Moebius

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sabato 7 aprile 2012

Asterios Polyp: alla ricerca della propria metà perduta

Dal magma formato da cultura e società a volte emergono degli oggetti narrativi carichi di forza e significati in grado di trascendere ogni distinzione e classificazione fra cultura alta e bassa, fra un media e l'altro.

Uno di questi è, secondo me, Asterios Polyp, graphic novel dell'americano David Mazzucchelli, già diventato di culto per la sua raffinatezza e per la complessità del castello che l'autore ha disegnato (nel caso di Asterios è proprio il caso di dirlo) e servito al lettore.
Si tratta di un lavoro per il quale si può tranquillamente affermare che la letteratura (la grande letteratura) può manifestarsi anche in forme non proprie canoniche e secondo schemi innovativi.

  Cos'è Asterios Polyp: trama e struttura narrativa

 

Asterios Polyp è un architetto famoso soprattutto per il suo lavoro di teorico e studioso, affermato docente universitario che non ha però mai realizzato uno solo dei suoi disegni: meravigliosi ma irrealizzati castelli in aria.

Asterios ha 50 anni, ha avuto una vita di successo, è sempre stato un uomo brillante, in grado di sostenere qualsiasi conversazione, con un'opinione su tutto, o bianco o nero (sapendo sempre quando è bianco). All'inizio della storia, però, vediamo un uomo distrutto, solo e depresso, costretto a fuggire in fretta e furia dal suo appartamento a causa di un incendio, portando con sé soltanto tre oggetti che, scoprirà il lettore, rivestono per lui un particolare signficato: un accendino, un orologio e un coltellino svizzero multiuso.

E dopo una corsa a perdifiato per le scale, la casa distrutta alle sue spalle, decide ci intraprendere un viaggio verso il posto più lontano dove lo possono portare i pochi soldi che ha in tasca. Inizierà quindi un viaggio rituale che sarà allo stesso tempo un viaggio fisico verso un remoto paesino della provincia americana, un viaggio negli inferi alla ricerca della sua Euridice e infine un viaggio nella sua storia e nella sua coscienza. Incontrerà una serie di personaggi che lo guideranno ciascuno a modo suo alla riscoperta di se stesso.

Nella struttura narrativa, Asterios Polyp è pienamente post-moderno: una avanti e indietro nel tempo per rimettere insieme tutti i frammenti di cui si compone la storia fino al finale, tenero e romantico ma allo stesso tempo assurdo e grottesco. Mazzucchelli usa magnificamente le potenzialità del disegno e del colore, in tavole nelle quali sono le parole a fondersi alle immagini, che da sole già spiegano tutto.

Ah, dimenticavo. La voce narrante della storia è suo fratello gemello Ignazio, morto alla nascita ma sempre presente nella vita del nostro Asterios.



Oltre la narrazione: oggetti significanti non identificati 

 

L'impressione lasciatami da questo graphic novel va oltre le sue evidenti qualità artistiche. Ha acceso un po' di lampadine nella mia testa, che in parte hanno illuminato zone d'ombra dietro le quali può celarsi del significato, magari valido solo per me e nell'esatto momento in cui lo ho letto. Ho preso qualche appunto: le frasi sconnesse che seguono ne sono il risultato.

Asterios Polyp racconta una storia eterna, sulla dualità della natura umana. La percezione della realtà, si afferma con forza nel libro, viene mediata dal sé ed è quindi idealmente differente per ciascuno di noi. Partendo dal simposio di Platone, se l'Uomo è solo una parte di un essere diverso e più complesso non può fare a meno di bramare di ricongiungersi con l'altra metà.

Queste due metà, allora, possono essere intese come degli opposti che si attraggono per completarsi. Da questa doppia natura dell'uomo deriva una doppia realtà, che può farci vedere le cose in modo diverso. Ciascuna metà è diversa ma allo stesso tempo uguale all'altra: non bianco O nero ma bianco E nero. Non è detto che tutto debba essere definito come il conflitto fra due estremi, c'è invece un continuum fatto di sfumature.

Anche se non la vediamo, non è detto che la cosa che stiamo in realtà cercando non esista. Sono le sovrastrutture culturali che abbiamo interiorizzato che contribuiscono a dare forma al nostro modo di vedere il mondo. La cultura ci porta a semplificare le modalità di rappresentazione (e narrazione) del mondo: Astratto (ideale) e Funzionale vs Reale e Finzionale.

Scegliere un modello di rappresentazione rispetto a un altro può contribuire a determinare cosa vediamo del mondo e della realtà e cosa scegliamo di fare nostro. Ma compiendo questa scelta tagliamo fuori alcuni piani di realtà, rischiando di perdere con essi emozioni, esperienze, esistenze...

Quando ci accorgiamo di questa separazione cerchiamo di colmare un vuoto imponendoci ulteriori sovrastrutture, alle quali seguiranno altre sovrastrutture, in un rimando infinito, finché non ci accorgiamo che ci manca effettivamente qualcosa per essere davvero noi stessi (che ci sia stato portato via o che sia andato perso perché non siamo stati in grado di mantenerlo e conservarlo).
Quando le sovrastrutture crollano aumenta la consapevolezza e inizia il viaggio alla ricerca della metà (delle metà) perduta (perdute). È un viaggio a ritroso e allo stesso tempo in avanti per spogliarsi delle proiezioni del sé che hanno definito la visione del mondo in cui ci inscriviamo...

la realtà che abbiamo scelto
le scelte che abbiamo realizzato

Poter risalire all'origine di tutto ciò e modificare il mondo, trovare la pace, trovare le nostre metà perdute. È un processo infinito e spiraliforme di costruzione del sé, come figure all'interno di altre figure, che contengono altre figure...

Spirale logaritmica

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