Moebius

Moebius

giovedì 28 aprile 2005

Mirrorshades

(post del 21/7/2004)

 

Negli ultimi giorni ho letto con piacere una bella antologia di racconti cyberpunk, tutti datati prima metà anni ’80, quando il genere si stava affermando grazie al contributo e alla collaborazione di alcuni grandi scrittori, che hanno posto le basi per quella che è stata una vera e propria avanguardia letteraria. Si tratta di Mirrorshades, a cura di Bruce Sterling. Questa antologia contiene racconti di William Gibson, Bruce Sterling, Lewis Shiner, John Shirley, Rudy Rucker fra gli altri. È veramente un bel libro ve lo consiglio sia se avete letto già qualcosa di fantascienza cyberpunk sia se non conoscete questo genere ma potrebbe incuriosirvi. In particolare sono veramente molto interessanti alcuni racconti, che introducono bene al genere.

 

Il continuum di Gernsback (Gernsback è stato uno dei fondatori della fantascienza moderna, negli anni 30-40) di William Gibson, è presente già nell’antologia La notte che bruciammo Chrome; questo racconto veramente molto particolare introduce il lettore in un mondo fatto di percezioni e da significati influenzati dal nostro immaginario collettivo (fantasmi semiotici li chiama Gibson, definizione che ho ripreso nella definizione di immaginario che trovate qui accanto).

 

Occhi di serpente di Tom Maddox racconta di come l’uomo tenda sempre di più ad essere in simbiosi con la tecnologia (fino ad interfacciarsi direttamente con essa), ma mantenendo (o forse recuperando) sempre un istinto quasi primordiale che guida le nostre percezioni ed emozioni.

 

Stone è vivo di Paul Di Filippo affronta il tema della trasformazione della società, con sempre maggiori divari fra ricchi e poveri, tra have e have not, con le grandi multinazionali che decidono i destini del mondo; e qui si inseriscono le vicende personali di chi grazie a questo potere può cambiare, stravolgendola, la propria vita.

 

Solstizio di James Patrick Kelly parla dell’unione delle percezioni artificiali create dalle droghe con quelle legate a riti sacri risalenti a millenni prima che l’uomo divenisse civilizzato. E di come i sentimenti e le gelosie restino sempre le stesse, e nessuno aiuto artificiale serve a riconquistare quello che conta davvero, che forse non avevamo perso davvero ma che rischiamo di buttare via poi.

 

Mozart con gli occhiali a specchio di Bruce Sterling e Lewis Shiner secondo me è il racconto più divertente e più interessante di tutta la raccolta. Innanzitutto questo racconto è un divertissement dei due autori, che hanno messo giù in chiave cyberpunk un tema classico della fantascienza, il viaggio nel tempo e le conseguenze sull’equilibrio spazio-temporale. Gli occhiali a specchio (mirrorshades) rappresentano proprio il cyberpunk degli inizi, nei cui romanzi e racconti gli autori inserivano sempre come segno distintivo appunto i mirrorshades. Tanto è vero che prima che si affermasse l’etichetta cyberpunk, questi autori erano conosciuti come il “gruppo dei mirrorshades”.

In questo racconto incontriamo un giovane Mozart che verste con jeans e mimetica e gira con in spalla uno stereo su cui ascolta le musiche che avrebbe dovuto comporre ma che non comporrà mai. Il suo sogno piuttosto è quello di diventare una star della musica rock, con la sua chitarra elettrica.

 

Un altro tema tipicamente cyberpunk affrontato nel racconto è il legame di questo genere con la musica rock, presente nei racconti A tutto rock di Pat Cardigan e Freezone di John Shirley.

 

Mi sembra di aver detto pure troppo su questo libro. Non sarebbe male se qualcuno si incuriosisse e volesse leggere un po’ di cyberpunk (per una introduzione oltre a Mirrorshades, leggete La notte che bruciammo Chrome e il capolavoro assoluto di questo genere, Neuromante di William Gibson).

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento