Moebius

Moebius

venerdì 31 agosto 2007

Distillato

«Qualsiasi altra cosa abbia fatto, apertamente e ripetutamente senza mai cercare scuse e giustificazioni, violando ogni regola che si frapponeva fra me e l’oggetto dei miei desideri, qualunque fosse, ho cercato di separare qualche grano di verità dalle tonnellate di stronzate. La verità è il distillato del significato dei fatti, poiché ogni verità confutata da un fatto è pura illusione.»

Edward Bunker – Educazione di una canaglia

mercoledì 29 agosto 2007

Non ammalatevi in America!

Venerdì scorso, il giorno dell'uscita, sono andato a vedere Sicko, l'ultimo documentario di Micheal Moore, che questa volta ha deciso di aprire uno squarcio sul sistema delle assicurazioni sanitarie negli Usa. Dimenticatevi il Dr. House, E.R., Grey's Anatomy e pure Scrubs.


Come in ogni film di Moore si riesce anche a ridere dei drammi e delle assurdità, per noi, che racconta ma lascia l'incredibile impressione che qualcosa a questo mondo non va se nel paese più ricco, forte e potente la sanità debba premiare solo le fasce più alte della popolazione, quelle che possono permettersi un'assicurazione, e lasciare completamente senza copertura circa 50 milioni di persone (50 milioni: quasi l'intera popolazione italiana, mica bruscolini!).


A me ha divertito, se si può dire, scoprire che tutto questo sistema è nato ai tempi di Nixon: sembra che ogni male dell'America derivi da Nixon (lo stesso Dick lo considerava una sorta di incarnazione del male).


E' inutile raccontare le singole storie raccolte da Moore: cancri non curati o scoperi in ritardo per esami diagnostici non eseguiti perché non pagati dalle assicurazioni, interventi chirurgici non eseguiti... Il fatto è che Moore si è concentrato su quelli che l'assicurazione ce l'hanno, non ha parlato di quelli che non possono pagarsela. E allora si scopre che spesso nemmeno chi paga gode di una buona sanità negli Usa perché le compagnie di assicurazione fanno di tutto per non pagare le cure necessarie, pagano investigatori per scoprire quale insignificante malattia precedente una persona non ha dichiarato al momento di stipulare una polizza, cercano ogni cavillo per risparmiare soldi, al punto che una dirigente sanitaria che ha negato le cure ad un paziente, poi deceduto, ma ha fatto risparmiare alla sua compagnia mezzo milione di dollari fa carriera.


La parte veramente divertente del film è quella in cui Moore va in Canada, Gran Bretagna e Francia a vedere come funziona la sanità pubblica e "scopre" che lì, così come da noi, tutti (anche gli stranieri) vengono curati negli ospedali pubblici, senza alcuna distinzione e che spesso le cure sono eccellenti. E toccante è la storia di alcune persone ammalatesi gravemente mentre lavoravano a Ground Zero dopo l'11 settembre che non vengono curate negli Usa (l'America non si occupa dei suoi eroi...) e che Moore ha portato a Cuba per far ricevere loro cure di prima qualità e medicinali a costi irrisori rispetto a quello che vengono pagati negli Usa, realizzando, infine, una sorta di gemellaggio fra i pompieri cubani e quelli americani.


Chiudo con tre note:


Un'altra cosa che colpise del film di Moore è la propaganda usata negli Usa contro la sanità pubblica, parlando di primo passo verso il socialismo, verso le restrizioni della libertà, ecc.


Fra qualche mese dovrò andare negli Usa per concludere il mio benedetto master: dovrò stare attento a non ammalarmi!


Infine, perso fra i titoli di coda Moore ha ficcato un ringraziamento a Kurt Vonnegut, presumo per l'impegno civile e politico del grande scrittore scomparso, una vera voce fuori dal coro che negli ultimi anni della sua vita (ma a dire il vero basta leggere i suoi libri, in particolare La colazione dei campioni) ha criticato lucidamente la strada presa dall'America, un paese che si dimentica dei più deboli. Alla faccia di chi pensa che la fantascienza non serva!

sabato 4 agosto 2007

In vacanza

Dopo tempo immemorabile, sono finalmente in ferie! Ferie brevi, fra una settimana ricomincio a lavorare ma almeno stacco qualche giorno, per prepararmi a mesi intensi, durante i quali il master entrerà nel vivo (inizieranno le lezioni americane) e i giorni di riposo saranno quasi nulli. Quindi una settimana ora è davvero ossigeno, speriamo che riuscirò a buttar via tensioni e scazzature dedicandomi alle mie letture e all'ozio. Per chi se lo stesse chiedendo non andrò da nessuna parte, giusto qualche giorno in Abruzzo, che è una vita che non vedo la nonna.


Gli ultimi giorni mi sono trascinato tipo zombie al lavoro, con una voglia pari a zero. Fra le poche cose da segnalare, ieri c'è stata una piacevole serata fuori con diverse compagnie di amici che si sono succedute per due chiacchere, una birra, una cena, un gelato, una passeggiata a Trastevere, che si somma ad un paio di rimpatriate dei giorni precedenti.


Me ne vado in vacanza chiedendomi come farò senza connessione ad Internet in Abruzzo: niente blog, niente messenger (!!!!), niente informazione. Mi toccherà usare il telefono per restare collegato col mondo. A chi fosse interessato tanto fra una settimana circa riattacco a lavorare: chi si vuole far vivo mi trova nel solito modo...


Ciao a tutti (o meglio a quei pochi che possono leggere Immaginaria ora che è in privato), buon sabato e buon weekend! 

mercoledì 1 agosto 2007

Oggi intimismo spinto

Il mese di agosto di solito è mese di ozio, e per me l'ozio fisico corrisponde, spesso, ad una attività mentale più intensa; agosto, ma in generale l'estate, per me è spesso un periodo di grandi riflessioni esistenziali. Sarà per il fatto che passerò quasi tutto il mese a lavorare che sento la mia mente prosciugarsi? Oppure devo cercare nuove fonti per alimentare il mio intelletto? Oppure, ancora, è tutto legato al deserto emotivo di questo periodo?


Una volta Immaginaria era un luogo di pace almeno per me, dove, quando mi andava, si poteva discutere e scambiarsi opinioni e dove, più spesso, riversavo molto di me; questo blog era diventato una sorta di ritratto di Dorian Gray ma mezzo in positivo, chi mi ha conosciuto qua ai tempi belli ha davvero visto il meglio di me. Dove è andato a finire?


Questo blog è solo un mezzo per raccontare qualcosa, per aprirmi al mondo, per lanciare messaggi che, come ho detto tante volte, prima o poi qualcuno coglierà. Ma mi rendo conto che ho sempre meno messaggi da comunicare. Sarà grave? E' un periodo strano: in momenti di depressione vera trovavo la voglia di scrivere, che era una sorta di catarsi, ora invece sento che per certi versi si sta inaridendo la vena creativa, se mai ce l'ho avuta.


Mi piace pensare che sia un periodo passeggero ma ho paura che non sia così, e non parlo solo del blog naturalmente. Forse è ora di aprirmi davvero al mondo e alle persone ma avrei bisogno di una mano, anche se so che certe cose le puoi fare davvero soltanto per conto tuo. Il fatto è che chi possa darmi aiuto a tirarmi fuori da tanti pozzi bui potrei anche averlo trovato, una persona che occupa molti miei pensieri ultimamente ma che sto facendo poco per tenere vicina, o per avvicinare di più, ma che, allo stesso tempo, so che più di così, forse, non si avvicinerà; forse bisogna buttare via qualche timore e rischiare. E tornerà anche la vena.