Moebius

Moebius

martedì 28 gennaio 2014

Elettronica equa e solidale?

Sulla vicenda Electrolux, a parte lo scandalo del quasi dimezzamento dello stipendio (anche se da qualche parte ho letto che le cifre potrebbero essere diverse con tagli di "solo" 130 euro, quindi occhio a valutare) mi viene spontanea una riflessione che riguarda anche il nostro modello di consumo e il nostro essere consumatori.

Estraniandoci dal caso specifico, prendiamo come dato di fatto che una azienda delocalizzi dall'Italia verso l'Est Europa o la Cina (e in generale tutti i grandi colossi industriali che in Italia non nemmeno mai avuto stabilimenti) per il costo del lavoro inferiore.

E' un fenomeno che esiste, c'è, diamolo per scontato e accettiamolo. Siamo uomini di mondo.

Quale aumento di prezzo sui prodotti che compriamo saremmo in grado di accettare se ci dicessero che la produzione resta in Italia ma le lavatrici costeranno di più?
Oppure, spostando il discorso su un piano etico diverso (non necessariamente legato al destino di tante famiglie italiane), se vi dicessero che il televisore che state comprando invece che 500 costa 550 perché agli operai che lo hanno prodotto (in Cina o dovunque producano Samsung, Lg, Sony, ecc.) sono stati garantiti stipendi più alti, ve lo comprereste lo stesso?

Ci vorrebbe una sorta di bollino di garanzia che per realizzare il prodotto che sto comprando gli operai che ci hanno lavorato su abbiano goduto di condizioni di lavoro dignitose e di un salario equo.

E poi potrei scegliere fra il televisore a 550 euro ma che, semplificando, mi fa stare con la coscienza a posto e quello da 490 prodotto "in quell'altro modo là".

Ripeto la domanda: quale compreremmo? Perché oggi siamo tutti contenti che i prodotti tecnologici, e non solo, siano molto più accessibili che dieci o venti anni fa ma questo è avvenuto grazie al fatto che, fra le altre cose, le multinazionali possono scegliere di andare a produrre dove, semplicemente, gli costa meno la manodopera.

Certo il discorso è complesso, e va calibrato sulle situazioni locali (in un paese in via di sviluppo che un'azienda produca lì e offra stipendi di 200 euro al mese è anche visto come fonte di ricchezza; da noi il mercato è stato spesso gonfiato dagli aiuti di stato; ecc.). Poi, si dovrebbe andare a vedere quanto incide davvero il salario dell'operaio sul prezzo finale di un prodotto (Electrolux per esempio calcola 30 euro di costo in più al pezzo su una lavatrice fatta in Polonia e una qui in Italia).

Se è giusto scandalizzarci per vicende come quella della Electrolux è giusto anche pensare però che quando compriamo in qualche modo legittimiamo quel modello produttivo.

Non vuole essere una critica moralistica ma uno spunto di riflessione. Come consumatori dovremmo essere più consapevoli e messi in grado di scegliere.

1 commento: