Quest'anno al cinema stanno uscendo davvero bei film. E davvero un bel film è l'ultimo di Ridley Scott, da pochi giorni uscito in Italia, American Gangster, la storia del boss di Harlem Frank Lucas e del poliziotto che gli diede la caccia, Richie Roberts.
Il film di Scott è un gangster movie con i controfiocchi, non gli manca nulla sotto ogni aspetto: la sceneggiatura regge sotto ogni punto di vista, alcuni dialoghi sono bellissimi, la regia è perfetta, senza sbavature, così come il montaggio; ogni aspetto tecnico del film funziona perfettamente ai fini del racconto. E, cosa più importante, tutti questi elementi tengono lo spettatore incollato alla poltrona.
Brevemente, la storia: fine anni '60-primi anni '70, dopo la morte del vecchio boss di Harlem, Frank Lucas (Denzel Washington), suo autista, guardia del corpo e pupillo, intravede la possibilità di salire ai vertici della criminalità newyorkese importando eroina purissima direttamente dal sud-est asiatico, sfruttando la compiacenza di alcuni membri dell'esercito americano impegnato in Vietnam. Il poliziotto Richie Roberts (Russel Crowe), uno dei pochi poliziotti onesti fra Newark e New York, riceve l'incarico di formare una squadra anti-narcotici per l'arresto dei principali capi del traffico di droga.
Il film di Scott si gioca quindi tutto sul dualismo a distanza fra questi due personaggi, schierati agli estremi opposti ma entrambi dotati a modo proprio di un codice d'onore che né altri criminali né la maggioranza dei poliziotti di New York e del New Jersey dimostrano di avere. American Gangster è un film solido, che porta lo spettatore all'interno della vicenda senza cedere nulla all'inutile spettacolarizzazione ma alternando attentamente i momenti di maggior suspense con i passaggi emotivi del film, come il rapporto di Lucas con la madre e con la famiglia, originaria del North Carolina, o la vicenda privata di Roberts, che lotta con l'ex moglie per la custodia del figlio. Sia Lucas che Roberts però sono uomini totalmente assorbiti dal proprio ruolo, senza compromessi, o bianco o nero (e per questo, anche se può sembrare banale, funziona bene la coppia Washington-Crowe, davvero bravi entrambi in questo film, e se lo dico io che non sopporto l'attore de Il gladiatore...) e finiscono per sacrificare anche gli affetti.
American Gangster alla fine è un ottimo film proprio perché, pur vicino ad altre pellicole dello stesso genere (penso a Scarface e a Quei bravi ragazzi) non sembra rifarsi a nessun modello in particolare, ma può darsi io mi sbagli: Ridley Scott ha voluto in qualche modo dettare la sua versione del gangster movie, giocandolo sull'umanità dei personaggi (come però, a pensarci bene, sono anche i film che ho citato, quindi, forse, qualche riferimento Scott lo ha avuto...).