Dell'emergenza rifiuti campana saprete tutto immagino (mi piace immaginare...), e forse, anzi sicuramente più di me, che so solo quello che si vede e legge in tv e sui giornali. Ed è ormai un luogo comune dire che è colpa della politica, degli amministratori locali e della camorra, of course. Tutto vero, senza ombra di dubbio.
Giusto ieri stavo riflettendo sul problema e sono arrivato ad una conclusione banalissima: il problema rifiuti, al di là delle conseguenze patologiche raggiunte in Campania, esiste perché produciamo rifiuti, perché la nostra società non può fare a meno di produrre rifiuti: la società industriale produceva merci ed oggetti, quella post-industriale rifiuti di ogni genere (torno nuovamente, per l'ennesima volta su questo blog a consigliare la lettura dei romanzi di DeLillo, in particolare Underworld: poche altre volte la letteratura ha saputo spiegare così bene la realtà in cui viviamo).
Proprio ieri pensavo che l'unica soluzione sia produrre meno rifiuti (perché in realtà ne produciamo sempre di più) e per produrre meno rifiuti bisogna consumare di meno, tutti e tutto. Inutile fare esempi, sono sotto gli occhi di tutti. Servirebbe un grande cambiamento culturale, oltre che maggiore attenzione da parte delle classi dirigenti (che sulla monnezza in qualche modo lucrano), ma la colpa è soprattutto nostra.
E stamattina come per magia leggo l'ultimo numero di Giap, nel quale i Wu Ming avvalorano questa tesi (ma non è una novità, come non sono una novità le mie riflessioni, non nascono mica nel vuoto, chissà quante volte le ho già sentite), con un interessante (quanto originale) attacco alla soluzione finale dei termovalorizzatori (eufemismo, la parola termovalorizzatore, che fa pensare alla neo-lingua di Orwell): l'unica soluzione finale è cambiare profondamente il nostro modello di consumo, e quindi di vita: bastano piccole cose e piccoli gesti quotidiani.
E qui, aggiungo io, perché non rendersi conto che oggi abbiamo a disposizione tecnologie che dovrebbero contribuire a produrre meno oggetti e di conseguenza meno rifiuti e che invece non vengono sfruttate come si dovrebbe? Oggi abbiamo meno bisogno di oggetti materiali, almeno per alcune cose; pensate alla potenza del digitale, con una politica industriale meno miope e con qualche passo avanti nella creazione di supporti sempre migliori e flessibili, chi avrebbe più bisogno dei supporti materiali?
Quello dei rifiuti è solo un aspetto di un fenomeno più vasto, forse il più importante nel mondo globalizzato di oggi, di consumo e sperpero delle risorse con conseguente consumo e sperpero della Terra stessa. Consumo e sperpero che dà a breve avrà effetti non solo sul clima, non solo sulla nostra salute, ma anche sugli equilibri geopolitici del pianeta. Siamo sicuri di volerlo?
il fatto è che la società capatilistica trova nella produzione (superflua) per il consumo (superfluo) la sua ragione di esistere e la sua forza. in tutta sincerità non ritengo ci siano le condizioni culturali per una inversione di tendenza.
RispondiEliminalavora, consuma e crepa.
sigh, purtroppo ho paura che hai ragione
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