Proseguo il resoconto delle tre settimane in Florida ripartendo dalle nottate in bianco. Oltre a quella a Key West, raccontata nel post precedente, ce ne è stata un’altra a due giorni dalla partenza che vale la pena ricordare.
Lunedì scorso, dopo la consegna del portfolio finale che ha praticamente chiuso il master americano, si è deciso di passare la serata a Miami Beach per festeggiare con una bella cena e possibilmente una sana ubriacatura. In un gruppetto siamo prima andati a cena in un buon ristorante di pesce su Collins Av. (come al solito se qualcuno ha bisogno di un consiglio…) e quindi nel nostro ormai solito locale su Ocean Drive dove bere mojito. Apro una parentesi sul mojito: mi raccomando, che la menta sia fresca, il rum tanto, il ghiaccio e lo zucchero quanto basta, bisogna costruire un sottile equilibrio… Va detto però che sti mojito ve li faranno pagare cari…
Dopo cena mentre stavamo già sorseggiando i nostri enormi bicchieroni di mojito siamo stati raggiunti dagli altri, tutti decisi a scatenarsi almeno per una volta (io già avevo dato, ci tengo a sottolineare). Un po’ brilli abbiamo ascoltato un po’ di musica dal vivo e dopo abbiamo iniziato a fare casino su Ocean Drive (perfino una bella “società dei magnaccioni”). Spostandoci un po’ più in là ci siamo infilati dentro un altro locale, dove poter ballare un po’ e prendersi una birra. Alcuni di noi si sono scatenati come mai li avevo visti, effetto dell’alcol forse, mentre piano piano c’è stato chi ha iniziato ad alzare bandiera bianca e ad aspettare gli altri fuori.
Verso le tre, quando i locali da quelle parti chiudono (penso che in America abbiano delle regole molto ferree sugli orari di chiusura) e dopo essere rimasti un po’ a bivaccare ai margini della spiaggia un manipolo di stakanovisti ha deciso di restare ancora a Miami Beach (compreso chi parla) e di “spiaggiarsi” a riposare, riprendere fiato, smaltire l’alcol nella speranza di poter ripartire in direzione campus. Un consiglio: non spiaggiatevi di notte a Miami Beach. Noi abbiamo rischiato di finire arrestati.
Vabbè non esageriamo… La polizia pattuglia la spiaggia, che sarebbe chiusa da mezzanotte alle 5 della mattina, a bordo di coattissimi quad che sembrano usciti da qualche telefilm. Al terzo o quarto passaggio avevano evidentemente deciso che non potevamo stare più lì e ci hanno “gentilmente” consigliato di andar via (nonostante fosse ormai passate le 5 e la spiaggia fosse, teoricamente, aperta). In quel momento io ero a passeggiare sulla spiaggia con una mia amica, quindi ho assistito alla scena da un centinaio di metri dopo che uno dei quad aveva prima puntato su di noi illuminandoci coi fari come se fossimo sotto tiro.
Alla fine, mentre alcuni dei miei amici sono rientrati di nuovo nel bed&breakfast “The Van” dai sette comodi sedili, io e la mia amica di prima ce ne siamo rimasti in giro per Miami Beach fino alla mattina, passeggiando e chiacchierando come non eravamo quasi riusciti a fare in tre settimane (inutile dire che a quest’amica tengo un sacco: sicuramente si è trattato di uno dei momenti migliori per me durante tutto questo periodo perché finalmente ho potuto risentirla vicina).
Quindi dopo una notte in bianco, o quasi in bianco, siamo ripartiti in direzione del campus, riuscendo a sbagliare strada un po’ di volte prima di imboccare la I-95.
2. Continua...
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