Moebius

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venerdì 17 febbraio 2012

La farfallina 2.0

Questa settimana accade un fenomeno curioso: l'Italia si ferma per guardare #Sanremo, e per dire che #Sanremo fa schifo.

Premesso che faccio parte di quella fetta di italiani che il Festival non lo guarda perché proprio non gli interessa (e chi lo guarda dirà che sono snob: no, non mi piace, lo rifiuto, preferisco guardare Milan - Arsenal e leggere Operazione Shylock di Roth, io non guardo nemmeno i varietà alla Fiorello figurarsi il Festival della Canzone Italiana), purtroppo so tutto di esso o comunque è come se ne sapessi qualcosa. Alzi la mano chi non è stato coinvolto in qualche discussione su uno di questi argomenti (escludo deliberatamente le canzoni, dubito che le abbia ascoltate anche chi ha visto lo show):
  • la salute della modella ceca Ivana Mrazova;
  • le battute di Luca e Paolo;
  • Gianni Morandi
  • il sermone di Celentano (l'inutile diatriba sul perché, dopo che è stato pagato centinaia-di-migliaia di euro per fare quello che fa sempre in tv, abbia, stranamente, deciso di fare il Celentano);
  • le vallette di riserva Rodriguez e Canalis;
  • Loredana Berté che sembra Richard Benson (per chi lo conosce);
  • i Soliti Idioti;
  • le mutande di Belen e la sua farfallina (il tatuaggio, che avete capito).
Potrei sostenere una qualche conversazione praticamente su ognuno di questi punti (soprattutto sull'ultimo) pur senza aver visto non più di 5 minuti in tutto  di Festival (lo ammetto, subito dopo l'apparizione della farfallina, che non sono riuscito a vedere in diretta). Oggi è impossibile sfuggirne, molto più di quanto accadeva fino a qualche anno fa quando Sanremo vi inseguiva al lavoro, a scuola, al bar ma in qualche modo arrivava il momento in cui uno poteva spegnere tutto e pensare ai fatti suoi.

E sapete perché? Non perché, o non solo, tutti i giornali, i telegiornali e i principali siti di informazione non fanno altro che parlarne.

No, soprattutto perché Sanremo ve lo ritrovate sulle vostre pagine Facebook e Twitter, nei blog dei vostri amici, nei loro Tumblr, ecc.. C'è chi ne scrive in diretta per raccontare e commentare in tempo reale tutto quello che sta passando sullo schermo (quando si parla di citizen journalism...), non sia mai che qualche disgraziato ne rimanga all'oscuro. C'è chi non può esimersi dal far sapere agli altri che lo sta guardando ma solo per vedere quanto sia trash mentre altri devono per forza informarvi che non ne hanno seguito manco un minuto, che non gli interessa, che loro la farfallina di Belen non l'hanno vista (ma gli sarebbe piaciuto).
C'è perfino chi usa gli hashtag #Sanremo e #Belen come metro di paragone per tutte le altre notizie (però finisce comunque nello stesso calderone) e che ci sono cose ben più importanti. E quelli che devono per forza usare Twitter per fare battute su Sanremo (così, poi, se qualche comico ne farà di simili potrà dire che gliele ha rubate).

Non se ne esce, non se ne può uscire: è il Web 2.0 bellezza, quello dei contenuti prodotti dal basso, di questo stream infinito in cui tutti commentano e dicono la loro, della libertà e delle grandi potenzialità di espressione offerte dai social media.

Grandi potenzialità di espressione. 

Libertà.

...

Ma sì dai, in fondo ne ho appena parlato anche io.

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