Moebius

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lunedì 4 luglio 2005

La mente altrove

Stamattina mi sono svegliato, sono uscito di casa e ho respirato qualcosa di diverso. L’aria non aveva quel sottile aroma di benzene, piombo e polvere sottili a cui chi vive in una grande città proprio non potrebbe mai rinunciare. Sentivo gli uccellini, c’era un profumo di fiori, sottili raggi di luce di spandevano tutt’intorno… ma forse stavo sognando.

Infatti poco dopo mi sono svegliato di nuovo, agitato, preda degli incubi (perché un sogno così evidentemente è un incubo, la premessa a qualche tragedia cosmica, come in ogni buon film dell’orrore che si rispetti) con la testa come se fosse stata sbattuta in un frullatore, chiusa ermeticamente e ripetutamente costretta a fare giro-giro-tondo, come su una giostra. Ma senza cavalli, però, perché il cavallo ero io. Neanche mi ricordo quella mora  fantastica che mi sono portato a letto. Dio, ieri sera dovevo bere di meno. Tre martini sopra a quelle quattro o cinque birre, per non parlare di quel vino che andava giù che era una bellezza, forse era un po’ troppo. Cazzo, sto a pezzi, e non so nemmeno come e dove vada infilato quest’affare qui, che mi sono ritrovato in mano ma proprio non so a cosa mi serva. Ah, quello era il mio uccello. È un riflesso automatico: apri gli occhi, erezione, sega mattutina. Da più di 20 anni, ogni mattina, e si sa che le tradizioni vanno rispettate. Solo che a volte mi ritrovo un po’ spaesato, come quando bevo tre martini, quattro o cinque birre e bevo un sacco di vino che va giù che è una bellezza.

Acquistata un po’ di lucidità in più, quella sufficiente a capire a cosa ci si fa con quel coso, finisco le mie mansioni mattutine, e mi alzo dal letto. Solo che mica è facile ricordarsi la parte giusta da cui scendere. Quale piede va poggiato a terra prima? Alzarsi col piede sbagliato manda a puttane l’intera giornata, soprattutto quando non si ha un cazzo da fare e la decisione più importante da prendere è se mettere i calzini blu o quelli grigi. L’umore con cui ci si alza è fondamentale, soprattutto se la serata è finita bene, come credo sia andata, a meno che non abbia cominciato a russare prima di gettarmi dall’armadio vestito da Bat-man. La cosa, tra l’altro, spiegherebbe anche perché non l’ho ritrovata nel letto stamattina: mi sa che non ci è entrata proprio, nel mio letto. E io non sono entrato da nessuna parte, mi pare chiaro. Ecco perché non ricordavo a cosa serve quel coso: non ha fatto neanche lo sforzo di aiutarmi a star sveglio, lo stronzo. Vatti a fidare degli amici.

Comunque, dicevo, l’umore con cui ci si esce dal letto la mattina è fondamentale, ancora di più se ci si è dimenticati come si scopa, la sera prima. Basta, metto giù il primo piede che riesco a connettere a quella polpetta gelatinosa che è il mio cervello e non ci penso più, e che poi l’altro, se è invidioso, che si venga pure a lamentare.

Non devo stare tanto bene però, se una volta sceso dal letto mi ritrovo infilato in un cannone. Nella bocca di un cannone. No, non è un cannone, ma è l’enorme bocca della canna di una pistola, una di quelle che si vedono nei film western, anzi no, una 44 magnum, come quella di Clint Eastwood. Una gigantesca, mastodontica, mostruosa, 44 magnum e il mio bel culo rosa vi sta ficcato dentro. Un clic. Il cane che si alza. Un altro clic, un po’ più duro, un po’ più sordo. Il grilletto che viene tirato. Un bum, anzi che dico, un tuono, il tuono dell’ira di Giove pluvio. Un vortice d’aria dietro al mio culo comincia a solleticarmi le chiappe, e devo dire che è pure piacevole. Peccato che duri meno di un centesimo di secondo, perché poi inizia a bruciare. E so bene cos’è. E a quel punto volo, con i peli del culo bruciati, a cavallo di quella enorme supposta uscita dal ferro di Dio, perché se devo pensare al dito indice che ha tirato quel grilletto, quello è il dito indice di Dio che spara per punire l’umanità di tutti i suoi peccati.

Volo su quel proiettile, con una mano agito il mio cappello da cowboy, mentre con l’altra abbraccio stretto il metallo, il metallo rovente di una pallottola appena eiaculata. Sotto di me scorre il mondo intero, vedo valli, pianure, colline, intere catene montuose,  fiumi e laghi, e allora comincio a scendere e lentamente quel panorama si fa più chiaro. Mai colline, fiumi e montagne sono stati più dolci. Quelle montagne sono i suoi seni. I laghi i suoi occhi azzurri. Quelle colline i fianchi e la pancia. Quanta alla valle e al fiume, usate la fantasia. Finalmente sono sulla mia mora, la sto cavalcando come non ho mai fatto prima, la giro e la prendo da dietro, e lei urla e gode. E finalmente mi ricordo bene a cosa serve quell’affare.

 

14 commenti:

  1. post grandioso!!!! :)
    veramente grandioso!!!!

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  2. ma tu saresti favorevole o no all'abbolizione della tesi? mut addirittura con potere retroattivo

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  3. tutta: ma, alla fine me la tengo la tesi, ormai ho già dato... :) posso dire, io l'ho fatta e te no! :P
    lory: merci
    zaky: piaciuto il raccontino? sono contento
    sidgi: grazie anche a te.

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  4. ammetto d nn aver letto tt nel dettaglio, cmq mi sa che anche tu stia sclerando parekkio ;D

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  5. mi fa piacere ke almeno c'è il lieto fine nel raccontino ;) ovvero il ritorno d memoria sull'utilizzo :D

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  6. crazy: eh già... anche se non è chiaro, nemmeno a me, come lo stia usando il protagonista in quel momento...

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  7. E' cominciata una settimana nuova di zecca... buongiorno!

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  8. uao!
    :D
    ste, machebbello! non sembra neanche il tuo stile, così ruvido, incazzato e cinico! molto palahniuk [o dove cavolo vanno le acca], se posso permettermi...
    ;D
    complimenti, gioiamìa!

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  9. bel racconto Phil! Certo, le tradizioni vanno rispettate, però che una sega tutte le mattine deve essere una tradizione ventennale piuttosto usurante... ;-)

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  10. wiseman: beh, direi proprio di sì, no? ero ispirato, forse vuol dire che è iniziata bene
    sophiuccia: mi piace se mi chiami gioia mia, continua :) quanto a palahniuk (tutte le h al posto giusto), è proprio un po' al suo stile che mi ero ispirato. non ti stupire dalla ruvidezza, nelle mie corde so passare da un registro all'altro... anzi, forse questo è uno di quelli che mi viene meglio!
    militante: sono contento ceh il racconto ti piaccia. lo so, certe tradizioni possono stancare, ma come non continuarle?

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  11. ..un bel fanculo per tutti i giorni in cui non ti ho scritto! :P

    [poi recupererò i post arretrati]

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