Moebius

Moebius

mercoledì 14 settembre 2005

In fondo alla palude

Ormai quei pochi che ancora passano a leggere i miei sempre meno ispirati post avranno imparato che ultimamente uno dei miei scrittori preferiti è diventato Joe R. Lansdale, da prima che lo incontrassi qualche giorno fa…

 

Ho terminato di leggere In fondo alla palude (The bottoms), libro che si caratterizza (oltre che per il fatto che la mia copia è firmata dall’autore) per un linguaggio meno multicolore rispetto ad altre opere dello scrittore americano, che, come già ho scritto tempo addietro, si è cimentato sempre con generi diversi e ha usato stili di volta in volta differenti. In questo caso leggendo le avventure dei due fratellini Harry e Tomasina (Tom per tutti), di 12 e 9 anni, si nota subito la scelta di un linguaggio asciutto, improntato ad un realismo che fa sentire davvero vicine le vicende che sconvolsero quell’anno fra le estati del ’33 e del ’34, laggiù nel Texas orientale.

 

Intanto è un libro che ho amato particolarmente, e non sarebbe una novità, sennò nemmeno perderei tempo a scrivere una recensione. Però è un romanzo che si ama perché ci si affeziona ai protagonisti, i due bambini, ma anche i genitori, la nonna, il cane Toby, Mose e tutti gli altri; è un romanzo in cui Lansdale fa immergere il lettore in un epoca (e in un luogo) e gliela fa sentire viva, come se fosse veramente la sua; un’epoca e un luogo di profonda segregazione razziale, di grande povertà (siamo in piena Depressione), di ignoranza, ma da cui emerge anche una grande dignità dai protagonisti principali con le loro debolezze, prima dei loro pregi.

 

Harry e Tom, in un giro per i boschi vicino casa protrattosi fino alla sera, scoprono il cadavere di una donna di colore orrendamente mutilato legato ad un albero. E da quel momento i due bambini iniziano un percorso di maturazione e di crescita che avrà molto di commovente e molto di spaventoso. I due bambini iniziano a correre, perché sembra che qualcuno, o qualcosa, li insegua, e forse, probabilmente, è l’Uomo-Capra che si racconta, per spaventare i bambini, viva nelle paludi. Uomo-Capra che è sicuramente il diavolo: e chi altri potrebbe aver ucciso quella donna se non il diavolo?

Ai giorni nostri si penserebbe ad un serial killer, a partire dalle modalità dell’omicidio, con evidenti risvolti sessuali, ma a quei tempi nemmeno se ne parlava, figurarsi in un paesino con un solo agente di polizia, il padre dei due bambini (che lo fa a tempo perso perché le sue attività primarie sono il negozio di barbiere e la fattoria di famiglia), e le indagini inevitabilmente non proseguiranno spedite, anzi tutt’altro.

 

E da quel momento inizia un percorso che porterà il lettore a conoscere una realtà in cui se un omicidio del genere viene commesso di sicuro è da parte di un nero, perché è inconcepibile un delitto così commesso da un bianco. E così Jacob, il padre dei ragazzini, si trova a sbattere il muso contro il muro di razzismo della sua cittadina, mentre vengono scoperti anche altri cadaveri, senza che, poveraccio, riesca a capirne niente. E senza che riesca a vincere l’odio razziale che acceca la gente comune.

 

Quindi, questo romanzo è soprattutto un thriller ma è anche una storia di formazione, di crescita e maturazione dei due bambini protagonisti, per i quali inevitabilmente non si può non provare tenerezza, nella loro scoperta del mondo degli adulti in cui dopo qualche anno si appresteranno ad entrare. Una scoperta che inizia col loro incontro con l’Uomo-Capra. E sarà un percorso contornato da orrori, orrori che non sono opera del diavolo ma dell’uomo, col suo razzismo, con la sua malvagità, con la sua incapacità di dare ordine al mondo, di spiegarlo, anche a due bambini, che altro non aspettano.

 

Ed è allora una spirale sempre più profonda quella in cui ci avvince Lansdale raccontandoci di orrendi omicidi, di storie d’amore provenienti dal passato, di strani comportamenti che hanno sempre una ragione profonda, nel cuore e nelle menti delle persone. E man mano che le spire si fanno sempre più strette il mistero sembra sempre più fitto e irrisolvibile fino al finale che fa restare davvero col fiato sospeso, e che suscita rabbia, commozione, felicità e disillusione di fronte alla possibilità che quello che c’è di cattivo nel mondo possa essere opera del diavolo e non dell’uomo. Ma qualcosa di buono forse lo si può trovare, e può essere una fonte di salvezza e di speranza. Sottolineo, raramente mi è capitato di leggere un finale così ricco di pathos, di suspence e in grado di trasmettere una così vasta gamma di emozioni. Poi magari ad altri lascerà insensibili, che ne so, affari vostri: de gustibus…

7 commenti:

  1. Buongiorno!
    La storia sembra avvincente e poi l'illustrazione sulla copertina è troppo caruccia!
    Magari un pensierino, appena potro riprendere a leggere perchè ora lo studio occupa quasi tutto il mio tempo libero, ce lo faccio.
    Bacio.

    RispondiElimina
  2. fermi tutti fermi tutti!!! la copia autografata??? e come cacchio hai fatto? diocheculo!!!! io di autografati ne ho solo 2 di DeCarlo e semplicemente perchè erano negli scaffali GIA' autografati! UFFAAA! :)

    RispondiElimina
  3. mi hai fatto venire voglia di leggerlo.
    bravo Ste' ... smuà
    zak

    confermo. la sua copia è firmata dall'autore

    RispondiElimina
  4. Mi hai fatto venir voglia!
    non ne dubitavo :)))

    RispondiElimina
  5. ...Mi ero dimenticato, è tratto da "La Massa Mancante".

    RispondiElimina
  6. sono sulla strada giusta? grazie, è solo un anno e tre mesi che è aperto :D

    RispondiElimina