Moebius

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martedì 14 giugno 2005

L'accademia dei sogni

L’ultimo romanzo di William Gibson, L’accademia dei sogni (uscito in Italia nel 2004, dal titolo originale di Pattern recognition), me lo sono letto con calma immergendomici a fasi alterne, passandoci due o tre ore sopra e poi magari non aprendolo per un paio di giorni, consapevole che segna il definitivo distacco del creatore del genere cosiddetto cyberpunk (insieme a Sterling, ormai vi sarete stufati di sentirlo) dalle sue opere precedenti.

L’accademia intanto è ambientato nel 2002, fra New York, Londra, Tokyo e Mosca, e rappresenta il modo di Gibson di metabolizzare l’11 settembre. È un libro strettamente legato agli eventi delle Torri Gemelle, pur parlandone solo di striscio; è legato al crollo delle Torri non solo perché il padre della protagonista vi è rimasto disperso ma, soprattutto, perché rappresenta un evento che ha disegnato un nuovo modo di vedere il mondo, di assistere alla sua narrazione, di interpretarne il senso e la semiotica (utilizzo il termine semiotica non a caso, parlando Gibson stesso di semiotica dell’esperienza culturale e sociale, per spiegare la nostra collocazione nel mondo e nella realtà. E non per la prima volta, si veda la definizione di fantasma semiotico tratta da Il continuum di Gernsback, riportata nella definizione di immaginario qui a sinistra).

 

Cayce lavora nel marketing e nella pubblicità, perché ha una grande e strana capacità, quella di capire ad un prima occhiata se un marchio o un logo segnerà o meno il successo di un prodotto o di una marca. Cayce però ha anche una logofobia, per quello che riguarda marchi noti ed affermati, ed è strano, visto il lavoro che svolge. Il padre di Cayce è rimasto disperso l’11 settembre, come detto, ed era una ex spia della CIA. Cayce fa parte di una comunità virtuale, quella dei cultori delle sequenze, brevi filmati, piccoli corti o forse parte di un film più grande, realizzati con delle capacità tecniche e con una ricchezza di contenuti e di sentimenti in grado di coinvolgere persone in tutto il mondo, e i più attenti si incontrano su un forum, per discutere delle sequenze e del suo sconosciuto autore. Le sequenze circolano solo in rete e non si sa da dove provengano né chi le metta on line. A un certo punto Cayce riceve il compito di trovare il creatore delle sequenze, in parte è un lavoro e in parte è una missione, il modo per intraprendere una ricerca che va oltre l’incontro con un autore e che diventa il modo per dare senso e chiudere una parentesi della propria vita.

 

Questo libro parla di noi, del nostro mondo contemporaneo, delle persone che vivono questo mondo, per intero, e che lo vivono anche quando si immergono nel virtuale. È anche il racconto di come possano crearsi amicizie e rapporti intensi in rete, fra forum ed e-mail; come il virtuale entri a far parte della nostra vita, e diventi importante, volenti o nolenti; come persone che non abbiamo mai visto diventino dei confidenti, degli amici, o dei nemici. Tutto entra a far parte della nostra vita, tutto è semioticamente rilevante, tutto ha significato in quanto tutto è collegato e le distanze sono solo parole, perché basta un biglietto aereo per colmarle, per non parlare di una e-mail; tutto è collegato, ogni elemento del nostro immaginario compone le nostre vite reali. Le sequenze rappresentano proprio la costruzione di un immaginario (in particolare con la nascita di una subcultura di appassionati che collocano il fenomeno al centro delle proprie vite) in cui la gente si rispecchia, che vorrebbe vivere, o che ama per il puro piacere estetico. O, ancora, che diventa il modo attraverso cui cambiare il proprio modo di collocarsi nel mondo e di interpretarlo, laddove i punti di riferimento spariscono, perché il mondo e la realtà sono nel caos.

 

Un bel libro, come sempre, mica vi parlo di libri brutti. Ve lo consiglio perché è un libro in cui molti blogger potrebbero rivedersi e trovare qualcosa di vicino alla proprie esperienze, dando un senso che non sarà mai definitivo, perché l’esperienza evolve sempre e ci riserva sempre delle sorprese.

3 commenti:

  1. http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2004/06_Giugno/20/paolodistefano.shtml
    ehi..ma questo articolo è tuo?ciao ade

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  2. Lo sto leggendo sai il libro di Gibson, però è davvero difficile a volte concentrasri con tutti quei vocaboli complicati...Sono al quinto racconto "Hinterland"...
    Carini tutti fino a qui.
    Un bacio.
    Red

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