Sono passati trenta anni esatti da che uno degli scrittori più importanti e (nonostante la moda degli ultimi anni) misconosciuti della seconda metà del '900 venisse catturato dal raggio rosa di Valis per ritrovarsi nuovamente in compagnia di Horselover Fat.
Dick è stato (è), forse lo scrittore di fantascienza più famoso di sempre, quello che ormai tutti leggono, anche gli snob che ancora fanno finta di non capire che la fantascienza sia una cosa seria. Usare però l'etichetta di science-fiction writer può risultare limitante, perché Dick è stato prima di tutto un grandissimo scrittore tout court e pensatore. Magari non tutti i suoi libri sono dei capolavori, alcuni però rientrano in quanto di meglio abbia prodotto la letteratura americana negli ultimi 50-60 anni.
Amo Dick (ormai da almeno 12 anni: il primo romanzo che lessi era La penultima verità, uno dei meno conosciuti; poi vennero tutti gli altri, quasi tutti ormai) perché mi ha mostrato che non bisogna mai essere certi di niente, neanche di quello che ci troviamo davanti agli occhi. In Dick ho ritrovato inquietudini e dubbi che sentivo dentro di me; non che io pensi, come Phil dal 1974 in poi , che viviamo in realtà nell’antica Roma e che il secolo dai noi abitato sia un realtà un’illusione ma il suo interrogarsi sul mondo credo sia molto comune.
Era ossessionato dalla realtà – quella cosa che, quando smetti di crederci, non sparisce scrisse in Valis – ma non perché fosse schizofrenico o fosse sempre sotto l’effetto dell’LSD (ne girano di leggende). Pur autodidatta (e forse proprio perché autodidatta) in ambito filosofico, ha esplorato con dedizione per tutta la sua vita la realtà noumenica sottostante a quella fenomenica. E, sicuramente, se ne sarà andato senza aver trovato una risposta definitiva.
Banale il consiglio che posso darvi: leggete i suoi libri. Non crediate di conoscere il pensiero dickiano solo perché avete visto qualche film tratto o ispirato dai suoi libri. Blade runner è un capolavoro, ma neanch'esso è totalmente dickiano, per non parlare di Minority Report e degli altri prodotti negli ultimi anni; il più dickiano in assoluto secondo me è eXistenZ di Cronenberg, che gli ha reso un bellissimo omaggio su pellicola pieno di citazioni.
Chiudo segnalando un bel pezzo sul Dick filosofo apparso su La lettura del Corriere due o tre settimane fa e questo brano di Dick pubblicato stamattina su Carmilla. Poi, per saperne di più, ci sono le due bibbie: Divine invasioni, la biografia scritta da Lawrence Sutin, e Io sono vivo, voi siete morti di Emmanuel Carrère.
Aggiornamento delle 12,30: ecco, se davvero volete leggere qualcosa di scritto bene su PKD e su quanto possa influenzare chi lo legge andate a vedere questo brano dello scrittore Jonathan Lethem pubblicato oggi su Minima et moralia. Non posso fare altro che inchinarmi.
Banale il consiglio che posso darvi: leggete i suoi libri. Non crediate di conoscere il pensiero dickiano solo perché avete visto qualche film tratto o ispirato dai suoi libri. Blade runner è un capolavoro, ma neanch'esso è totalmente dickiano, per non parlare di Minority Report e degli altri prodotti negli ultimi anni; il più dickiano in assoluto secondo me è eXistenZ di Cronenberg, che gli ha reso un bellissimo omaggio su pellicola pieno di citazioni.
Chiudo segnalando un bel pezzo sul Dick filosofo apparso su La lettura del Corriere due o tre settimane fa e questo brano di Dick pubblicato stamattina su Carmilla. Poi, per saperne di più, ci sono le due bibbie: Divine invasioni, la biografia scritta da Lawrence Sutin, e Io sono vivo, voi siete morti di Emmanuel Carrère.
Aggiornamento delle 12,30: ecco, se davvero volete leggere qualcosa di scritto bene su PKD e su quanto possa influenzare chi lo legge andate a vedere questo brano dello scrittore Jonathan Lethem pubblicato oggi su Minima et moralia. Non posso fare altro che inchinarmi.
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