Moebius

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venerdì 6 ottobre 2006

Andata e ritorno su Marte

Questa estate ho fatto un giretto su Marte e mi è venuta voglia di raccontarvelo.

Naturalmente si tratta di un viaggio immaginario, questo su quello che prima che un pianeta del sistema solare è un insieme di suggestioni, sogni, storie, insomma una figura archetipica del nostra immaginario che fra film, libri, storie ha fatto sì che se dobbiamo pensare ad un alieno, questo è invariabilmente prima di tutto un marziano; e il marziano è comunque l'altro, il diverso, che nella fantascienza e non solo ha rappresentato spesso una figura metaforica per parlare di incomunicabilità e distanza culturale (oltre che tutte le "guerre dei mondi" raccontate, ma mi sto riferendo ad altri aspetti come avrete capito).

Tornando al viaggio di cui vi dicevo. L'ho fatto accompagnato da Robert A. Heinlein e dal buon PKD, Philip K. Dick, naturalmente, attraverso due libri che sono senza dubbio due capolavori, ovviamente del genere ma se riuscite ad andare oltre gli steccati non potrete che apprezzare due libri che hanno molto da dire.



Comincio da Heinlein. Straniero in terra straniera è prima che uno dei libri più famosi di Heinlein uno dei più controversi, almeno rispetto alla sua opera complessiva. Robert Heinlein è stato spesso considerato un conservatore guerrafondaio, ma le sue storie sono soprattutto grandi avventure di formazione spesso rivolte ad un pubblico adolescenziale, che certo non si aspetta grandi riflessioni filosofiche. Stranger in a strange land invece si discosta dall'intera produzione heinleiniana proprio a partire dalla complessità e dalla modernità dei temi trattati, nonché da una maggiore ricchezza linguistica.


Micheal Valentine Smith è l'unico sopravvissuto della prima missione umana su Marte, rimasto sul Pianeta Rosso da bambino e allevato dai marziani appunto. E cosa succederebbe se un essere umano che non ha mai visto la Terra e gli esseri umani venisse riportato sul suo pianeta d'origine? Accadrebbe, come accade a Smith, che l'uomo in questione non avrebbe nemmeno gli strumenti culturali per comunicare e dovrebbe iniziare la sua educazione, sociale e culturale, da capo. Nel romanzo di Heinlein, Smith non sa ridere e non sa mentire, perché la cultura marziana non prevede né il riso né la menzogna (faccio notare che nella filosofia antica l'uomo veniva distinto dagli animali per il riso, e che la menzogna è considerata la prova che la significazione esiste e che può esserci comunicazione fra gli uomini, che sono in grado di comprendersi anche quando mentono [Eco, Trattato di semiotica generale]). Heinlein, scrittore solitamente di azione e poco attento alle questioni psicologiche e culturali, disegna un quadro affascinante, intelligente, pieno di trovate originali circa il processo di apprendimento di Smith ed il confronto fra la cultura marziana e quella terrestre, che finiranno per incontrarsi; Smith, dopo aver scoperto il riso, la menzogna e naturalmente il sesso, diventerà il portatore di una nuova visione del mondo e della vita, sincretica rispetto alle due culture, professando la piena libertà individuale, il superamento dei vincoli ideologici, religiosi e sociali (sottilmente anarcoide, direi) e la pratica del libero amore come risultato attraverso esplicare tutto ciò (fortemente fricchettone, direi).



Ecco, qua: in realtà più che un viaggio su Marte è un viaggio di andata e ritorno fra le contraddizioni della nostra civiltà, in cui, come dicevo, il Pianeta Rosso è come, quasi, sempre un modo per parlare d'altro.


Visto che mi sono dilungato più del previsto, dei marziani di Dick, scrivo nei prossimi giorni (sempre che qualcuno sia interessato, ovviamente).

3 commenti:

  1. Niente da aggiungere... se non che secondo me Heinlein (peraltro scrittore dallo stile seccoe molto espressivo, tutt'altro che semplicistico) in generale e' molto piu' complesso di come sembra a prima vista. Le questioni di cultura e societa' in realta' sono molto presenti in tutta la sua opera. Basta prendere "Universo" che citi nella colonna qui a sinistra come esempio, un libro che pure non si fa mancare l'azione.

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  2. giuste osservazioni, forse il post è troppo tranchant, ma non mi pare di aver scritto che heinlein è uno scrittore dallo stile semplicistico. per il resto, sì hai ragione "Universo" è un bell'esempio di come Heinlein delinei bene degli scenari di società futuribili.

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  3. In effetti non l'avevi detto, ho arguito male! :)

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