Moebius

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giovedì 28 aprile 2005

Millennium People, di J. G. Ballard

 

(post del 31/8/2004)

 

Ballard è considerato fra gli autori inglesi contemporanei più importanti, se non il più importante, visto il ruolo che si è conquistato nella letteratura a cominciare dall’esperienza dell’avanguardia new wave che ha tagliato trasversalmente la letteratura, ed anche gli autori che hanno vissuto l’esperienza del cyberpunk mettono Ballard ai primi posti fra i loro padri.

 

Ballard ha raccontato nei suoi libri soprattutto gli aspetti psicologici e sociali dell’era contemporanea, gli istinti e le pulsioni che regolano i nostri comportamenti, con grande attenzione al sesso come espressione di bisogni psicologici di vario tipo e metafora della nostra società, in cui viviamo molte altre esperienze esattamente come il sesso: un’esplosione di istintività che riempie la nostra vita di endorfine e di adrenalina. In particolare in opere come La mostra delle atrocità e Crash (da cui il film di Cronenberg) Ballard stabilisce un legame narrativo e psicologico fra l’esperienza sessuale e gli incidenti automobilistici, anche essi metafora della nostra contemporaneità (prima di leggere questi libri preparatevi bene psicologicamente: sono letture pesanti, Crash è ancora lì sulla mia libreria che mi aspetta…).

Ma gli aspetti psicologici della vita dei personaggi fanno parte del più ampio contesto di realtà in cui siamo immersi: la realtà dei media, della televisione, di ciò che accade e che cambia consistenza e significato in base a dove viene inserito, come viene trattato, e che entra a far parte di quel luogo simbolico che è il nostro immaginario.

 

I romanzi degli ultimi anni di Ballard sono sempre orientati ad indagare aspetti della vita metropolitana, del vivere metropolitano che si trasforma in un vero e proprio incubo fatto di gabbie sociali da cui se ne esce solo con scelte estreme. E mi riferisco a romanzi come Super-Cannes e Millennium People, appunto e anche altri, naturalmente (ma mica posso leggere tutto…).

Di questi due vi consiglio vivamente di leggere Super-Cannes, che è leggibile, non come i libri di cui ho parlato prima, ed è sicuramente superiore rispetto all’ultimo di cui vi dirò. Ballard ci mostra la vita borghese in tutti i suoi agi ma anche con i suoi conflitti, con le sue costrizioni sociali, che causano rivolta, per così dire, da parte del ceto medio. Sono libri grotteschi sotto certi aspetti perché i ceti sociali ricchi (ma non quelli ricchissimi) appaiono vittime del sistema sociale che essi stessi hanno contribuito a creare e che tengono in piedi.

 

Questa estate ho letto Millennium People, libro comunque interessante. David è un uomo di successo, ricco che lavora per una grande società (del padre della moglie) ma un attentato del tutto inspiegabile all’aeroporto di Heathrow (si scrive così?) in cui muore la ex moglie sconvolge la sua vita perché si inserisce un aspetto del tutto inquietante di paura e di voglia di scoprire gli autori dell’attentato che non ha niente di poliziesco quanto piuttosto di voglia di esorcizzare le proprie paure.

Ed arriverà a Chelsea Marina, sobborgo residenziale per il ceto medio alla periferia di Londra, dove un gruppo di attivisti sta progettando la “rivoluzione” del ceto medio contro il sistema. Qui siamo ancora all’inizio del libro, e mi fermo.

 

Quindi questi scenari quasi di guerriglia urbana, di micro-terrorismo della porta accanto, hanno come detto un che di grottesco perché provengono non dagli emarginati, non dalle frange estreme della società, ma dal suo centro. E intorno al mix di aspetti psicanalitici, di sesso, di azioni più o meno violente, Ballard parla della società contemporanea, fatta anche di paura di venire sopravanzati da qualche altra fascia sociale, di insoddisfazione per le proprie vite personali e per le proprie carriere. Ma sono proteste grottesche, perché somigliano alle proteste dei bambini se gli si toglie un giocattolo (buttare la spazzatura in strada e cose così), fino a che non c’è chi vuole andare più lontano nella protesta, ma sempre per un qualche motivo che trova più ragioni nel proprio vissuto che in un ideale cambiamento della società.

 

Giudizio finale? Leggetelo, però capisco se ad alcuni non entusiasmerà (non ha entusiasmato neanche me, a dire il vero) perché è un libro che prosegue un po’ piatto. Però messo nel contesto di cui vi ho detto ha un suo perché.

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