Moebius

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mercoledì 22 giugno 2005

Andiamo a giocare a Titano?

Il gioco è uno dei temi più spesso presenti nei libri di Dick. Ed è, ovviamente, l’asse portante de I giocatori di Titano, uno dei libri scritti nella fase di massima prolificità e di qualità narrativa dello scrittore americano, a ridosso di libri come Ubik, L’uomo nell’alto castello (noto anche come La svastica sul sole), Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (Blade Runner), e per questo non spicca fra capolavori del genere. Rimane comunque un buon libro, in cui molti temi cari a Dick si fondono con temi classici della fantascienza.

 

La Terra è un pianeta quasi disabitato perché una guerra globale ha reso sterile la maggioranza della popolazione. Sul pianeta  si sono stabiliti i vug, gli abitanti di Titano, esseri dalla forma indefinita, una sorta di enormi gelatine intelligenti e telepatiche, che in pratica hanno imposto agli umani le loro regole e governano di concerto con le autorità umane. Quel che resta dell’umanità è impegnata in un gioco portato dai titaniani, il Bluff, un misto di Monopoli e Poker, attraverso cui i terrestri vincono o perdono proprietà vere (intere città e regioni, visto la scarsità della popolazione) e, soprattutto, si decidono i propri rapporti amorosi, visto che è l’esito delle partite di Bluff a stabilire chi è sposato con chi.

Il gruppo di gioco Volpe Azzurra, di cui fa parte il protagonista Peter Garden, è al centro di una trama che coinvolge umani e titaniani, e da cui dipendono le sorti del pianeta e dell’umanità.

 

Il tema centrale come detto è quello del gioco, che oltre ad assolvere le funzioni di cui si è detto, è il perno intorno a cui gira non solo il romanzo, ma per certi versi tutta la fantascienza di Dick. Il tema del gioco è presente in molte storie dickiane, come nel primo romanzo di Dick, Lotteria dello spazio, oppure nei racconti e nei romanzi dove è presente la bambola Perky Pat, o, ancora, nel libro, Labirinto di morte (se avete visto il film eXistenZ, di Cronenberg, che è una rielaborazione di tutta la fantascienza dickiana, capirete bene cosa intendo). Nel gioco si proiettano i dubbi e le incertezze sulla realtà percepita: il gioco è, spesso nei libri di Dick, la porta attraverso la quale si accede alla realtà o se ne esce, e che comunque determina il naturale corso delle cose. Forse anche perché tutta l’opera dickiana, imperniata sul relativismo, fa propria l’idea della casualità della vita e degli eventi, a partire dal Big Bang, direi.

Nel libro poi sono presenti altri temi tipici come le proprietà psi (la telepatia, la telecinesi, la precognizione), il pessimismo di fondo che si realizza quasi sempre in personaggi deboli e meschini, donne forti e dure vs donne fragili e ingenue (le due tipologie di donne che a fasi alterne Dick sposava), la difficoltà di distinguere realtà e finzione (anche se in questo libro i confini sono abbastanza netti), i simulacri degli esseri umani e l’idea simulacrale della realtà stessa.

 

Non è uno dei capolavori di Dick, ma è un libro comunque piacevole da leggere, con colpi di scena e toni da thriller, anche se con meno riflessioni filosofiche del solito. Da leggere dopo qualcuno dei capolavori che cito sempre.

3 commenti:

  1. e a noi i cretini non piacciono!..noi tifiamo per gli idioti! :P

    ciao ste

    [ora leggo il post]

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  2. si, sono un pò assente, ma ti leggo anche altrove
    un bacino

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  3. nn ho letto tutto il post perchè vorrei leggere e mi piace la sorpresa....
    un bacione e viva rutger!!!!!

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