Moebius

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sabato 3 novembre 2012

Narrazioni trans-mediali, fra testo e contesto

More about Scatola neraNelle scorse settimane Minimum fax ha portato in Italia Scatola nera, un interessante esperimento letterario dall'autrice de Il tempo è un bastardo. Si tratta di un racconto scritto per essere pubblicato su Twitter in frammenti di massimo 140 caratteri (da pochi giorni disponibile in ebook).

Ciò che è qui importante è il modo in cui fluisce la narrazione non la storia in quanto tale (una bellissima donna mette a repentaglio la propria incolumità infiltrandosi come agente segreto nella vita di un super-criminale al fine di svolgere una missione fondamentale per la salvezza di migliaia di vite).
Si tratta secondo me di una vera opera aperta, utile per riflettere sui meccanismi di una narrazione che, in epoca di social network, web 2.0 e supporti digitali, si fa trans-mediale.

Inizialmente mi sono avvicinato a Scatola nera sbocconcellando senza un preciso ordine sequenziale i post pubblicati su Twitter da @minimumfax, senza continuità, fruendone come sorta di aforismi 2.0 che mi hanno lasciato libero di immaginare il contesto generale e la storia.

Frasi di 140 caratteri al massimo attraverso le quali il lettore ha potuto scomporre e ricomporre a piacimento una storia (non necessariamente la stessa storia immaginata dall’autrice), libero di saltare da un punto all'altro della propria timeline. In qualche modo mi ha ricordato i vecchi libri-game per ragazzi, che non venivano fruiti in maniera sequenziale dalla prima all’ultima pagina ma secondo le dinamiche interpretative proprie di ciascuno.

La successiva lettura lineare dell’ebook fornisce invece un quadro diverso perché il lettore ha la possibilità di completare tutti i buchi che la fruizione in timeline potrebbe aver lasciato, attivando un nuovo processo di interpretazione. Ovviamente ci sarà anche chi con costanza ha seguito tutti i tweet nel giusto ordine con cui venivano pubblicati ma questo uso “tradizionale” del testo mi sembra soprattutto legato alle abitudini culturali di chi legge piuttosto che alla natura del testo stesso.

Il fatto che un racconto venga pensato per essere pubblicato su Twitter in frasi di 140 caratteri (non considerando per ora la possibilità di pubblicarlo in “volume” e offrire a tutti la possibilità di leggerlo in modo più convenzionale) implica un diverso rapporto col Lettore; quest’ultimo potrà decidere quanti e quali porzioni di testo leggere, in che ordine, se e come mescolarle. Significa anche offrirgli la possibilità di costruire una nuova storia, diversa da quella immaginata dall’Autore.

Una storia (particolare per me più affascinante di questo nuovo approccio alla narrazione) con personaggi diversi e nuovi, che l’Autore non poteva proprio prevedere, frutto dell’interazione fra il testo in questione con gli n-testi prodotti ogni minuto su Twitter. Ogni persona che seguiamo, con i suoi tweet, interagisce con il “testo” (in questo caso “Scatola nera” ma il discorso meriterebbe un approfondimento generale) e ne fa nascere uno completamente nuovo: è la stessa timeline a diventare a sua volta un “testo” (anzi un ipertesto o ancora meglio un ipermedia) che non potrà essere ricondotto dentro i confini del libro se non dopo un ulteriore lavoro di interpretazione e rimediazione che non potrà però mai rispecchiare l’unicità del testo che ciascun lettore ha costruito per se stesso.

A questo punto abbiamo 5 tipi di testo:

  • il racconto così come l’ha pensato l’Autore;
  • l’insieme dei frammenti di testo pubblicati su Twitter nei modi e nei tempi decisi (in questo caso) dall’editore;
  • la versione unica e originale che ciascun Lettore ha ricostruito per se stesso fruendo di ciascun tweet in cui è stato scomposto il racconto;
  • il risultato dell’interazione di questi tweet con la timeline di ogni Lettore;
  • la timeline che da contesto diventa essa stessa testo.

Le potenzialità, semiotiche, di una narrazione trans-mediale stanno qui: essa dimostra che i confini di un testo sono in grado di spostarsi continuamente in avanti al punto da non poter più individuare un autore se non nella forma di una sorta di intelligenza collettiva formata dai contributi particolari di ciascuno sia per quanto riguarda la “produzione” sia per ciò che concerne l’interpretazione, che è sempre una nuova produzione di significato (e quindi di testo): Peirce 2.0, direi.

3 commenti:

  1. mi è piaciuto moltissimo questo post (sono approdata qui dopo una rapida ricerca con Google). sto scrivendo un articolo su quest'iniziativa di Minumum Fax e siccome vorrei inquadrarla in un contesto più ampio, mi chiedevo, ci sono stati negli ultimi tre anni altri esempi altrettanto emblematici di romanzi/racconti pubblicati su Twitter? E poi: al momento qualcuno (sociologo, semiologo, studioso di letteratura) ha studiato/ elaborato delle riflessioni in merito? potreste darmi qualche dritta? grazie, e a rileggervi :)

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    1. Ciao Francesca, ti ringrazio per l'apprezzamento! Purtroppo non so aiutarti; le riflessioni di questo post sono frutto del mio interesse personale per questi argomenti, che ormai non sono più per me dei veri e propri argomenti di studio come ai tempi degli studi universitari.
      Quando avrai terminato il tuo articolo però segnalamelo, sarà sicuramente interessante!
      Stefano

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  2. ovviamente non potevo non citare e linkare il tuo articolo, nel mio articolo :) non appena sarà on line ti giro il link. intanto ora mi vado a leggere il post su Argo

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