Equilibrismi mentali

Battiato cercava un centro di gravità permanente, io mi accontenterei di una gravità momentanea, giusto un mesetto e mezzo, tanto per finire la tesi e non finire che invece di acquistare punti con la tesi me ne tolgano.

Sempre qui a chiedermi come trovare un equilibrio: salto continuamente lungo i tortuosi percorsi del mio umore, fra momenti di lucidità, di fiducia in me stesso, e altri di buio, dove non so nemmeno dove ho messo gli occhiali, perché dovete sapere che senza occhiali io sono più vicino alla talpa che all’uomo.

E chissà magari con un paio di occhiali speciali, non di quelli che ti promettevano i raggi x ma che mi facciano vedere meglio il percorso che sto cercando di compiere che non so dove porta, potrebbero essermi utili.

 

O forse basterebbe mettersi sotto in una specie di furia mistica e scrivere, scrivere, scrivere. Forse dopo quando andrei a rileggerei troverei qualcosa di buono. Per ora sto scrivendo questo post, è un inizio, no?

Vorrei scrivere soprattutto per sapere cosa ho dentro la testa, perché scrivere è un esercizio che compiamo, spesso, per sapere cosa pensiamo, se riuscissimo a seguire un flusso di coscienza. Se ce l’avessimo una coscienza.

Io forse ce la ho una coscienza, perché a volte mi fa pensare di aver sbagliato tante cose, di essermi comportato nel modo sbagliato; ma forse ce ne ho più di una, perché altre volte invece sento un’altra voce che mi dice il contrario, che ho fatto quello che potevo e dovevo. Però mi sento instabile anche nei miei stessi pensieri.

Penso, però in modo disordinato. E vorrei dare ordine ai miei pensieri. Un ordine che mi dia equilibrio, perché sono continuamente in cerca di equilibrio. Mi hanno detto che l’equilibrio non si cerca ma si trova. Ma per trovarlo, ho ribattuto io, bisogna pur cercarlo, bisogna fare qualcosa per raggiungerlo.

Voglio equilibrio emotivo, equilibrio psicologico, equilibrio intellettuale, perché i miei voli pindarici sulle ali del pensiero mi fanno dubitare anche delle mie facoltà intellettive e intellettuali. Equilibrio nel mio rapporto con gli altri, per cui oscillo fra l’isolamento e l’attaccamento tipo cozza. Equilibrio di fronte a quello che è la mia vita, e che potrebbe essere. Equilibrio necessario per inseguire dei sogni, e non accontentarsi; equilibrio anche per apprezzare quello che si ha e farne un punto di partenza per qualcosa di più, passo dopo passo, senza dimenticare da dove si è partiti.

Equilibrio ci vuole, anche per partire.

 

Forse sono partito nemmeno io so quando. O forse sto fermo e non me ne rendo conto. È sempre il solito dilemma, quello che ci fa chiedere chi siamo e dove andiamo a cui non troveremo risposte se non parziali.

Mi muovo sempre nel limbo di una realtà che non riconosco del tutto come tale ma che so di poter toccare ogni tanto. Mi muovo alla ricerca della mia realtà, per uscire dal limbo, affinché non debba esserci mai nessuno che mi dica “io sono vivo, voi siete morti” e che mi faccia dubitare di tutto, pure se io esista davvero.