Moebius

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domenica 3 dicembre 2006

Sul Granma con Fidel e Guevara

Il giorno dopo che Roma è stata invasa da centinaia di migliaia di persone tutte pendenti dalle labbra di Berlusconi e di Demo Morselli, vero animatore dell'evento insieme alla sua band, a me viene voglia di scrivere qualcosa su una storia di tenore diverso che ho letto sulla Repubblica di ieri.

Come molti sapranno in questi giorni ricorre il cinquantenario della rivoluzione cubana, dello sbarco del Granma, la nave che trasportò poche decine di persone guidate da Castro e da Guevara che diedero inizio alla guerriglia. Personalmente non sono comunista, ma se devo scegliere da che parte stare, sentendomi comunque di sinistra, sto dalla parte di chi lotta per qualche ideale al fianco dei più disperati: è difficile non rimanere affascinati in qualche modo da Cuba. Ma quello di cui volevo parlarvi non è tanto la rivoluzione quanto piuttosto segnalare la storia di Gino Doné Paro, un 82enne di San Donà di Piave, giunto in questi giorni all'Avana e festeggiato come un eroe.

Gino Doné fu partigiano e dopo la guerra emigrò prima in Canada e poi a Cuba, dove conobbe un giovane Fidel Castro: da lì poi l'esilio in Messico e la preparazione della guerra contro Batista. Gino Doné, el italiano, fu tra gli 82 che sbarcarano dal Granma il 2 dicembre del 1956, lui che aveva esperienza di guerra, avendola fatta in Italia e che, racconta, insegnò a Ernesto Guevara a sparare e le tecniche della guerriglia (e c'è da credergli: il giornale ha pubblicato una foto di Gino nella boscaglia fra Castro e Che Guevara).

La storia di Gino Doné mi ha colpito soprattutto perchè inevitabilmente non sembra reale, sfocia nell'immaginario e in una dimensione quasi mitica. Mi ricorda moltissimo quella di Vitaliano Ravagli che i Wu Ming hanno reso nota a tutti col libro "Asce di guerra", che racconta appunto la vicenda di Ravagli partito giovanissimo dall'Italia per andare in Indocina a combattere contro i francesi in Laos, "il vietcong romagnolo": la differenza è che Ravagli era solo un ragazzino al tempo della Resistenza e non ha fatto il partigiano.

Sono storie che colpiscono, perchè sembrano più leggende che storie vere: un italiano alla rivoluzione cubana? un altro in Indocina? Il fatto è che provengono direttamente da un'epoca in cui c'era gente, tanta, tantissima, che aveva combattuto per la libertà (quella vera, non quella berlusconiana) e per la democrazia nel nostro paese, e il cui ricordo non va sfumato da tanto revisionismo storico. E qualcuno di quelli sentiva il bisogno di continuare a combattere, come Doné e Ravagli appunto. Fra qualche anno purtroppo non avremo più nessuno che potrà raccontare storie così.

Doné qualche mese dopo quel 2 dicembre di 50 anni fa fu costretto a lasciare Cuba e trascorse gran parte della sua vita negli Usa: solo da pochi anni è tornato in Italia e spera che gli sia concesso di rivedere dopo tanti anni il compagno Fidel.

3 commenti:

  1. asce di guerra l'ho letto su tuo consiglio.. di questo gino non mai ho sentito parlare ma non c'è da stupirsi.. la sera niente tg e solo cartoni animati.. :(

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  2. come sempre scrivi benissimo ed è un piacere leggere! Bellina la storia interessante non ero a conoscenza e sopratutto non avrei mai immaginato che un Italiano avesse preso parte alla rivoluzione Cubana. Comunque anche io non mi schiero anzi la politica non mi interessa più di tanto ma se propriod evo scegliere andrei verso sinistra!! Comunque la miafestazione di sabato una vera e propria "pagliacciata" con qualcuno che si atteggiava da nuovo "Duce" ridicolo!! comunque ognuno ha le proprie idee esiste la libertà di pensiero meno male ed è giusto che se a loro qualcosa non vada bene protestano però a insinuare che hanno manifestato contro un Regime e che chiedono libertà e per giunta c'era anche della Gente che cantava "Va Pensiero" tutto ciò è più che ridicolo.. mi cheido dove andremo a finire!!! Buona Notte

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  3. Militante: lo so, già me lo avevi scritto. Questa storia non la conoscevo nemmeno io fino a qualche giorno fa che l'ho letta sul giornale, quindi non ti disperare :) mi andava di segnalarla proprio perché la ritengo molto significativa, come quella di ravagli, visto il clima di revisionismo che si respira.

    anonimo: credo che ogni manifestazione sia legittima, indipendentemente dalla parte in cui si sta e dal folklore

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