Moebius

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lunedì 5 dicembre 2005

Le storie sono asce di guerra da disseppellire

Interrompo la pausa nel modo a me più congeniale, accennando qualcosa sul libro che sto leggendo, Asce di guerra, di Wu Ming e Vitaliano Ravagli. Ci sarebbe anche una recensione su L'androide Abramo Lincoln di Dick ancora da scrivere, e lo farò perché è un bel libro.

Però vista questa mia pigrizia mentale e dattilografica (soprattutto mentale e intellettuale: ma forse è sbagliato perché riguarda il blog, perché per altri versanti sono preso da raptus di stimoli intellettuali autodidattici che si traducono nella voglia di tuffarsi su alcuni argomenti, fra sociologia e filosofia, ma ne parlerò ancora, forse per sfuggire alla pigrizia emotiva), per ora butto giù qualche riga su questo libro del consorzio narrativo e di Vitaliano Ravagli, anche se ancora devo arrivare a metà.

I componenti di Wu Ming sono arrivati a conoscere Ravagli, come scrivono loro stessi, su indicazione di Carlo Lucarelli mentre cercavano materiali e storie da inserire in 54, libro bellissimo di cui vi parlai già a suo tempo. Vitaliano Ravagli era un ragazzino ai tempi della guerra partigiana, quindi troppo giovane per combattere; comunista, partì ed andò a combattere in Laos contro i francesi al fianco dei comunisti locali e del Vietminh. Una vita a dir poco avventurosa a cui Wu Ming ha deciso di dare respiro autonomo perché troppo intensa e forte per essere solo una sotto-trama di 54.

Asce di guerra (ripubblicato da poco in una nuova edizione) è, per ammissione degli autori, un terzo autobiografia, un terzo fiction e un terzo saggio. E da questo ibrido nasce un libro avvincente che ti riempie la testa di tante cose, che ti spinge a riflettere, che ti fa venire voglia di conoscere e saperne ancora di più. Perché questo libro parla delle guerre di Indocina, ricostruendone, brevemente ma efficaciemente, la storia e le ragioni politiche e culturali; ti racconta tante cose della storia italiana, dell'amnistia di Togliatti che ha lasciato in giro fascisti della prima ora, mentre chi aveva combattuto contro di loro magari veniva perseguito ed era costretto a scappare e rifugiarsi all'estero; una storia, questa, che riguarda i comunisti ed il PCI, ma non solo, con lo scelbismo ed il clericalismo degli anni 50, tenendo conto anche di quel clima di revisionismo storico che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede.

Quindi, la storia di Ravagli, la Storia e le storie raccontate dai Wu Ming si fondono in modo forse ogni tanto schizofrenico ma il risultato è di alcune pagine eccezionali, in cui si smitizza molta storia patria e si cerca di capire le ragioni dietro certi avvenimenti, e tante cose anche dell'Italia di oggi, se è vero, come si dice nel libro, che questo è un paese che è rimasto fascista nell'anima, perché quando fu giusto non si fecero i conti col passato nel modo che avrebbe chiuso per sempre quella pagina (e di fronte al clericalismo di oggi sembra difficile non pensarci e dare ragione agli autori).
Il tutto con sullo sfondo sempre l'orientamento principale dei romanzi firmati Wu Ming: i fili della Storia che si intrecciano sempre con le storie individuali, quelle di fantasia come quelle vere, che sembrano molto più fantasiose, ancorché facciano parte di un rimosso storico (quanti hanno mai sentito parlare di italiani che partivano per l'Indocina per combattere?). E quelle che emergono sono sempre le radici più profonde di quello che è accaduto negli ultimi 50 anni, delle guerre calde e fredde, fino a quelle di oggi: questi fili fanno tutti parte di una stessa matassa, che può essere sbrogliata solo scegliendo un lato da cui guardarla. Magari di parte, ma almeno sai quale parte.

2 commenti:

  1. Vitaliano è un pezzo della storia rimossa di questo paese. Ci parla ancora di come NON piegare la testa anche a costo di diventare stranieri....

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