Moebius

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lunedì 13 febbraio 2012

Il tempo è un bastardo

More about Il tempo è un bastardoUn vero piacere, la lettura di questo romanzo. Scorre magnificamente: non vedi l'ora di arrivare alla fine, di capire tutte le connessioni fra i personaggi, di assaporare ogni trovata e idea (un capitolo scritto come una presentazione Power Point: geniale!) dell'autrice, Jennifer Egan, e quando sei arrivato/a in fondo ti rimane quel sapore agrodolce in gola tipico di un libro che, allo stesso tempo, ti ha divertito e ti ha messo faccia a faccia con la realtà.

Il tempo è un bastardo è costruito come un collage di storie che si dipanano dagli anni '70 fino a un imprecisato 202- (assemblate senza un’apparente logica temporale, saltando avanti e indietro nel tempo) e che direttamente o indirettamente ruotano tutte intorno al produttore musicale Bennie e, soprattutto, all'affascinante Sasha (ora assistente di Bennie, ora giovane studentessa in una New York frenetica, ora ragazza perduta in giro per Napoli alla ricerca di se stessa, ora madre matura).

Ogni capitolo è focalizzato su un personaggio e fotografa un momento centrale legato a una qualche trasformazione occorsa nella sua vita e a ognuno di essi l’autrice da voce con un linguaggio e uno stile peculiari (al passato o al presente; ora in prima, ora in terza, ora, addirittura, in seconda).
Ogni episodio cela dietro di sé un abisso nero difficile da penetrare in cui finiscono i sogni infranti di giovani musicisti, artisti, studenti, sognatori, donne in carriera. Alcuni di essi in qualche modo riescono a riemergere e a costruirsi la propria vita, ad andare avanti e creare qualcosa di nuovo e dotato di significato. Altri invece si perdono, perché troppo deboli e fragili oppure perché, al contrario, troppo avidi di vita.

Come detto, Sasha è il filo conduttore di tutto il libro anche se compare effettivamente come protagonista soltanto nel primo capitolo; il romanzo prosegue in modo quasi circolare raccontando le vicende di una vasta galassia di personaggi che, direttamente o indirettamente, hanno avuto a che fare con lei o con qualcuno che lei ha conosciuto (in una sorta di riedizione della teoria dei sei gradi di separazione). Così, saltando da una storia all'altra, il lettore scopre ogni volta pezzetti di vita così vividi da sembrare reali e, in qualche modo, diventa egli stesso un personaggio del libro, l'unico a cui sia concesso il privilegio di venire a sapere che fine abbia fatto Sasha, proprio perché esterno.

Quante persone abbiamo perso di vista nella nostra vita, quante ci hanno sfiorati senza sapere nulla di loro, quante cose non sappiamo di chi per qualche tempo ci è stato vicino. Inutile aggiungere che Sasha avrei voluto conoscerla anch’io.

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