Moebius

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martedì 2 maggio 2006

Un pozzo nero per Alfredino e per l'Italia

Vediamo un po', torno a consigliare un buon libro a chi passerà di quà. Si tratta di Dies Irae di Giuseppe Genna, uscito poco tempo fa. Intanto, premetto, non avevo letto mai niente di Genna e sono rimasto davvero impressionato dalla qualità della sua scrittura prima di tutto: ricca sia stilisticamente, linguisticamente e lessicalmente, con ogni parola pesata e messa al posto giusto.

Questo Dies Irae è un romanzo difficile da classificare perché è tanti romanzi insieme, e tanti generi insieme: è una serie di storie intrecciate alla Storia della nostra povera Italia, seguendo un po', anche stilisticamente, la grande letteratura post-moderna americana, DeLillo e Pynchon citati più volte nel libro, soprattutto il primo. E a un bellissimo libro di DeLillo di cui ho ampiamente parlato, Underworld (che modestamente considero uno dei romanzi più importanti della letteratura contemporanea), si rifà il romanzo di Genna: un Underworld italiano, come poi è ammesso esplicitamente dallo stesso autore.

La vicenda copre 25 anni, dal 1981 all'inizio del 2006 . Il 1981 è un anno chiave, non solo nel romanzo: è l'anno della scoperta della P2 e della morte di Alfredino Rampi, il bimbo caduto in un pozzo di Vermicino e la cui sorte è stata seguita per 18 ore dall'intero paese in diretta tv. La morte di Alfredino è il prologo del libro (pagine scritte benissimo: leggendo queste prime pagine mi sono convinto a prendere il libro di Genna) ma anche di questi 25 anni: quell'episodio, al di là del romanzo, è stato davvero uno spartiacque, banalmente perché quella lunga diretta tv ha cambiato la nostra percezione del mondo, i linguaggi televisivi e con essi la nostra cultura (e non è una scoperta di Genna, è abbastanza condiviso questo punto). Perché accostare P2 e Alfredino? Perché Genna, noto per essere uno scrittore di thriller (come si definisce lui nel romanzo, un po' spregiativamente) inizia il romanzo con un grande complotto, che inizia da lì e con un effetto domino corre per tutti gli anni 80 e 90: Craxi, la cultura televisiva e dello spettacolo, la politica dei venditori e i venditori della politica, la fortuna economica e televisiva di Berlusconi, Berlusconi in politica (un altro tassello che si incastra: la tessera 1816 della Loggia di Gelli che diventa Presidente del Consiglio), Moana Pozzi che scopre del materiale compromettente, il crollo del muro di Berlino, Tangentopoli.

Tutto ciò fa da sfondo, o forse è il contrario, alle vicende di Giuseppe Genna (in una vicenda che in parte è sicuramente autobiografica e in parte, credo, sarà di fiction: resta vero però che Genna ha lavorato a Montecitorio sui faldoni della Commissione di inchiesta sulla P2 ed è entrato in contatto con i Servizi), di Paola C. e di Monica B., vicende che attraversano, appunto, questi 25 anni. Giuseppe, Paola e Monica vivono vicende separate ma in qualche modo collegate, e si incontreranno, all'inizio del romanzo e alla fine di questo venticinquennio. Genna, Monica e Paola hanno in comune un pozzo nero in cui affondano i propri drammi esistenziali, più o meno gravi, che rivelano tre mondi diversi, tre modi diversi di guardare il mondo: essere tirati fuori dal posso nero è difficile, forse impossibile ma ci si può riuscire affrontando e scoprendo le paure più profonde. Sarebbe superfluo entrare nel dettaglio delle vite dei tre personaggi principali: scopritele, ne vale sul serio la pena.

Mi soffermo un attimo sulla vicenda di Giuseppe Genna, almeno il Giuseppe Genna del romanzo; Genna si descrive e si racconta, e racconta la sua ossessione per la scrittura di un enorme e praticamente infinito romanzo di fantascienza, Dies Irae, appunto, che racconta dell'evoluzione della specie umana ma che è soprattutto metafora di questo nostro mondo, in cui al centro c'è sempre il pozzo nero di Alfredino (altra ossessione dello scrittore); Genna racconta di una vicenda medianica, lui che registra le voci dei morti (sarà fiction, sarà realtà? E' matto del tutto?); Genna racconta, adulto, del suo lavoro a Montecitorio e del suo essere uno scrittore: queste pagine sono per me interessanti sul serio perché Genna descrive il suo desiderio di realizzare opere diverse dai thriller di successo e parla allora della letteratura, del ruolo dello scrittore.
Insomma tante cose questo Dies Irae: una lettura piena di contenuti e di significati, una lettura non semplicissima, vista la vastità dei temi trattati, il procedere a salti del romanzo (salti non solo narrativi ma a volte anche stilistici) e la scrittura bella ma complessa. Un libro, però, che lascia qualcosa dentro e, pasolinianamente, rivela molto (pur nella fiction), perché lo scrittore sa le cose, perché collega i fatti.

8 commenti:

  1. Neanche io ho mai letto di Genna, ma appena finisco il libro che sto leggendo, mi lascerò guidare dal tuo consiglio

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  2. ma sei veramente tu filippp dikk? hai delle responsbilità sai? che tu lo sia o meno...hai perso dimestichezza col delirio?

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  3. ma sei veramente tu filippp dikk? hai delle responsbilità sai? che tu lo sia o meno...hai perso dimestichezza col delirio?

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  4. moana pozzi che scopre del materiale compromettente?

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  5. stai sempre a legge eh! ;-)
    'mo me lo appunto 'sto libro ma la lista è lunga e il tempo scarseggia..

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