Moebius

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mercoledì 29 agosto 2007

Non ammalatevi in America!

Venerdì scorso, il giorno dell'uscita, sono andato a vedere Sicko, l'ultimo documentario di Micheal Moore, che questa volta ha deciso di aprire uno squarcio sul sistema delle assicurazioni sanitarie negli Usa. Dimenticatevi il Dr. House, E.R., Grey's Anatomy e pure Scrubs.


Come in ogni film di Moore si riesce anche a ridere dei drammi e delle assurdità, per noi, che racconta ma lascia l'incredibile impressione che qualcosa a questo mondo non va se nel paese più ricco, forte e potente la sanità debba premiare solo le fasce più alte della popolazione, quelle che possono permettersi un'assicurazione, e lasciare completamente senza copertura circa 50 milioni di persone (50 milioni: quasi l'intera popolazione italiana, mica bruscolini!).


A me ha divertito, se si può dire, scoprire che tutto questo sistema è nato ai tempi di Nixon: sembra che ogni male dell'America derivi da Nixon (lo stesso Dick lo considerava una sorta di incarnazione del male).


E' inutile raccontare le singole storie raccolte da Moore: cancri non curati o scoperi in ritardo per esami diagnostici non eseguiti perché non pagati dalle assicurazioni, interventi chirurgici non eseguiti... Il fatto è che Moore si è concentrato su quelli che l'assicurazione ce l'hanno, non ha parlato di quelli che non possono pagarsela. E allora si scopre che spesso nemmeno chi paga gode di una buona sanità negli Usa perché le compagnie di assicurazione fanno di tutto per non pagare le cure necessarie, pagano investigatori per scoprire quale insignificante malattia precedente una persona non ha dichiarato al momento di stipulare una polizza, cercano ogni cavillo per risparmiare soldi, al punto che una dirigente sanitaria che ha negato le cure ad un paziente, poi deceduto, ma ha fatto risparmiare alla sua compagnia mezzo milione di dollari fa carriera.


La parte veramente divertente del film è quella in cui Moore va in Canada, Gran Bretagna e Francia a vedere come funziona la sanità pubblica e "scopre" che lì, così come da noi, tutti (anche gli stranieri) vengono curati negli ospedali pubblici, senza alcuna distinzione e che spesso le cure sono eccellenti. E toccante è la storia di alcune persone ammalatesi gravemente mentre lavoravano a Ground Zero dopo l'11 settembre che non vengono curate negli Usa (l'America non si occupa dei suoi eroi...) e che Moore ha portato a Cuba per far ricevere loro cure di prima qualità e medicinali a costi irrisori rispetto a quello che vengono pagati negli Usa, realizzando, infine, una sorta di gemellaggio fra i pompieri cubani e quelli americani.


Chiudo con tre note:


Un'altra cosa che colpise del film di Moore è la propaganda usata negli Usa contro la sanità pubblica, parlando di primo passo verso il socialismo, verso le restrizioni della libertà, ecc.


Fra qualche mese dovrò andare negli Usa per concludere il mio benedetto master: dovrò stare attento a non ammalarmi!


Infine, perso fra i titoli di coda Moore ha ficcato un ringraziamento a Kurt Vonnegut, presumo per l'impegno civile e politico del grande scrittore scomparso, una vera voce fuori dal coro che negli ultimi anni della sua vita (ma a dire il vero basta leggere i suoi libri, in particolare La colazione dei campioni) ha criticato lucidamente la strada presa dall'America, un paese che si dimentica dei più deboli. Alla faccia di chi pensa che la fantascienza non serva!

3 commenti:

  1. a me quel che colpisce dei film di Moore, e questo non l'ho ancora visto, ma lo faro' stasera, e' che inconsapevolmente celebra cio' che secondo me e' il maggior pregio degli americani, ovvero la liberta' del dissenso civile, un privilegio dei paesi civilizzati che in Cina o Russia o Corea si sognano.
    Ovviamente qualcuno potrebbe dire che personaggi come JFK, RFK e Martin Luther King sono stati uccisi per questo, ma hey, nessuno e' perfetto.
    DI Vonnegut dopo molto tempo che volevo farlo ho finalmente letto Mattatoio N.5, e sto leggendo Cronosisma.
    So che tu l'hai letto e lo apprezzi molto, a me e' piaciuta molto l'idea che i trafalmadoriani non conoscano il concetto di libero arbitrio.
    Secondo me anche molti terrestri non lo conoscono, visto che se devono scegliere tra la violenza e qualcos'altro, scelgono sempre la violenza come unica soluzione al problema, adducendo la scusa che e' l'unica strada possibile.
    Sei d'accordo ?
    So che sei impegnato, e hai altro di fare, ma cerca di scrivere piu' spesso, trovo i tuoi post sempre stimolanti ed interessanti !
    Un saluto ^_^

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  2. Ciao Kusa,
    più che avere da fare è che mi sento davvero meno ispirato di una volta, ma grazie lo stesso per l'invito :D
    Quanto a Moore, è vero quello che scrivi: Moore stesso è l'esempio che, nonostante tutto quello che non va in america, la libertà di dissentire rispetto al sistema di pensiero prevalente è probabilmente uno degli aspetti più importanti di quel paese. Mi viene sempre da pensare che in Italia certi film non si potrebbero girare, certe cose non si potrebbero raccontare... Magari sbaglio, è solo un'impressione.

    Quanto a Vonnegut: credo che il suo contributo più importante all'immaginario sia il senso di libertà che trapela dalle sue opere (e potrebbe sembrare paradossale visto che il tema dell'assenza di libero arbitrio ritorna); Vonnegut critica lucidamente ogni conformismo e quelle pulsioni umane che fanno sì che, appunto come scrivi te, portano all'unica soluzione della violenza e della sopraffazione.

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  3. Anche io l'ho visto, mi ha prestato il dvx il mio capo....sono scioccata!
    Il primo film di Moore non l'ho visto, ma penso che me lo noleggero al più presto.

    Quando andrai in America ti consiglio di farti un'assicurazione qua in Italia che ti pemette di farti curare all'estero senza spese....mi pare che esista una cosa del genere.....
    Bacio.

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