Moebius

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giovedì 23 marzo 2006

Par condicizziamo tutto? Per fortuna che esce il Caimano

[nota: post noioso pure me che l'ho scritto, avrei voluto farlo più divertente e toccare più argomenti, invece gira su se stesso e non dice cose nuove o intelligenti]

[nota 2: la nota precedente non è un modo ironico per dire invece che il post è divertente: è noioso per davvero, non leggetelo]


Stamattina vorrei segnalare una sorta di indigestione da politica che stiamo vivendo. Ok, lo so che io a volte parlo di politica, e me ne interesso, mi informo; intendo dire che in questa pessima campagna elettorale c'è stata una sorta di iper-rappresentazione della politica, in tv soprattutto, come politica in quanto tale, non come gestione della cosa pubblica e come ricerca degli accordi e delle soluzioni per governare e gestire le dinamiche sociali ed economiche.

Una delle caratteristiche principali della tv di oggi (e non solo, è già da un bel pò che abbiamo questa neo-televisione: sarebbe ora di trovare nuovi schemi interpretativi) è l'autoreferenzialità, cioè la tv che parla di se stessa e mostra se stessa. La politica, d'altro canto, è autoreferenziale quasi per definizione, almeno in Italia dove l'agenda politica verte sempre sulle polemiche personali e partitiche e quasi mai sui fatti concreti che interessano la gente; la politica trita ogni tema e lo utilizza a suo uso e consumo. Ora, nel momento in cui si mettono insieme politica e tv, che succede? Che proliferano i dibattiti sulla comunicazione politica, sulla par condicio, sui duelli tv, su quello che dicono e fanno i politici in tv creando una sorta di reality in cui si cerca a tutti i costi il sangue e si bada poco a tutto il resto.

A meno di tre settimane dal voto stiamo ancora discutendo sui tempi, su quanto i politici vadano in tv, su chi comunica meglio dell'avversario, e se questo sposterà voti. Beh, diciamolo, di voti ne sposta pochini, anzi forse niente, e se ne sposta lo fa tanto da una parte che dall'altra. Il grande equivoco, della politica e della tv autorefernziali, è di mettersi al centro loro e di guardare tutto il resto, fatti e persone, come se queste ultime aspettino solo il messia. La gente è molto più intelligente, ragazzi, la gente vota guardando a come campa, a quali prospettive ha davanti (escludendo quelli che votano per idee e valori, quindi per partito preso) e la tv ha molta meno influenza di quello che la stessa tv cerca di raccontare, perché le opinioni si formano attingendo a tanti medium e a tante diverse agenzie.

In quest'era ci è toccato vedere anche questo, come se gli italiani votino per chi rispetta di più i tempi della par condicio o quelli dei duelli con le regole "americane" (che sono comunque sempre preferibili alla rissa: noiosi quanto volete ma almeno c'è uno straccio di contenuti; chi poi vuole andare oltre allo straccio ha i giornali, la radio, Internet e i blog per tentare di farsi di un'idea). Ecco, senza questo corto circuito autoreferenziale forse avremmo visto meno discussioni sulla par condicio e più cose concrete.

Il fatto è che è la tv stessa ad essere tale che è raro che escano contenuti di qualche tipo (uno dei rari casi di queste settimane sono le inchieste di Iacona su Rai tre, con Viva l'Italia); ormai tv e politica sono in rapporto stretto, ed è difficile dire quanto l'una usi l'altra e viceversa: la politica è entrata nel meccanismo televisivo senza per questo divenire più vicina alla gente.

Abbiamo avuto il prepartita e il dopopartita del confronto tv, come una finale di Coppa dei Campioni; tutti a domandarsi, chi vincerà, chi vince, chi ha vinto, come se poi il dibattito sul format e su chi ha comunicato meglio (ma comunicato cosa?) fossero il terreno vero di confronto. In questa tv dove conta di più il primo piano su uno sguardo truce piuttosto che il contorno d'insieme in cui si muovono le persone (quelle vere, non quelle chiuse nella scatola), che non rappresenta quasi più una realtà che la gente tocca davvero, si parla troppo di politica e se ne fa poca, di politica, o meglio di informazione.

Certo, anche qui ora ho parlato della politica che parla di se stessa in tv, ma intanto io non sono la tv, ho una audience più bassa, direi (sperando che qualcuno non chieda anche per i blog la par condicio!). E poi non faccio opinione, credo. C'è gente che trascorre più ore fra i blog alla ricerca, oltre che di rapporti personali, anche di notizie ed informazioni, per farsi un opinione o per scambiarle. E questo, il dialogo ed il rapporto interpersonale, anche se mediato dalla tecnologia, può contare di più che tanti dibattiti tv (che hanno un pubblico diverso).

Quello che questa relazione stretta fra politica e tv ha creato è una biscardizzazione della comunicazione politica (e se Biscardi conducesse i faccia a faccia?), con una logica di attesa all'evento successivo (per iniziare una nuova sequela di polemica) che fa gioco soltanto ai protagonisti (senza capire che al di là dell'audience poi l'elettorato mobile davvero, giovane e che cerca di costruirsi un'opinione sta da un'altra parte, penso io, magari sbaglio).

C'entra poco (ma forse sì) con questo post sui meccanismi di comunicazione (doppia deformazione, sia professionale che di studio), ma a proposito di attesa: domani esce Il caimano, l'ultimo film di Nanni Moretti, su cui tanto si è scritto e tanto ci si è interrogati, vuoi per il mistero che Moretti sa sempre celare intorno ai suoi film, vuoi per il contenuto antiberlusconiano annunciato (e magari, anzi probabilmente, il film parlerà anche, e forse soprattutto, di altro). Vedremo.

1 commento:

  1. Grazie per il DVD che mi hai prestato... è fatto veramente bene!!!
    Mario dall'England.

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