Moebius

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lunedì 21 marzo 2011

Assalto a un tempo devastato e vile

copertina Genna AssaltoAssalto a un tempo devastato e vile. Un assalto a un tempo che si rivela devastato e vile? Oppure un assalto che allo stesso tempo è devastato e vile?

Cosa diavolo ho letto? Ogni volta che leggo Genna mi ritrovo pieno di dubbi, conscio dei miei limiti e allo stesso tempo delle trappole che la letteratura nasconde. Perché Assalto è così, un percorso a ostacoli in quello che apparentemente è un insieme di racconti a un tempo autobiografici e finzionali, che vivono al di fuori del tempo perché di un mondo al di fuori del tempo parlano, ma che si rivela essere un cammino fatto di dolore, di riflessione, di buio e abisso dove solo l’unica flebile luce è quella emessa dai pesci che quell’abisso lo abitano.

Allora che cos’è Assalto? Sicuramente una raccolta di racconti, che parte dalla disperazione urbana, dall’emarginazione, dal grigiore del nostro tempo senza più genitori (si veda l’ultima parte e il riferimento a David Foster Wallace) e dalla quale progressivamente prende forma la riflessione intima dell’autore sulla propria interiorità, sull’origine dei propri traumi.

Intimità. Ma anche esplosione e manifestazione nell’universo dell’umano di questa riflessione come atto di affermazione individuale di ciascuno, alla ricerca di un significato. Un significato che esista anche solo (e forse soprattutto) per se stessi.

Questo significato forse può essere intravisto soltanto quando, al termine di un labirintico percorso nella vita, si riesce ad aprire una soglia. Oltre questa soglia, o forse prima, ci sono l’amore, in tutte le sue forme, e la morte. Amore e morte, elementi inespungibili dall’avventura di quest’animale chiamato Uomo, l’unico animale che vede se stesso come io. Io, che non si accontenta di mangiare bere dormire scopare ma si fa domande, vuole di più: desidera la felicità, eterna condanna a inseguire.

E quindi?




Inutile cercare risposte. Qui sopra, un getto di pensieri alimentati dagli scritti contenuti in Assalto, una sorta di meltdown che probabilmente non corrisponde, se non in parte, al pensiero dell’autore ma che potrebbe continuare a rilasciare radiazioni nella mia testa ancora per molto tempo.




Ponendosi su un piano più concreto, difficile dire cosa debba aspettarsi il lettore da Assalto. Molto dipende da quanto già conosce il suo autore. Non me la sento di consigliarlo, per quanto lo consideri un libro eccezionale, inteso come eccezione nel panorama della letteratura nazionale e non solo, che esce fuori da ogni (secondo me) legittima logica commerciale. Questo libro non vuole farsi leggere da tutti ma arriva nel mondo senza mediazioni come se fosse sceso da un’altra realtà. Al lettore decidere se fa per lui.

Attraverso un uso sublime delle parole e delle strutture sintattiche e grammaticali di questa nostra lingua bellissima, in 30 racconti (saggi? Brani? Come chiamarli?) Genna traccia storie che girano intorno al personaggio Genna (come già in Italia De Profundis e in parte in Dies Irae) per parlarci del tempo devastato e vile in cui viviamo: le nuove povertà, le nuove emarginazioni, la droga, il sesso, il culturame della cultura mercificata, il ruolo della letteratura e della poesia (guai a chi legge senza studiare, avverte Genna). Progressivamente il libro si apre al trascendente, alla ricerca della soglia che si cela dietro la morte (i morti sanno tutto, vedono tutto) e l’amore (mia libera interpretazione), e ci racconta dell’assalto.
Genna parla della sua famiglia, dei suoi amori e dei suoi lutti; del proprio grande amore infranto; dei propri disagi e depressioni; del ’68 e dell'attuale classe dirigente; di quella che definisce l’Epoca del Trauma; dei segreti che permeano la nostra esistenza (e dei servizi che dei segreti fanno il proprio mestiere); del suo ruolo di scrittore.

E quindi?




Domande senza risposta. Non posso non ammettere i miei limiti. Alcune cose che ho letto in Assalto non credo di averle capite, non so dove l’autore volesse andare a parare. Però, qua è là chiunque può trovare anche soltanto una pagina che si offre alla lettura per fargli pensare che ne è valsa la pena.

giovedì 17 marzo 2011

"È con coscienze ormai ridotte a un nucleo essenziale e irriducibile che lo stato delle cose deve fare i conti.
Ci hanno talmente schiacciati, che non c'è più spazio per premere ulteriormente. Ci hanno deprivato di tutto, tranne che dei sogni di grandezza, che alimentano un fuoco difficile a estinguersi.
Le nostre rabbie rimangono ciò che sono, nel senso più letterale del termine: rifiuti. Continuiamo a rinfacciare a chiunque la nostra sfrontata libertà.
Continuiamo a conferire da noi il significato alle nostre armi, come ogni uomo libero."
[Giuseppe Genna, Assalto a un tempo devastato e vile 3.0]


Ricerca del significato ultimo della propria esistenza, anche a costo dell'isolamento e dell'anomia rispetto alle convenzioni sociali.
La ribellione al potere dominante è una ribellione prima di tutto intima, fondata su idee alle quali siamo noi ad attribuire significato, anche a costo che questo significato esista solo per noi. Ma proprio in virtù di questa "specialità" esercitiamo la nostra individualità e ci conquistiamo la nostra - minima - sfera di libertà che non potrà essere intaccata finché esisterà significazione.

Assalto

"Io non credo a nulla, perciò tutto è possibile per me. La falsa vita, con cui hanno creduto di nascondermi l'autentica sopravvivenza con cui devo fare i conti quotidianamente, non esercita alcun fascino né credito su di me. Sono disposto ad abbandonarla subito, purché mi venga garantita la possibilità di sputare in faccia ai Maggiordomi di ogni latitudine ed estrazione.
Io sono un proletario arrabbiato che non solo non possiede i mezzi della produzione, ma neppure desidera una simile sciagura.
Non voglio lavorare ad altro se non alla costruzione di stati estremi di fedeltà a me stesso, al mondo che sogno e alle persone che amo.
Ho imparato a diffidare dei miei più intimi desideri. Figuriamoci se non dubito del mezzo sorriso mezzo scettico degli ultimi arrivati."
[Giuseppe Genna, Assalto a un tempo devastato e vile 3.0]

Lavoro sul se, costruzione del proprio mondo e della propria identità al di là degli schemi imposti dalla società dei consumi. Pensiero critico, riflessione interiore, analisi della sostanza e non solo della forma delle cose.

Guardando a oriente

Il particolare che, forse, alcuni dei tecnici che stanno lavorando a Fukushima siano ex membri della Yakuza è estremamente straniante. Degna della miglior letteratura post-moderna, sarebbe stato bene in Underworld di DeLillo. Nei prossimi anni il disastro giapponese avrà invaso il nostro immaginario: forse solo la grande letteratura saprà raccontarcelo per davvero.