Potrebbe essere sufficiente questo (il mio opinabilissimo giudizio) per buttarsi dentro al romanzo di Lethem e scoprire da voi di che si tratta. Ma poiché stiamo parlando di un’opera assolutamente particolare bisogna fare lo sforzo di individuare una chiave di lettura, sviscerarne alcuni temi e ricostruirne il contesto. Si tratta di uno di quei libri in cui apparentemente succede ben poco, in cui lo stile (ironico, divertente e colto) sembra prevalere sul resto ma, fidatevi di me, non è assolutamente così.
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OCCHIO: SEGUE QUALCHE INEVITABILE SPOILER SULLA TRAMA (ma
senza svelare particolari colpi di scena di cui il libro è, secondo me, particolarmente ricco).
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Fra giornate passate a guardare le videocassette di Perkus, a fumare erba di varie qualità (fra le quali, appunto, una delle più pregiate è la chronic) e a frequentare il jet set newyorkese in virtù del suo ruolo di eterno fidanzato infelice ed ex star televisiva, Chase (l’uomo-invece, appellato per sbaglio nel corso del libro non-person) appare effettivamente come un personaggio non tanto in cerca d’autore ma quanto della sua stessa essenza.
Privo di personalità non gli resta che recitare la parte assegnatagli di volta in volta e mimetizzarsi camaleonticamente per sembrare quello che la gente si aspetta da lui. Ma questa vita così scialba e routinaria verrà progressivamente sgretolata sotto i colpi dell’eccentricità di Perkus e dell’amica ed ex assistente di lui Oona Laszlo, ghostwriter di professione dalla forte personalità che trascinerà Chase in una stranissima relazione apparentemente di solo sesso ma che ben presto diverrà, per lui, la sua vera storia d’amore parallela a quella ufficiale con l’astronauta Janice Trumbull.
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E DIREI CHE GLI SPOILER SULLA TRAMA SONO SUFFICIENTI
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Tutto si svolge, come dicevo, in una New York alternativa a quella vera, in un epoca indefinita ma comunque, senza mai nominarli, post-11 settembre e guerre in Afghanistan e Iraq (unico riferimento l’esistenza di una versione del New York Times “senza guerra”). Una New York governata come nella realtà da un sindaco magnate dei media, sulla quale da alcuni anni è caduta una pesante nebbia che ha reso praticamente inaccessibile un pezzo di città; devastata periodicamente da una misteriosa, inafferrabile ed enorme tigre, scappata da chissà dove; nella quale si verificano periodicamente strani fenomeni (come un pervasivo e penetrante odore di cioccolato nell’aria, che alcuni invece percepiscono sotto forma di suono); dove si sta comunque realizzando una grandiosa opera d'arte dedicata alla memoria.
Alternativo è anche il paesaggio culturale: la gente legge Obstinate Dust (invece di Infinite Jest), guarda i film degli Gnuppets (al posto dei Muppets) e Marlon Brando potrebbe essere perfino vivo. Lethem ha imbottito il libro di riferimenti e citazioni di ogni tipo, inevitabile perdersene qualcuna.
La New York e l’America di Chronic City sono pervase da un profondo senso di inquietudine, così come tutto il romanzo, dettata dalla sensazione di non riuscire a leggere interamente la realtà e di non essere neanche in grado di interpretare correttamente quei frammenti che ci si ritrova davanti (fortissimo qui l'influsso di Dick sulla scrittura di JL, autore che ha contribuito al rilancio di PKD negli ultimi anni e alla sua rivalutazione critica).
Il romanzo di Lethem parla soprattutto di ossessioni e di ricerca del reale significato delle cose che ci accadono, che possono avere due, tre o infinite verità perché noi stessi cambiamo nel tempo, cambiamo per le persone che ci circondano (e cambiamo le persone di cui ci circondiamo) e magari dimentichiamo come tutto è cominciato. Per smettere di essere delle non-persone (o per evitare di diventarlo e ritrovarsi a recitare una parte scritta da altri) non si può far altro che fare attenzione anche al minimo dettaglio, perché anche il volo di uno stormo di uccelli al di sopra di una torre può far sbocciare la consapevolezza di cui abbiamo bisogno.
“La paranoia è un fiore nel cervello” dice Perkus a Chase.
La paranoia è un fiore nel cervello. A voi la corretta interpretazione, io la mia idea me la sono fatta.
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