Moebius

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mercoledì 3 gennaio 2007

La sottile linea scura

Mentre guardo Will Hunting su Rai Tre, e provo a scaricare qualcosa con eMule (per la precisione la colonna sonora di The blues brothers) per provare la mia nuova connessione ADSL con router wireless (è favoloso potersi connettere anche dal bagno), butto giù qualche riga su una fantastica lettura degli ultimi tre giorni.


E' bastato finalmente terminare Infinite Jest (romanzo stupendo di cui ho già parlato qualche settimana fa ma che ha richiesto fin troppo impegno da parte del sottoscritto) per partire in quarta a leggere altro. Mi sono immerso nell'ennesimo romanzo di Joe R. Lansdale (e non mi stancherò mai di ricordare di averlo incontrato, di averci fatto una foto insieme e di essermi fatto autografare un sacco di libri), tra l'altro uno dei più recenti e dei più belli. L'ho divorato in tre giorni, mi è bastato mettirmici due sere e stamattina l'ho finito: inutile dire che lo consiglio.


Si tratta di La sottile linea scura; i romanzi e i racconti di Lansdale (ripeto per l'ennesima volta che si tratta di un maestro nel passare da un genere all'altro) si possono classificare in un macrogenere che raccoglie horror, splatter, pulp eccetera, oppure in storie di azione con toni noir e/o da black-comedy (o anche entrambi i macrogeneri insieme), oppure ancora (ed è il caso di questo libro di cui vi parlo e di altri come il bellissimo In fondo alla palude o il recentissimo Echi perduti) storie-di-ragazzini-o-adolescenti-che-scoprono-la-vita-e-vivono - esperienze-che-li-fanno-crescere-e-maturare-in-pochissimo-tempo.


La sottile linea scura del titolo è quella soglia immaginaria che separa il mondo dell'infanzia e dei sogni innocenti di un bambino dal mondo degli adulti, è quella soglia che divide il mondo devi vivi da quello dei morti, è un limite fra il bene e il male. Stanley Mitchell, tredicenne di una cittadina del Texas Orientale, vive nel 1958 la più bella estate della sua vita, tre mesi in cui conoscerà più cose di quante ne aveva mai apprese in tutta la sua vita. Bighellonando col fido cane Nub Stan scopre uno strano cofanetto, contenente lettere d'amore di tanto tempo prima. Da quel momento Stanley, spinto dalla curiosità, cerca di indagare su quelle lettere, sul segreto che nascondono, e scoprirà la cattiveria ed il dolore che possono celarsi dietro ogni esistenza umana.


Come sempre Lansdale costruisce un romanzo dallo stile veloce, che chiede solo di essere letto col massimo del piacere e dell'empatia con i personaggi; JRL racconta di un mondo che non c'è più fatto di nostalgia, diverso ma non necessariamente migliore di quello di oggi: la morte raggiunge gli uomini ovunque e in ogni epoca, e i mostri ci sono sempre, nascosti da qualche parte dentro le persone. Leggendo La sottile linea scura si osserva da dentro il razzismo imperante nel sud degli Stati Uniti a quell'epoca ma anche l'inizio di un clima diverso per i diritti civili; si osserva una vita in qualche modo ancora immersa nella natura; si seguono le avventure di personaggi che Lansdale fa inevitabilmente amare: oltre Stan, sua sorella Callie ed il padre Stanley Sr.; poi la domestica di colore e il vecchio proiezionista Buster; senza dimenticare il coraggiosissimo cane Nub. In fondo è la stessa ricetta di un ottimo libro come In fondo alla palude, ed infatti li metto entrambi allo stesso livello.


Infine, non manca quello che è secondo me il tocco distintivo di Lansdale: dialoghi serrati, divertenti e scritti benissimo; uno stile asciutto, popolare nel senso migliore del termine, ma capace di creare suspence; un finale ricco di azione e di emozione, che coinvolge e che commuove.


Un libro che non mi stancherò facilmente di consigliare, e chi passa spesso di qua sa quanto riesco ad essere mono-maniaco con ciò che mi piace.

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