Moebius

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lunedì 14 novembre 2005

Dietro un nome che cosa c'è?

Buongiorno e buona settimana a tutti. Ieri mi stavano venendo in testa alcuni pensieri niente male da tradurre in un post. Peccato che nella mia pigrizia non ne abbia preso nota subito: peccato, erano così alti che avrebbero fatto accantonare definitivamente la "Critica della ragion pura" di Kant.

A parte questo, mi arrangio e cerco comunque di buttare qualcosa giù. Faccio un giro un po' largo. Mi hanno raccontato di una blogger (che non passa e mai passerà qua, spero) che ha chiuso il suo blog dopo che il fidanzato l'ha scoperto, perché nella blogosfera si era creata una identità fittizia da femme fatale, e il por'omo che avrà pensato? Poi stavo parlando, con una cara amica, dei nickname: cambiare nick per sparire, per trasformarsi? C'è chi non rivela ai suoi lettori il proprio nome manco sotto tortura e c'è chi si espone in prima persona come il sottoscritto. Per non parlare, poi, di chi non si pone proprio il problema. Infine c'è anche chi usa il nick, ed il blog, come un mezzo per far uscire sé stessi, per crearsi uno spazio in cui mettersi liberi a girare nudi per casa (è una metafora, se non lo avete capito) senza essere visti.

Poi ognuno avrà la sua da dire, circa il proprio nickname. Tutto questo mi fa venir voglia di accennare qualcosa sul mio, di nickname. Intanto, lo sapete tutti, non ho mai fatto mistero della mia vita, del mio nome: Stefano e PhilipDick sono senza dubbio la stessa persona, solo che a volte Stefano parla più di Phil e viceversa. Chi passa di qua da parecchio tempo mi conosce bene davvero, perché non ho mai fatto mistero delle mie passioni, di quel poco che mi accade, di quello che mi va e non mi va (ognuno poi avrà una sua immagine di Ste/Phil: come mi vedete? naturalmente chi mi conosce di più è avvantaggiato), e se qualcuno di voi dovesse farmi un regalo saprebbe cosa mi piace, forse (si aspettano doni: il mio indirizzo è...).

Ok, e allora? Vengo al punto. Perché, secondo voi, ho scelto PhilipDick come nick? Ok, non è una gran domanda, in fondo ne ho parlato tante volte.
Della mia passione per PKD sapete tutto o quasi, ma è una passione che va oltre il piacere provato a leggere i suoi libri: si tratta di aver acquisito un modo differente di leggere la realtà, di interpretare ogni cosa secondo parametri ultrarelativistici: tutto potrebbe qualsiasi cosa. Sia chiaro, ovvio, che so che il tavolo che ho davanti c'è davvero, così come il mio pc.
Quando scelsi il nick l'idea iniziale era Ubik, però era già stato preso (e ho scoperto poi diverse varianti dello stesso Ubik), e visto che volevo un nickname che richiamasse Dick allora ho optato direttamente per PhilipDick; a posteriori avrei potuto chiamarmi con il nome di qualche personaggio dei libri di Dick, chessò, Rick Deckard (già preso pure questo) oppure Joe Chip, ma sarebbe stata un'altra storia.

Al momento di aprire il mio, di blog, ormai mi sentivo a mio agio con PhilipDick, e non poteva essere dversamente.

Vengo al punto. Il fatto è che per me è sempre più naturale identificarmi con Dick, con il suo pensiero, con il suo voler sempre guardare oltre il velo che ricopre la nostra realtà per osservare quello che c'è sotto (cosa che però può portare ad un eterno circolo...). Se avessi una forte idea di una vita dopo la morte penserei addirittura che il buon Philip mi guardi e mi lanci dei messaggi; per esempio, quando lessi "Occhio nel cielo" ad un certo punto si descriveva un sistema di comunicazione con Dio, realizzato con i massimi sviluppi ottenuti nei campi dell'informatica, della semantica e della comunicazione: era il periodo in cui dovevo ancora iniziare la tesi, che non sapevo per che verso prenderla, e guarda caso queste tre discipline dovevano rientrarci, come è stato (mi immagino quel vecchio barbone che mi diceva "allora? la fai o no 'sta cazzo di tesi?").

Sapete molte cose mi accomunano a Dick, tranne che lui ha consumato quantità industriali di LSD, che ha trascorso molto tempo in cliniche psichiatriche, che a un certo punto della sua vita ha visto Dio, che gli ha parlato e si è manifestato nella forma di un raggio rosa che scendeva su di lui (esperienza raccontata in "Valis", nelle vicende del suo alter-ego Horselover Fat). Insomma se togliete queste cose...

Il fatto è che tendo a vedere la realtà opaca, traslucida: dietro c'è di sicuro qualcos'altro, solo che senza droghe psicotrope difficilmente riuscirò mai a scoprirlo...

Detto questo: i vostri nick hanno una ragione particolare? sono frutto di determinate esperienze, passioni, amori, odii, oppure sono del tutto casuali?

14 commenti:

  1. bel post Ste ... il mio nick ha una ragione particolare? sì e no ... sicuramente ne aveva quello precedente che ho dovuto 'sopprimere' per ragioni che tu sai e ... mi manca. Mi manca la "mia isola", mentre adesso vedo (c'è) solo fumo nella mia mente ... nella mia città.
    un bacio
    a dopo

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  2. nikkio?

    me l'hanno rifilato in terza elementare..ed è solo una storpiatura del nome..

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  3. Ma.. forse è il nostro "nome nel buio". Quello del nostro mistero, a cui rispondono i nostri ricordi, le nostre paure le nostre ispirazioni...
    Quanto al resto che dici... a parte l'amore per Dick che condivido appieno perché vedo in lui la capacità di descrivere il futuro non come qualcosa che è o sarà... ma come la proiezione di ciò che abbiamo dentro...parli con chi di Immaginazione se ne intende e ha appena organizzato (luglio scorso) un Seminario folle..(insieme a Stefano Benni) dal titolo "l'Immaginazione non effetto speciale ma necessità sociale".
    Marina

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  4. fumatrice, sì lo so, e infatti pensavo pure a te...
    nik, sì te lo avevo già chiesto, lo sapevo!
    sfinge, intanto grazie per la visita. E complimenti per seminario, sarebbe stato proprio interessante parteciparci. Se organizzi di nuovo qualcosa fammi sapere (ma dove? a Roma spero, sennò...)

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  5. bel post, davvero.
    che dire...ogni nick ha una storia o almeno lo spero; i nick casuali, senza storia e ragion d'esistere sono proprio tristi.
    però non sempre i nick utilizzati piacciono a chi poi li usa. E questo è il mio caso. codega...soprannome affibiatomi dai compagni dell'unive. Un nome che manco mi piace. Come nick preferisco jegger, lo uso x tutto il resto, da qui anche il nome del mio blog...

    alla fine del tuo post mi è sorta spontanea una domanda, perchè ci piace firmarci con un nick anzichè con il proprio nome? Se potessimo cambiare nome all'anagrafe metteremmo il nostro nick?non credo . e perchè?...
    cmq anche rickdeckard non è affatto male.

    carlo

    p.s.: ho appena letto che ti piacciono gli album di marco paolini. grannnde!

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  6. Sardegna ovviamente... Un seminario sull'Immaginazione non può svolgersi in un'austera sala conferenze.. bensì all'aperto in un bosco che termina sul mare... Irreale... luogo dell'immaginazione (se vuoi dettagli sto costruendo la pag web per il prossimo. è ora appoggiata su http//www.calagavetta.it/lupo, poi sarà linkata sul sito del Lupo).
    PS: Visto che leggo qui codega... e mi viene in mente una vecchia disputa letteraria.. puoi condividere almeno tu che "In senso inverso" è uno dei testi più strepitosi di Dick?

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  7. codega, non credo nemmeno io che all'anagrafe cambieremmo i nostri nomi per i nick... i nick hanno significato qui, nel mondo reale forse preferiamo essere noi stessi, non saprei...
    sfinge, ok allora darò un'occhiata al sito! Però, fatti dire, abbiamo una idea diversa di immaginazione e immaginario: secondo me nel terzo millennio questi si esplicano meglio nello spazio metropolitano... :)
    Quanto a senso inverso: è un buon libro ma, purtroppo, non uno dei migliori di Dick. L'ho letto, credo, 3 anni fa e non ricordo mi lasciò particolarmente entusiasta, tanto è vero che lo ricordo pure poco... Mi spiace. Cmq, ogni libro di Dick è favoloso, parlo solo paraganonadolo ad altri.

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  8. eh, eh involontariamente ho risposto tramite un post nel mio blog alla domanda di sfinge :-)

    in senso inverso non è niente di eccezionale, x lo meno nulla in confronto agli altri libri che ho letto di Dick, siano essi Ubik, Ma gli androidi, Le tre stimmate di Palmer Eldritch,...

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  9. Il mio è nato un sacco di anni fa, inizialmente era solo Blaze, tratto dal nome di un personaggio di un libro per ragazzi (che ora non ricordo nemmeno il titolo) e poi ho aggiunto Red, il rosso il colore della passione, della rabbia, del sangue, del calore, dell'amore, molte facce della mia persona.
    Ecco qui la spiegazione del mio nick, caro Ste. Me l'avevi mai chiesta?
    Un bacio.
    Red

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  10. codega, beh se citi questi di libri è troppo facile... ;)
    red, no non te lo avevo chiesto, credo. Interessante la spiegazione

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  11. caro dottore, a mio parere i nick sono casuali, l'estro del momento... e forse l'estro del momento ti detta un nick legato ad uno stato d'animo presente. Mi piace pensare che molti nick arrivino dal subconscio.
    Poi col tempo sai che con quel nick andrai su certi siti e scriverai, instaurerai rapporti virtuali e pian piano si forma una identità virtuale, debole poverina, non ha troppe radici, (e non oscura l'identità generale), ma fa si che se scrivo un post mi sento whois, se vado a lavorare non mi sento whois, anche perché il mio lavoro non è mondo di lettere e parole :)

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  12. sarebbe bello se il tuo lavoro fosse fatto di parole...

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  13. una ragazza fa recensioni di enoteche per un sito web. Ti piacerebbe come lavoro di sole parole? Anche se non c'è la presenza di alieni nelle enoteche, potresti lo stesso firmarti pkd :D

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  14. ok
    te lo racconto...
    zoe è il nome che mi è sempre piaciuto per un eventuale bambina... questo perchè?
    Perchè in greco è vita, perchè suona "bello", perchè inun bel periodo della mia vita è nato un gioco "saffico", perchè zoe ha a che fare con coppola (guardiamo se ci arrivi), perchè ho amato Killing zoe,
    perchè zoe è la vita che cerco in me...
    style per "necessità" ... esisteva già una zoe qui su splinder e una persona, per un gioco nato fra noi due (io ho aperto un blog a due con questa persona e solo per questo mi son ritrovata qui), mi ha suggerito di aggiungerlo...

    tutto, banalmente, qui

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