sostituito i modellini, i fumetti e i giochi di ruolo con un modellino un po’ più grosso, anche se nella saga nuova di modellini ce ne sono pochi, forse nessuno…).

Era tanto che non stavo al cinema con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Che si può chiedere di più a un film se non la meraviglia e l’incanto?

 

Ok, non è Quarto Potere, o I quattrocento colpi o Il settimo sigillo, ma sono sicuro che Welles e Truffaut si sarebbero divertiti da matti con un film del genere (Bergman non saprei, forse meno…).

 

Quindi… che la forza sia con voi!


PS: c'è pure Chewbecca, chi vuol capire capisca... (per chi non lo abbia riconosciuto è il wookie a destra nella foto)

 

martedì 24 maggio 2005

ho dovuto mettere questo orrendo template perché con l'altro non riesco più ad aprire i commenti! probabilmente non supporta le ultime modifiche di splinder! qualcuno sa darmi una mano?

giovedì 19 maggio 2005

La proclomiamo disoccupato!

Ancora in preda all’effetto delle endorfine che si sono sprigionate dalla mia ipofisi (è l’ipofisi che le produce, boh?) al momento della mia proclamazione alla condizione ufficiale di disoccupato, e non più di studente, vi racconto un po’ come è andata.

 

Intanto devo dire che sono stato preso a tradimento, buttato nell’aula e ne sono uscito con un titolo da mettere sul biglietto da visita. Preso a tradimento perché, mentre me ne stavo pacioso per il corridoio ad aspettare che si avvicinasse il mio turno e mentre salutavo i miei genitori e mia sorella arrivati da pochi minuti, arriva la tipa carina che fa da assistente in seduta di laurea che mi chiama e mi chiede se sono pronto. Pronto? Ma se manca più di un’ora rispetto al programma? E invece dovevo essere pronto perché vista l’assenza del presidente della commissione (tra l’altro il preside della facoltà, M. M., il Papa di Scienze della Comunicazione, e forse prima o poi riuscirà a farsi eleggere anche pontefice) che andava e veniva, l’ordine e gli orari previsti sono saltati.

Quindi non ho nemmeno avuto tempo di agitarmi per bene, come vuole la prassi in questi casi, mi sono trovato col mio professore che faceva la professione e quel che restava della commissione di fronte a me. La tentazione di prendere e scappare c’è stata. Cavolo, era troppo presto, i miei amici ancora non erano arrivati (perché dovevo discutere un’ora dopo) e l’aula, a parte la mia famiglia, era desolatamente vuota.

Cominciamo.

Il mio relatore fa il suo dovere; dopo aver letto (se l’ha letta) la mia tesi nell’ultimo week-end, mi fa una presentazione superlativa, dicendo che la mia è stata una tesi ottima (e mi chiedo ancora se fosse vero o se, piuttosto, non si tratti di cattiva coscienza), originale per l’argomento trattato e per l’approccio adottato; ottima per la documentazione e per le competenze messe in atto, e bla bla bla…

Tocca a me, parto con la presentazione e con la discussione, ben sapendo che mi avrebbero fermato dopo pochi minuti. Prima slide: ok, due chiacchiere introduttive sulle motivazioni di una tesi del genere e sul passaggio dal Web al Web Semantico (l’argomento della mia tesi). Seconda slide: accenno appena appena a cosa sia ‘sto cavolo di Web Semantico e il presidente che faceva le veci di Sua Santità (ancora non ho capito chi mi abbia proclamato…) mi interrompe e passa la parola al correlatore, anzi correlatrice. Ok, la tesi è piaciuta pure a lei, ha apprezzato questo e quest’altro, e parte con la sua domanda, che in realtà sono due, ma la seconda non la ricordo perché ho cominciato cosa dovevo dire per rispondere alla prima e la seconda me la ero completamente scordata: fortuna che mi hanno fermato come al solito prima.

Si sgombra l’aula. Neanche 30 secondi. Mi ributtano dentro a forza. E lì la proclamazione. Come è andata, beh, qualcuno lo sa, 110 e lode, bel modo per entrare nel mondo della disoccupazione.

 

Cosa si prova? Molti se lo chiederanno. Lo chiedo anche io, perché mica l’ho capito. Sinceramente non ho sentito quell’esultanza dentro che mi sarei aspettato, da farmi urlare, togliermi giacca e camicia e mettermi a fare l’aeroplanino come Montella. Però sono felice, sia chiaro. È soprattutto la sensazione di essere più leggero. Per ora basta così.

mercoledì 18 maggio 2005

E' fatta

“Questa commissione la proclama dottore in Scienze della Comunicazione con la votazione di 110 su 110 con l’aggiunta della lode”.

 

Ok, è fatta. Qualche giorno e mi sarò ripreso dallo shock…

Intanto però una comunicazione importantissima. I miei amici mi hanno fatto uno dei regali più belli che potessi desiderare…

 


In questi giorni oltre al Giro penso che mi butterò proprio sulle avventure di Luke, di Han, di Leila, di Obi Wan, del mitico Chewbecca (arrrrrhhhhh....), di D3-BO e C1-P8, oltre che Darth Vader naturalmente...

martedì 10 maggio 2005

L'ATTESA (script per corto) by Militante


Leggi la prima parte da scrivo


Leggi la seconda parte da rael


Leggi la terza parte da sophie


QUARTA E ULTIMA PARTE


SCENA 18 – Ufficio segretaria del sindaco. Interno/giorno.


Marco entra trafelato nell’ufficio della segretaria del sindaco.


SEGRETARIA DEL SINDACO


Assessore Giusti… finalmente!


Forza che siamo in ritardo.


Per fortuna lo sposo non è ancora arrivato!


 


La segretaria si alza dalla sedia, prende la fascia tricolore e la porge a Marco.


MARCO


Allora Signora Merli,


mi spieghi bene cosa è successo!


 


SEGRETARIA DEL SINDACO


(mentre aiuta Marco ad indossare la fascia tricolore)


Il sindaco doveva essere qui per mezzogiorno.


Ha telefonato per dirmi che è bloccato


sull’autostrada per un incidente…


e mi ha chiesto di rintracciarla


per sostituirlo…


MARCO


(sbuffando)


Uff! Ma perché proprio io!


 


SEGRETARIA DEL SINDACO


Beh! Assessore, lei è il più giovane…


e in questi casi…


 


MARCO


Va bene, va bene! Ora però muoviamoci…



SCENA 19 – Ufficio del Sindaco. Interno/giorno.



Marco entra nell’ufficio del sindaco e si sistema dietro la


scrivania.



SCENA 20 – Corridoio palazzo comunale. Interno/giorno.



La segretaria si affaccia sul corridoio e chiama Anna e Karim.


SEGRETARIA


Siamo pronti… potete entrare…



SCENA 21 – Ufficio del sindaco. Interno/giorno.



I due ragazzi e Giorgio entrano. L’assessore Marco Giusti e Karim si guardano e si riconoscono. Sorridono divertiti. La cerimonia del matrimonio civile inizia.


MARCO


Bene! Possiamo cominciare…


 


Mente Marco sta leggendo gli articoli del codice civile, si affaccia sulla porta il padre di Anna, un signore di circa 60 anni. Il signore entra e si mette in un angolo. Anna si volta, il signore gli fa un cenno con la mano. Anna sorride.


FINE


 


 


mercoledì 4 maggio 2005

penso che per un po' sparirò da qui... spero di darvi qualche buona notizia quando tornerò a postare

Dev posso voglio

Mi metto alla tastiera, senza sapere bene perché. Non ci sto molto con la testa in questo periodo, e pensare che dovrei lavorare alla discussione della tesi, che sarà il 17 maggio se a qualcuno non l’ho detto. Penso sempre troppo, mi comporto sempre nel modo sbagliato. Sempre. Mai che io scelga la strada giusta. Mi comporto nel modo sbagliato e do a vedere il lato peggiore di me, quello che mostra i miei difetti peggiori, tutti nessuno escluso. La presunzione di essere meglio degli altri. L’idea che non valgo un cazzo, e forse è vero o forse no. Proprio non saprei. Poi dico cose che non dovrei e non vorrei, e a volte nemmeno me lo ricordo cosa ho detto, e ho paura di aver fatto il guaio definitivo.

 

Sto intraprendendo una lunga salita, che va avanti da tanto tempo, e proprio non vedo la vetta. Mi servirebbe un rapporto di un paio di denti in più, ma la mia bici arriva solo al 23 (e ci arriva davvero solo al 23 la mia bici…). Voglio arrivare su senza spinte, però spero di trovare una faccia conosciuta all’inizio di un tornante, che mi dica di andare, che sono primo, almeno per un attimo. Alla fine della salita, se mai la finirò, perché è un percorso lungo, alla ricerca dell’equilibrio e della sicurezza in me, spero di non aver perso troppo per strada, e di poter gioire, e ridere, e pensare che comunque ne è valsa la pena, per vedere uno spettacolo così (ed è davvero uno spettacolo finire una salita, dopo dieci e più chilometri di sbuffi, di concentrazione per non mollare, perché non ci ho proprio il fisico da scalatore, io. Dico sul serio, chi va in bici per davvero può capirmi). E sedermi, ripensare alla strada fatta, alle persone incontrate, e scoprire che una in particolare ancora c’è. E allora spero di poter ridere e gioire con lei, e della sua felicità e della mia tranquillità, se mai la raggiungerò.

 

Devo ancora rileggere per intero la mia tesi, non perché non ricordi cosa c’è scritto, ma per focalizzare bene ogni punto importante. Devo ancora iniziare a preparare la presentazione. Devo… voglio… posso…

 

È un periodaccio. Ma devo, voglio, posso, uscirne. Per me. Solo dopo verrà tutto il resto.

martedì 3 maggio 2005

Povero me

Cammino come un marziano, come un malato,
come un mascalzane, per le strade di Roma.
Vedo passare persone e cani e pretoriani con la sirena.
E mi va l'anima in pena, mi viene voglia di menare le mani,
mi viene voglia di cambiarmi il cognome.
Cammino da sempre sopra i pezzi di vetro,
e non ho mai capito come, ma dimmi dov'è la tua mano,
dimmi dov'è il tuo cuore?

Povero me! Povero me! Povero me!
Non ho nemmeno un amico qualunque per bere un caffè.
Povero me! Povero me! Povero me!
Guarda che pioggia di acqua e di foglie, che povero autunno che è.
Povero me! Povero me! Povero me!
Mi guardo intorno e sono tutti migliori di me.
Povero me, povero me, povero me,
guarda che pioggia di acqua e di foglie, che povero autunno che è,
guarda che pioggia di acqua e di foglie, che povero autunno che è.

Cammino come un dissidente, come un deragliato,
come un disertore, senza nemmneno un cappello
o un ombrello da aprire, ho il cervello in manette.
Dico cose già dette e vedo cose già viste,
i simpatici mi stanno antipatici, i comici mi rendono triste.
Mi fa paura il silenzio ma non sopporto il rumore,
dove sarà la tua mano, dolce,
dove sarà il tuo amore?

Povero me! Povero me! Povero me!
Non ho nemmeno un amico qualunque per bere un caffè.
Povero me! Povero me! Povero me!
Guarda che pioggia di acqua e di foglie, che povero autunno che è.
Povero me! Povero me! Povero me!
Mi guardo intorno e sono tutti migliori di me.
Povero me, povero me, povero me,
guarda che pioggia di acqua e di foglie, che povero autunno che è,
guarda che pioggia di acqua e di foglie, che povero autunno che è ...


Francesco De Gregori - Povero me

lunedì 2 maggio 2005

Tu che internauta sei?

Voi che internauti siete? Vi giro questa classificazione degli utenti del Web, non serve che vi citi le fonti, sennò dovrei stare a spiegare bene tutto, e non serve.

 

Gli Esploratori: coloro che, in quanto esperti e interessati al mondo della rete, non si limitano a percorrere tragitti pensati a priori ma cercano di ottenere il massimo sia dalla abbondanza dei contenuti sia dalla logica delle connessioni fra questi contenuti. Per gli Esploratori è molto importante anche, o forse soprattutto, il percorso compiuto per arrivare a certi contenuti (che può portare anche da altre parti), e quindi il valore e il senso della navigazione stanno anche nella navigazione stessa.

 

I Professionisti: si muovono a colpo sicuro, a partire da una serie di indirizzi prefissati. Non valorizzano la struttura ipertestuale di Internet per non perdere tempo su percorsi non pertinenti rispetto ai propri scopi. Privilegiano la concretezza dei contenuti (di certi contenuti) sull’improduttività dei collegamenti ipertestuali (di certi collegamenti).

 

La differenza fra queste due tipologie è quella fra chi intende la Rete come uno spazio in cui muoversi e chi la intende invece solo come una collezione di documenti utili ai propri scopi.

 

I Sonnambuli: sono in genere poco consapevoli sia della ricchezza dei contenuti disponibili sia del valore delle connessioni ipertestuali; si muovono generalmente in base a dei bisogni e degli interessi molto definiti e limitati, che generano dei percorsi ricorrenti. I sonnambuli sono l’opposto degli Esploratori, perché considerano i percorsi di navigazione solo come strumentali e cognitivamente nulli. I sonnambuli, poco sensibili al fascino dei link, sono però disposti a farsi guidare dai portali e ai contenuti da essi offerti, riproducendo delle modalità di fruizione proprie dei vecchi media. Non compiono una immersione nella Rete.

 

I Bighelloni: sono affini agli esploratori, in quanto hanno l’attitudine a seguire i link che di volta in volta trovano in Rete, ma lo fanno in maniera più ludica, e meno sistematica, cercano nuovi contenuti, apprezzano le creazioni originali e le componenti più spettacolari, amano le sorprese. La loro fruizione non è però ingenua, perché possono essere spesso esperti e quindi apprezzare oltre che i contenuti anche il modo in cui viene usata la tecnologia e le risorse multimediali a disposizione, quindi gli aspetti formali diventano importantissimi, delineando anche un gusto estetico. Sono molto aperti alle forme di socializzazione on-line, il cyberspazio diventa un luogo divertente da vivere, più che un insieme di contenuti.

 

Il sonnambulo cancella l’eterogeneità (di spazi, di tempi, di logiche) della Rete, il bighellone invece vive in questa eterogeneità, e nei casi estremi l’universo on-line diventa il suo luogo preferenziale.

 

Personalmente mi metto fra i Bighelloni ma non mi ci riconosco del tutto. Diciamo che questa tipologia si presta a far sì che ci riconosca, per certe caratteristiche, ora in una categoria, ora in un’altra. Non è assolutamente esaustiva, però voi che internauti siete?