Moebius

Moebius

sabato 24 dicembre 2005

Auguri di Buon Natale a tutti!


Auguri un po' poveri e veloci, scusate se non passo a salutare uno per uno, ma vado di fretta, che fra poco parto che vado in Abruzzo per le feste.


Vi lascio solo detto che sul Corriere della Fantascienza trovate un'altra mia recensione: dopo "La colazione dei campioni", di Kurt Vonnegut, "L'androide Abramo Lincoln" di PKD (stavolta è nella stessa versione presentata sul blog qualche giorno fa).


Un'altra comunicazione di servizio: mi è stato regalato il cofanetto di Ritorno al futuro (ricchissimo di contenuti speciali, accipicchia).


Ciao a tutti! Ancora buon Natale

giovedì 22 dicembre 2005

"La realtà! Avere a che fare con lei è uno scherzo. E' quando non siamo più noi stessi, nel sogno, che tutte le perversioni riaffiorano per assistere allo spettacolo del nostro terrore interiore."

Claudio Bimbi - Confessioni di uno scrittore impazzito e del suo dottore

mercoledì 21 dicembre 2005

Seven Sevens

Ily Noire mi ha girato questo test. Nella totale mancanza di ispirazione a scrivere cose intelligenti lo giro ad altri sette sventurati. Non odiatemi

Sette cose che spero di fare prima di morire:



  1. Il giro del mondo

  2. Andare a vivere da solo (sembra facile ma non lo è...)

  3. Vedere un altro scudetto della Roma (eh...)

  4. Scrivere un libro

  5. Fare il giornalista (ormai il cassetto lo posso pure chiudere a chiave)

  6. Un gran fondo di ciclismo (dovrei riprendere la bici prima, ma questo lo faccio sicuro, almeno prima di morire)

  7. Vedere una macchina volante: da piccolo ero convinto che le avrei viste. Ci spero ancora



Sette cose che non so fare:



  1. Nuotare

  2. Guidare

  3. Disegnare

  4. Volare

  5. Camminare sull'acqua

  6. Schioccare le dita

  7. Restare in equilibrio su un pallone



Sette cose che mi piacciono del/della mio/a ragazzo/a (o del/della tuo/a migliore amico/a):


premessa, avessi la ragazza non starei qua a fare ste cazzate! Quindi, mi astengo per protesta


Sette cose che dico spesso:



  1. Ciao

  2. Cazzo

  3. Dick

  4. Relativamente

  5. Fico

  6. che palle

  7. Che c'è per cena?


Sette libri che amo: 



  1. Ubik, di PKD

  2. Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, sempre PKD

  3. Dance Dance Dance, di Haruki Murakami

  4. Underworld, di Don De Lillo

  5. Neuromante, di William Gibson

  6. Q, di Luther Blisset

  7. Il signore degli anelli, di J. R. R. Tolkien (letto all'età di 12 anni, niente mode)


Vabbè sempre la stessa roba, insomma


Sette film che amo e che rivedrei in continuazione:



  1. Pulp Fiction (e per Tarantino mi limito a questo, ma li prenderei tutti in blocco)

  2. The Blues Brothers

  3. 1997 Fuga da New York

  4. Star Wars (la trilogia originale tutta di un fiato)

  5. Blade Runner

  6. eXistenZ

  7. Alien


Però, cavolo, Apocalypse Now, tutto Kubrick, un sacco di film di Woody Allen...  Come per i libri, proprio non riesco a fare classifiche del genere.


Sette persone a cui passerei il testimone di questo Seven Sevens:
1. Smokecity
2. Crazybabygirl
3. Kusanagi
4. Codega
5. Zoestyle
6. Sidgi
7. Nikkio

martedì 20 dicembre 2005

Auguri ad una nuova dottoressa... e qualche parola per un'altra amica

Qualche giorno di assenza. Non vi preoccupate, non è successo niente di interessante da stravolgere la mia esistenza. Di cose di cui parlare naturalmente ce ne sarebbero tante, con tutto quello che si legge sui giornali (Fazio farà la fine che merita?) o con quello che leggo io.

Però a volte piuttosto che parlarne via blog è meglio davanti ad un bicchiere di vino (con qualcuno di voi ho già avuto il piacere: prima o poi dovrò ricambiare la visita!), e lasciar fluire fuori da ogni orifizio i pensieri. Orifizio? Lo lascio, ad ognuno la libera interpretazione.
Come ieri sera per esempio, in cui in una cena piacevole abbiamo festeggiato un'amica che si è lauretata (auguri, Dottoressa con lode!), l'ultimo highlander che ancora mi teneva incollato alla facoltà (era parecchio che non ci andavo e ha fatto un effetto strano). Ora che non ne è rimasto nessuno che si deve laureare (cazzo che amici secchioni: quasi tutti prima di me, tranne alcune meritevoli eccezioni, e un sacco di lodi), chi proseguirà la stirpe?

Pensandoci bene, il gruppetto che abbiamo formato all'Università è uno di quelli che credo abbia tirato il meglio dalla mia facoltà: intanto tutti o quasi con punteggi alti al test di ammissione, quando c'era il numero chiuso (non vi dico come sono arrivato io su migliaia di persone), poi, come detto, i risultati si sono fatti vedere, e non solo per il mero calcolo matematico di voti. Devo dire che ho avuto culo, chissà chi avrei potuto incontrare (poi se non avessi incontrato l'amico di avventure Wiseman, che forse avete visto nella foto con Darth Vader, con chi avrei parlato di cazzate tutti questi anni? Oltre a Massi, ovvio, a cui con ritardo di 5 mesi abbiamo regalato per la laurea lo stupendo cofanetto di Ritorno al futuro: lo voglio anch'io! Ma io per la mia laurea ho avuto in dono dalla forza qualcosa di più grande.

Parliamo d'altro. Oggi è 20 dicembre. Embé?, direte voi. Embé niente, rispondo io, affari miei. L'anno scorso ho incontrato un'amica davvero importante, che sono contento di aver conosciuto per i più svariati motivi, per la prima volta. C'era un convegno alla mia facoltà in cui interveniva anche un suo amico, e allora abbiamo approfittato per fare questo incontro blogghereccio. Poi, mi ha fatto vedere il suo ufficio e dove lavora, e mi ha un po' spiegato come funzionava. Tralascio che ora sto lì anche io: è inutile dire grazie a chi, no? Certo, se avessi saputo che cosa c'era oltre la porta che non avevo mai varcato nelle mie visite regolari da quelle parti, forse...
No, no, sono contento: non pensare male! Poi, vedete? al di là del lavoro, è stata un'amicizia in cui anche poche parole e pochi incontri sono stati importanti per cementare un bel rapporto nato qui. Alcune parole molto importanti in un momento di sconforto non le dimenticherò mai, così come le congratulazioni per la laurea (peccato che non c'eri, mi avrebbe fatto piacere) che so essere state davvero sincere e sentite. La cosa bella, è che quando vado al lavoro tutti i giorni la prima persona che vedo è sempre la mia amica, ed è il modo migliore per iniziare la giornata lavorativa, perché mi tirano su il morale un sorriso e un cenno affettuoso, tanto da riuscire a digerire pure "la vita in diretta" e quasi quasi pure "tutte le mattine". E' un peccato che spesso non c'è tempo per parlare un po', perché è sempre bello sentire che hai da raccontare, amica mia.

Mi ritengo fortunato, perché in questo caos in cui quotidianamente siamo sballottati ho trovato qualcuno in grado di darmi un mano a mettere un po' d'ordine, a cercare e trovare un minimo di stabilità per mantenermi in piedi al di là delle mie fissazioni, delle mie frustrazioni, delle mie malinconie, a cominciare dal lavoro, e ad avere un po' più di fiducia. Quante volte vi capita di cercare il modo per dire a una persona che le volete bene e che è ormai importante per voi? Ormai non scappi più, saremo amici fino a chissà quando, eh? Non voglio scherzi.


Ora non dirmi più che non ho scritto niente per te, eh?

venerdì 16 dicembre 2005

Le lettere di Dick

In questi giorni ci sarebbero tante cose di cui parlare, ma per ora mi tengo lontano da argomenti "politici". Vi segnalo, quindi, questa interessante notizia letta sul Corriere della Fantascienza: in Inghilterra sta uscendo l'ultimo volume di una serie dedicata all'epistolario di Philip K. Dick. The selected letters of Philip K. Dick 1980-82 raccoglie gli scritti dell'ultimo periodo di vita dello scrittore, essendo morto nel 1982, in cui Dick era ossessionato dall'esperienza mistica che diceva di aver avuto nel 1974, quando vide Dio nella forma di un raggio rosa (esperienza raccontata poi nella Trilogia di Valis, che ammetto di aver letto in un momento in cui non ero in grado di comprenderla, e infatti mi lasciò un'impressione di assoluto straniamento: fortuna che sono andato avanti a leggere Dick, sennò di che vi parlavo?), esperienza che emerge dalle lettere. Naturalmente, per chi fosse interessato alla produzione non-fiction di Dick, prima che le lettere arrivino in Italia, ci sono le raccolte di saggi e scritti filosofici pubblicate da Feltrinelli.


mercoledì 14 dicembre 2005

Stamattina, nonostante questo periodo io non giri per blog, sono capitato per puro caso, attraverso una pagina su cui ero passato altrettanto per caso, sul nuovo blog di una persona a cui ho voluto bene. Altro indirizzo, altra piattaforma. Mi ha fatto un effetto strano: è un po' come rivedere, dopo tanto tempo, una persona che è stata molto importante e ha rappresentato tanto, ma di sfuggita, oppure rimanendo nell'ombra, senza che lei se ne accorga, e vedere che è sempre lei, anche se molto più matura e se per alcune cose la sua vita procede diversamente altre passioni e interessi sono sempre uguali.


Strano misto di nostalgia, di domande, di vecchi rancori e dissapori, di curiosità di fare due chiacchere che so che vorrei fare solo io, e forse nemmeno io so se vorrei farle. Mi sento malinconico.

lunedì 12 dicembre 2005

Resuscitare Abramo Lincoln

Leggendo la enorme produzione di Philip K. Dick si può rimanere ancora stupiti di come lo scrittore americano si riveli sempre una fonte di spunti di riflessioni, oltre che di sorprese narrative, ad ogni nuovo libro che si legge, come ne L’androide Abramo Lincoln, ripubblicato da Fanucci nella Collezione Dick.
Questo libro, parente stretto dei successivi capolavori Ma gli androidi sognano pecore elettriche? e I simulacri, ha avuto un percorso travagliato essendo stato scritto nel 1961, pubblicato in rivista come A. Lincoln Simulacra solo nel 1969, ed infine in volume nel 1972, col titolo definitivo di We Can Build You. Il romanzo quindi è stato scritto all’inizio del periodo più prolifico di Dick ed è naturale notare una sorta di continuità con molti altri libri successivi, trattando, oltre a quelli legati agli androidi, i temi delle psicopatologie come vere e proprie malattie sociali, simbolo di un più vasto disagio diffuso in larghi strati della società; l’impotenza dell’individuo di fronte alla complessità del mondo tecnologico che sta nascendo; la riscrittura e la rilettura della storia alla luce di diversi valori etici, e attraverso e le azioni e la psicologia di figure come Lincoln o Edwin M. Stanton, il suo ministro della guerra; la dark-haired girl, sorta di archetipo femminile da cui Dick e i suoi personaggi sono attratti irresistibilmente e respinti allo stesso tempo; la ricerca continua, attraverso le mediocrità dei protagonisti ed i loro limiti, di una via di uscita da una realtà in continua evoluzione, seducente ma foriera di paure più grandi della comprensione che gli individui ne possono avere.

Come ha scritto Carlo Pagetti nell’introduzione a questa nuova edizione, L’androide Abramo Lincoln risulta un romanzo ibrido, in quanto è sia romanzo fantascientifico (creando un contesto fantascientifico) che un romanzo realistico, raccontando il percorso del protagonista, Louis Rosen, verso la schizofrenia e lo scollamento dalla realtà, dietro l’impulso che lo fa innamorare della giovane Pris, la figlia del suo socio Maury Rock, e che ha disegnato ed ideato i due simulacri di Stanton e di Lincoln. Pris stessa (sorta di madre dei due androidi) può essere considerata il centro del romanzo, il personaggio intorno al quale girano gli altri, esercitando un potere attrattivo direttamente proporzionale alla sua instabilità (la ragazza è uscita da poco da una clinica psichiatrica), durezza, cattiveria e determinazione nel perseguire i suoi scopi. Scopi, che si traducono nel voler incontrare a tutti i costi il miliardario Sam Barrows, che tenterà di entrare nell’affare dei simulacri, e che usando Pris ne sarà egli stesso vittima, sfuggendo la ragazza ad ogni schema, in virtù delle sue psicosi.
Louis innamorandosi di Pris svilupperà e moltiplicherà le sue ossessioni, identificandosi sempre di più con Abramo Lincoln e con i suoi problemi e la sua vita, creando sempre più un rapporto col simulacro che più che di amicizia sarà di dipendenza, aggrappandosigli per trovare la determinazione di strappare Pris a Barrows, con l’unico risultato di sfociare nella pazzia e tentare di fuggire dalla realtà, forse per essere più vicino alla ragazza che lo ha ingannato e deriso.
I due simulacri in tutto questo fanno da mediatori, non vogliono farsi vendere e quindi diventare prodotti commerciali, discutono di politica e di filosofia, ambiscono a posizioni di potere, come Stanton, o si tuffano nel piacere della lettura di libri per bambini, come Lincoln, incantato da Peter Pan e da Winnie the Pooh, e sempre pronto a lasciarsi andare ad un velo di tristezza e di depressione. Sono uomini d’altri tempi, di sani principi e valori ma del tutto inadeguati a quel 1982 in cui Dick li fa resuscitare, ed in cui si immagina, per scopi commerciali, che si possa rimettere in discussione il risultato della guerra di secessione facendola combattere di nuovo da eserciti di simulacri.

domenica 11 dicembre 2005

Soldi spesi

Buongiorno e buona domenica! Come state? E' successo qualcosa di interessante?
A me niente di nuovo. Intanto vi segnalo questa mia recensione pubblicata sul Corriere della Fantascienza (l'indirizzo è quello giusto...).

Poi, ieri appena uscito dal lavoro sono andato direttamente a Romics, come ogni anno, a vedere che aria tira, a vedere un po' di gente mascherata (cosplayer dicono gli esperti), ho fatto una foto con Darth Vader (quando Wiseman me la invia ve la faccio vedere), ho girato fra gli stand a vedere un po' di fumetti (molti giri veloci, visto che quest'anno la fiera del fumetto è diventata ancora più piccola). Mi sarebbe piaciuto trovare qualcosa di Sin City o di Sandman ma non ho visto niente: un albo di Sandman imbustato che costava pure parecchio. Ho comunque comprato qualcosina: un paio di albi di Rat-man (mi innamoro delle copertine), uno di Ken Parker, e Ghost in the shell, consigliatomi caldamente (visto che non sono affatto esperto di manga) e che leggerò presto (e se mi piace comprerò pure il 2, allora). Ah, e poi il dvd di Kill Bill vol. 2 a prezzo onesto. Forse gli ho lasciato troppi soldi, chissà...


Tutto Rat-Man 5Tutto Rat-Man 14


 


Copertina del volume


 


 


 


 


 


 


In attesa di aggiornamenti più proficui, ancora buona domenica a tutti.

giovedì 8 dicembre 2005

Italiani in guerra

Oggi su Rai News 24 hanno trasmesso un altro filmato interessante, non forte e sensazionale come il reportage sulle bombe al fosforo di Falluja ma comunque importante, secondo me.


Il reportage, intitolato "Nassiriya, agosto 2004: un giorno di guerra" mostra la terza battaglia del ponte, combattuta dai soldati italiani in Iraq. Il documente in sé non mostra niente di clamoroso: ci sono dei nemici che vogliono conquistare il ponte in questione ed i soldati italiani che lo difendono. Ok, che c'è di strano in quello che si vede? Niente, è naturale: sono soldati addestrati per quello, per sparare, per colpire il nemico ed eventualmente "annichilirlo" come dice uno dei soldati che si sentono nel filmato. Quello che colpisce è che è evidente e sotto gli occhi di tutti che allora abbiamo partecipato ad una guerra, se qualcuno aveva dei dubbi; e fa impressione sentire i nostri soldati gioire per aver ammazzato qualcuno come se fosse normale. Certo che è normale, sono militari e sono in guerra. Anche se hanno cercato di convincerci che noi in guerra non ci siamo stati.


Chi fosse interessato trova il filmato qui, sul sito di Rai News 24.

mercoledì 7 dicembre 2005

Consigli per gli acquisti

Da quando ha aperto la Feltrinelli vicino casa mia è diventato un incubo, sto sempre lì dentro, più di quanto non facessi magari facendo un salto andando al lavoro.

E in pochi giorni ho già provveduto a fare diversi acquisti, Asce di guerra, di cui vi ho detto giorni fa, e saggi per un mio personale percorso autodidattico. Ieri poi ho comprato altri due romanzi, che mi sento di consigliare nel caso non sappiate che libri regalare a Natale, o vogliate regalare qualcosa di diverso dai soliti libri.

Intanto Memorie di un nano gnostico, di David Madsen (Meridiano Zero), consigliato caldamente a tutto il Web da Sidgi; consiglio, che ho seguito volentieri perché mi è venuta voglia di leggere le avventura del nano Peppe.
Un altro, che non era previsto, l'ho preso perché mi ha ispirato di primo acchitto, e l'ho visto un po' per caso; mi ha attratto perché libro di fantascienza di un giovane scrittore italiano, e mi sono sentito di dargli fiducia. Si tratta di Confessioni di uno scrittore impazzito e del suo dottore, di Claudio Bimbi, pubblicato da Edizioni Clandestine (visto che domani a Roma inizia la fiera della media e piccola editoria, oltre a Romics, sponsorizzo due libri pubblicati da editori indipendenti).

Ok finiti i consigli per gli acquisti: quando li leggerò vi dirò maggiormente in dettaglio. Nonostante abbia una pila alta così (immaginate "così") di libri da leggere questi, visto che mi incuriosiscono particolarmente li leggerò presto.


Ah, altri due consigli per gli acquisti, trattasi di fumetti, che ancora non ho acquistato: il volume uscito per il decennale di Sandman, Il cacciatore di sogni, e la nuova edizione di V for Vendetta, di Alan Moore e David Lloyd.

martedì 6 dicembre 2005

Quanto sei bella Roma...

Alzarsi la mattina e fare colazione davanti alla tv a volte porta qualcosa di buono. Per esempio stamattina ho visto davvero con piacere "La storia siamo noi", con un bellissimo documentario sulla mia città, sui progetti in atto per riqualificare interi quartieri e per creare o ricreare nuovi spazi urbani in cui costruire (e che si costruiscono in funzione di) un nuovo tessuto sociale e culturale della città.

La città eterna insomma sta cambiando e cambierà, sia in centro, che non è più intoccabile, che nelle periferie e nelle zone intermedie. Dell'Auditorium - Parco della musica progettato da Renzo Piano si è parlato tanto e più o meno è l'opera più nota fra quelle nate in questi anni o che stanno per sorgere. Interi quartieri stanno per essere ristrutturati e riqualificati grazie a progetti di architettura contemporanea che uniscono e l'estetica (ma sul gusto si può discutere, e a me non pare il caso) e la funzionalità di nuove strutture che sono destinate a non essere cattedrali nel deserto. Nel quartiere Ostiense già da qualche anno è ricominciata la riqualificazione, con gli edifici dell'Università di Roma Tre, veri e propri esempi di grande architettura, e con il progetto di un architetto olandese per la costruzione della granze mediateca e area culturale e di divertimento nel sito dei vecchi Mercati Generali; così come all'ex Mattatoio di Testaccio nascerà la città degli artisti; così come nascerà la città della scienza fra le due sponde del Tevere con un nuovo ponte pedonale, riqualificando quegli ex complessi industriali dietro casa mia dove già è sito il Teatro India.

In centro già da anni si stanno portando avanti lavori e progetti, come il nuovo MACRO, il museo di arte contemporanea che è già in costruzione, o la nuova sistemazione della Galleria nazionale di arte moderna a Villa Borghese (dove sono nati anche il Globe Theatre e la Casa del Cinema); nuovi edifici che si inseriscono nel tessuto storico del centro, in cui nei secoli si sono stratificate architetture di ogni genere; verranno fatti lavori ed interventi nei quartieri dell'EUR, Flaminio, Tiburtino con la nuova stazione Tiburtina, e tante altre cose che ora mi sfuggono, anche nella viabilità (è in discussione la riqualificazione della zona dei Fori, sventrati dal fascismo con via dei Fori Imperiali, che ne è mangiata una parte e che pare, verrà eliminata e sostituita da una strada più piccola pedonale e per i mezzi pubblici ma questo è davvero ancora lontano).

Al di là dei singoli progetti mi piace vedere Roma trasformarsi, finalmente in meglio, dopo che per decenni è rimasta immobile, e laddove si è mossa lo ha fatto creando periferie-casermone, luoghi automaticamente trasformati in ghetti (e sono previsti lavori anche in questi quartieri, per esempio con la costruzione di tre nuove scuole, in quartieri dove non ce ne era nemmeno una). Si sta tentando di trasformare l'immaginario di una città vissuta sui fasti del passato ma in cui la contemporaneità ha portato più guasti che novità. L'esempio dell'Auditorium è significativo: non solo è un luogo dove si tengono concerti ma è diventato un punto attrattivo di cultura e socialità che da valore ad un intero quartiere.

Lavorare sulle architetture di una città significa lavorare anche sull'immaginario di chi la vive e renderla più a misura d'uomo, cercando di incidere positivamente su chi vive quotidianamente un quartiere, operando laddove è possibile; significa anche far evolvere una città secondo un immaginario tutto nuovo, contemporaneo e proiettato in avanti; ed è anche, secondo me, un modo per vivere meglio anche la storicità di una città come Roma, per valorizzare l'antico accanto al moderno. E passo dopo passo migliorare anche chi abita la città, rendendo le periferie più inclusive e non più dei corpi estranei al resto della città. Includendo così anche larghe fasce sociali.

Banalmente credo che questo sia un metro di giudizio importante per valutare il modo in cui si è governata una città, oltre a tutti gli altri problemi pratici di ogni giorno, ma che derivano anche da un assetto urbanistico insufficiente alle attuali esigenze; per esempio il traffico: Roma è cresciuta negli ultimi 50-60 anni in modo del tutto disorganico ed è naturale che le arterie di comunicazione non siano sufficienti; non si può fare a meno che pensare a lungo termine partendo dalla base, che è la trasformazione della città trasformando e creando nuovi luoghi (per esempio dovrebbe essere avviato il progetto per mandare sottoterra il pezzo di lungotevere davanti all'Ara Pacis, ottenendo uno snellimento del traffico ed una riscoperta dell'area superficiale ora abbrutita dalle auto: questa per ora, come quella dei Fori imperiali è ancora fanta-architettura).

Il discorso è lungo e mi fermo qui, spero di essere riuscito a convincere qualcuno (soprattutto a Roma) sulla bontà di questi progetti come mi sono lasciato convincere io.

lunedì 5 dicembre 2005

Le storie sono asce di guerra da disseppellire

Interrompo la pausa nel modo a me più congeniale, accennando qualcosa sul libro che sto leggendo, Asce di guerra, di Wu Ming e Vitaliano Ravagli. Ci sarebbe anche una recensione su L'androide Abramo Lincoln di Dick ancora da scrivere, e lo farò perché è un bel libro.

Però vista questa mia pigrizia mentale e dattilografica (soprattutto mentale e intellettuale: ma forse è sbagliato perché riguarda il blog, perché per altri versanti sono preso da raptus di stimoli intellettuali autodidattici che si traducono nella voglia di tuffarsi su alcuni argomenti, fra sociologia e filosofia, ma ne parlerò ancora, forse per sfuggire alla pigrizia emotiva), per ora butto giù qualche riga su questo libro del consorzio narrativo e di Vitaliano Ravagli, anche se ancora devo arrivare a metà.

I componenti di Wu Ming sono arrivati a conoscere Ravagli, come scrivono loro stessi, su indicazione di Carlo Lucarelli mentre cercavano materiali e storie da inserire in 54, libro bellissimo di cui vi parlai già a suo tempo. Vitaliano Ravagli era un ragazzino ai tempi della guerra partigiana, quindi troppo giovane per combattere; comunista, partì ed andò a combattere in Laos contro i francesi al fianco dei comunisti locali e del Vietminh. Una vita a dir poco avventurosa a cui Wu Ming ha deciso di dare respiro autonomo perché troppo intensa e forte per essere solo una sotto-trama di 54.

Asce di guerra (ripubblicato da poco in una nuova edizione) è, per ammissione degli autori, un terzo autobiografia, un terzo fiction e un terzo saggio. E da questo ibrido nasce un libro avvincente che ti riempie la testa di tante cose, che ti spinge a riflettere, che ti fa venire voglia di conoscere e saperne ancora di più. Perché questo libro parla delle guerre di Indocina, ricostruendone, brevemente ma efficaciemente, la storia e le ragioni politiche e culturali; ti racconta tante cose della storia italiana, dell'amnistia di Togliatti che ha lasciato in giro fascisti della prima ora, mentre chi aveva combattuto contro di loro magari veniva perseguito ed era costretto a scappare e rifugiarsi all'estero; una storia, questa, che riguarda i comunisti ed il PCI, ma non solo, con lo scelbismo ed il clericalismo degli anni 50, tenendo conto anche di quel clima di revisionismo storico che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede.

Quindi, la storia di Ravagli, la Storia e le storie raccontate dai Wu Ming si fondono in modo forse ogni tanto schizofrenico ma il risultato è di alcune pagine eccezionali, in cui si smitizza molta storia patria e si cerca di capire le ragioni dietro certi avvenimenti, e tante cose anche dell'Italia di oggi, se è vero, come si dice nel libro, che questo è un paese che è rimasto fascista nell'anima, perché quando fu giusto non si fecero i conti col passato nel modo che avrebbe chiuso per sempre quella pagina (e di fronte al clericalismo di oggi sembra difficile non pensarci e dare ragione agli autori).
Il tutto con sullo sfondo sempre l'orientamento principale dei romanzi firmati Wu Ming: i fili della Storia che si intrecciano sempre con le storie individuali, quelle di fantasia come quelle vere, che sembrano molto più fantasiose, ancorché facciano parte di un rimosso storico (quanti hanno mai sentito parlare di italiani che partivano per l'Indocina per combattere?). E quelle che emergono sono sempre le radici più profonde di quello che è accaduto negli ultimi 50 anni, delle guerre calde e fredde, fino a quelle di oggi: questi fili fanno tutti parte di una stessa matassa, che può essere sbrogliata solo scegliendo un lato da cui guardarla. Magari di parte, ma almeno sai quale parte.